mercoledì 8 aprile 2020

L'Enigma di Ponsard - Capitolo 11



La mattina seguente, al nostro arrivo in albergo, fummo accolti sulla porta da Nadia e Maria in grande agitazione. << C’è il professore che deve sentirsi male, perché non è ancora sceso…>>. 
Milla sbiancò in volto. <<Avete controllato che sia ancora in stanza?>>. 
<<Sì, la macchina è ancora nel parcheggio e poi oggi ha lezione. Le persone sono tutte in aula con la Geminiani che lo aspettano>>. 
Corremmo al piano di sopra. Davanti alla porta della suite dove dormiva Ponsard c’erano Grouchy, Giulio e Chiariello. 
Come ci vide arrivare quest’ultimo ci venne incontro con l’inquietudine dipinta sul viso. <<Signora Camilla! Meno male che siete arrivati, vi stavamo telefonando ma non rispondevate. Il signor Ponsard deve stare molto male perché stiamo bussando da diversi minuti, ma non ci apre.>>. 
<<Hai chiamato il capitano Viccaro?>>. 
<<Sì, sarà qua a momenti >>. 

In quel momento, ci giunse distinto il suono delle sirene che si avvicinavano di gran fretta e subito dopo il rumore delle frenate sulla ghiaia del giardino e lo sbattere delle portiere. Un attimo ancora e il nostro amico ci raggiunse scuro in volto, interpellandoci senza troppi convenevoli. 
<<Che è successo al Professore?>> 
<<Non lo sappiamo! Deve aver avuto un malore perché è chiuso nella sua stanza e non risponde>>. 
<<Ma siete sicuri che non sia fuori? Perché non aprite la porta con il passepartout?>>. 
<<Abbiamo provato, ma ha messo il gancetto di sicurezza dall’interno >>. 
<<Allora vuol dire che è proprio in camera>>. 
Milla s’inginocchiò a guardare dal buco della serratura poi si alzò lasciandosi sfuggire una mezza imprecazione. <<Dentro è buio, ma mi pare di averlo scorto nel letto>>. 
Viccaro la scostò con fare deciso. <<Si tolga, signora Camilla, che sfondiamo la porta>>. 
Ma la mia compagna si piantò davanti all’entrata della stanza coprendola con il suo corpo. 
<<Ma lei scherza? Non vorrà sfondare una porta dipinta del seicento?>>. 
<<Le ho detto di togliersi!>>. 
<<Nossignore, Capitano! Questa è casa mia e lei non mi sfonderà una porta che vale milioni!>>. 

Ero certo che a quel punto Viccaro, come avrei fatto io, avrebbe estratto la pistola e le avrebbe sparato alle gambe, ma ancora una volta, di fronte alla cocciutaggine di mia moglie, l’uomo esitò <<Signora, mi creda: o si entra dalle finestre o si sfonda la porta, non ci sono alternative>>. 
<<Ci sono eccome! Qualcuno ha una scheda telefonica o qualcosa di simile?>>. 
<<Cosa ha in mente?>>. 
<<Adesso lo vedrà! Chi ha questa scheda che ho chiesto?>>. 
<<Io ho la carta di credito>>. 
<<No! E’ troppo rigida … ci vuole qualcosa di più flessibile, proprio come una scheda telefonica >> .

Chiariello appariva tormentato tra la voglia di essere utile e la paura delle conseguenze. Alla fine prevalse la sua parte virtuosa ed estrasse dal portafoglio, anche se con una certa esitazione, l’oggetto del desiderio <<Io l’avrei una scheda telefonica… però signora Camilla, è da ventimila lire. Ci devo telefonare alla ragazza per un mese, non me la rovini >>. 
<<Chiariello! Consegni subito alla signora quella scheda! O la metto agli arresti per un mese, così le risolvo il problema>>. 
La voce tonante di Viccaro piegò ogni ulteriore resistenza del giovanotto che porse la tessera alla destinataria. 
Milla gliela tolse di mano con delicatezza <<Salvatore, non ti preoccupare. Se te la dovessi rovinare potrai telefonare gratis dall’albergo tutte le volte che vuoi. Va bene?>>. 
L’interessato annuì e Milla si mise all’opera, mentre Giulio mi bisbigliava nell'orecchio che sua sorella era impazzita, perché quello la morosa l’aveva giù a Salerno e chissà quanto ci sarebbe costato. Accettai comunque la scommessa di diecimila lire sulla rottura della scheda. Mentre tutti, a parte Giulio ed io, trattenevano il fiato, la mia partner, dopo qualche tentativo andato a vuoto perché lo spazio era davvero esiguo, trovò il punto giusto e infilò delicatamente la scheda telefonica nella sottile fessura tra la porta e il suo stipite, proprio sotto la posizione del gancetto. Poi, dopo alcuni movimenti di prova verso l’alto, tanto per saggiarne la posizione e la resistenza, diede un colpo deciso e dall'altra parte si avvertì distintamente il suono del gancetto che saltava fuori dal suo alloggiamento. 

Milla emise uno strillo di gioia e Grouchy le espresse tutta la sua ammirazione per l’impresa <<Formidable! Vous êtes une femme fantastique!>> 
<<Et vous êtes trés aimable avec moi, Monsieur Grouchy !>>. Anche Viccaro si complimentò per la brillante operazione stringendole la mano, ma Giulio, poco avvezzo alle buone maniere e sicuramente deluso per le diecimila lire perse interruppe bruscamente le cerimonie tra i tre porgendo loro la chiave e richiamandoli alla realtà <<Perché invece di farvi i convenevoli non aprite ‘sta ostrega di porta? Magari quello sta morendo e non può aspettare i vostri comodi>> 

Dopo aver fatto cenno a tutti di stare indietro Viccaro aprì l’uscio ed accese la luce. Nella stanza si avvertiva un odore pesante. Guardammo verso il letto e non fu un bello spettacolo. Ponsard giaceva esanime sotto le lenzuola con la testa reclinata da un lato e un filo di bava sanguinolenta che gli fuoriusciva dalla bocca. Anche il cuscino era zuppo di sangue che doveva provenire dal foro che si notava distintamente sulla tempia sinistra. In mano stringeva ancora la pistola con cui si doveva essere tolto la vita. 

Milla cacciò uno strillo di orrore e corse a rifugiarsi nelle mie braccia mentre Grouchy si faceva il segno della croce e Giulio osservava la scena inebetito. Viccaro, dopo averci intimato di non toccare nulla, ci fece subito allontanare tutti quanti e diede ordine a Chiariello di far salire i suoi colleghi per i rilievi. Portai giù Milla che era pallida come uno straccio e continuava a tremare per la tensione. 
Si vedeva che faceva fatica a trattenere il pianto e che si dominava solo per una questione di orgoglio. Qualcuno s’incaricò di dare la notizia a Pauline, che poco dopo ci raggiunse in salotto con gli occhi rossi di pianto. Grouchy le andò incontro e non appena la strinse forte a sé, lei scoppiò a piangere tra le sue braccia senza più ritegno. Anche Nadia singhiozzava in un angolo abbracciata a Giulio, mentre Maria era livida in volto sulla porta della cucina assieme a mia suocera che si asciugava gli occhi con il grembiule. In mezzo a loro, i corsisti, che si aggiravano smarriti. Ogni tanto scendeva uno dei carabinieri a chiedere a qualcuno dei francesi di salire per dei brevi chiarimenti. 

Trascorse quasi un’ora, durante la quale Milla, dopo due bicchieri di Cognac, qualche lacrima e qualche mugugno sulla maledizione che sembrava perseguitarci, si riprese quel tanto che bastava per ritrovare il suo piglio combattivo. Così, dopo aver saputo da Chiariello che i rilievi erano terminati, mi fece cenno di seguirla e raggiunse Viccaro al piano di sopra. Come fu al cospetto del Capitano, gli chiese senza troppe perifrasi se poteva osservare il cadavere più da vicino. 
Il nostro amico la guardò stupito della richiesta. 
<<No, signora Camilla! Non credo che sarà possibile. C’è un’indagine in corso. Se lei vuole sapere cosa ne penso di questa morte devo dirle che sono abbastanza perplesso. Visto che la stanza era chiusa dall'interno dovrei dire che è un suicidio, ma finché non ne sono sicuro del tutto, sarà meglio che lei non interferisca>>. 
Per la mia signora le parole del capitano scivolarono via come la pioggia sui vetri.<<Se lei teme che possa alterare inavvertitamente qualche prova, le giuro sui miei figli che non toccherò e non sposterò nulla! Voglio solo vedere per provare a capire come è successo. E poi, Capitano, le ricordo che tra noi c’era un patto di collaborazione. O no? >> 
Viccaro le rispose infastidito, alzando la voce. 
<<Signora Camilla! Per cortesia! Le ho detto che non è possibile! Non insista, la prego… al massimo lei può guardare dalla porta>>. 
Milla gli si parò davanti a braccia conserte. La guardai ammirato perché, in fondo, le invidiavo quella sua ostinazione di cui non sarei mai stato capace. <<Suvvia, Capitano! Lei sa perfettamente che questa non è la prima volta che mi trovo di fronte a delle indagini. So bene che non era possibile far nulla fino a che facevate i rilievi, ma ormai avete finito. Avete esaminato, fotografato e repertato tutto. Cosa può cambiare se ora osservo la scena da vicino prima che rimuoviate il cadavere? Non glielo consumo mica con lo sguardo, no? Le ribadisco che giuro di non toccare nulla>>. 

Viccaro rimase un attimo indeciso se farla allontanare a forza o darle ragione, poi, dal momento che anche lui subiva il fascino di quella che per altri sarebbe stata classificata come follia, si arrese e dopo averle fatto dare un paio di guanti, casomai le fosse venuta qualche tentazione istintiva, concesse a Milla di dare sotto la sua stretta sorveglianza la tanto desiderata occhiata alla stanza e al cadavere. Io rimasi ad osservare la scena dalla porta e ad ascoltare il dialogo tra i due. 
<<Lei cosa ne pensa Capitano?>> 
<<A prima vista, come le ho detto, sembra un suicidio. Un colpo solo, alla tempia con quella Walther 7,65. E’ un’arma non molto potente, che si può acquistare facilmente. Il suo proiettile non ha una grande capacità di penetrazione e difficilmente provoca ferite mortali, salvo colpi esplosi a distanza così ravvicinata. La cosa strana è che si è sparato con la sinistra>>. 
<<No, non è strano, anzi, lo strano sarebbe se si fosse sparato con la destra! In questi giorni avevo già notato da come teneva le posate che Ponsard era mancino. Quindi è regolare. Piuttosto, la pistola da dove salta fuori?>>. 
<<Era sua. L'aveva registrata regolarmente. La teneva con sé da qualche tempo, me lo hanno confermato la sua signora e anche il professor Grouchy!>>. 
<<Quindi c’era un’altra pistola abusiva che girava per l’albergo oltre a quella di Mauriot>>. 
<<Direi di sì… sperando che alla fine rimangano solo due!>>. 

Milla si accostò al letto per esaminare ancora il corpo senza vita di Ponsard. 
<<Poveraccio! Doveva essere davvero spaventato per munirsi di una guardia del corpo e girare armato. Comunque, posso dirle la mia opinione?>> 
<<La prego…>> 
<<Non credo proprio ad un suicidio motivato dalle minacce che aveva ricevuto dalla malavita. Non vedo il motivo perché uno dovrebbe uccidersi per la paura di essere assassinato. Perché fare un favore ai tuoi nemici? E’ un controsenso>>. 
<<Non è detto! Si può essere terrorizzati non dalla morte in sé, ma dall'incertezza su quando e come ti arriverà. I suoi nemici credevano di avere in mano il suo destino e, invece, ha deciso lui il tempo e il modo. L’angoscia di essere braccati in perpetuo può essere talmente forte da generare la voglia di farla comunque finita. In ogni modo, lei ha qualche altra idea sul perché si sia tolto la vita?>>. 
<<Non lo so. I motivi economici tenderei ad escluderli. Grouchy mi ha raccontato che la società dopo l’uscita di Chevalier aveva avuto una brusca flessione, tanto che Ponsard aveva messo in libertà diversi collaboratori e si era anche parlato di chiusura. Poi, però in questi ultimi mesi c’era stata una discreta ripresa, anche grazie alla scelta di uscire dai confini della Francia. Piuttosto, ci sarebbe un’altra possibilità, anche se sono riluttante a dirla perché non so se è giusto coinvolgere altre persone>>. 
<<Lei provi a dirla. Poi decideremo assieme se è il caso di escluderla o approfondirla>>. 
<<Temo che il motivo di questo suicidio possa essere unicamente passionale. Ponsard qualche giorno fa si era accorto della relazione tra la sua compagna, la signora Geminiani, e quel Mauriot. C’è stata una litigata piuttosto dura e alla fine i due si sono separati di fatto. Probabilmente lui, vedendo che la sua compagna lo aveva tradito con un giovanotto che stimava una mezza tacca, si è sentito anche ferito nell’orgoglio e non lo ha accettato>>. 
<<Sì, capisco. Comunque, per sua tranquillità, di questa relazione ne ero già al corrente perché me lo hanno riferito i suoi collaboratori. Però, se la causa è collegata al tradimento, non capisco perché un uomo duro di carattere come lui, con un passato da militare nei corpi di élite, si sia arreso così, senza combattere, sparandosi un colpo in testa come un qualsiasi poveraccio abbandonato dalla fidanzata>>. 
Milla guardò Viccaro con una certa malizia. <<Non mi dica che, da siciliano, avrebbe preferito un bel delitto d’onore! Ponsard che entra nella camera degli amanti e li fredda tutti e due a pistolettate>>. 

La frecciata colse nel segno il nostro amico che sorrise imbarazzato <<No! Certo che no… però lo avrei trovato più consono alla persona. Invece ora abbiamo solo un biglietto scritto a macchina in cui chiede un generico perdono, non si sa a chi e non si sa per che cosa>>. 
<<Quale biglietto?>>. 
Viccaro indicò un foglio appoggiato sul tavolo della suite, vicino alla macchina da scrivere <<Quello lì! Lo ha scritto a macchina e lo ha firmato a penna, ma non si è sprecato. Sono solo due righe. Lei riconosce la sua firma? >>. 
Mila si chinò per osservare attentamente il foglio. <<Dovrei dire di sì. Anche se a fare quella sua sigla sono capaci tutti. Basta un po’ di esercizio… e poi ha lasciato esemplari dappertutto: sui registri d’aula, sulle note spese del bar e via discorrendo. Se lo volessi saprei farla anch’io>>. 
Poi la mia compagna tornò nuovamente verso il letto attratta da qualcosa sul comodino. Conoscendola capiì al volo che quel foglietto l’aveva resa dubbiosa sulla tesi del suicidio e che ora cercava qualche indizio <<Quello vicino al vassoio con il bicchiere di latte è il libro che Ponsard ha comperato a Treviso tre giorni fa… posso prenderlo in mano?>>. 
<<Beh! Visto che ha i guanti e che lo abbiamo già fotografato, faccia pure>>. 
Milla prese il libro tra le sue mani e cominciò a sfogliarlo, poi sorrise soddisfatta come chi ha trovato quel che cercava e richiamò l’attenzione di Viccaro. 
<<Guardi qua Capitano! C’è una cosa che le può cambiare le carte in tavola!>>. 
Il nostro amico si avvicinò stupito <<Che cosa dovrei vedere che non abbiano già visto i miei uomini?>>. 
<<Ponsard, a quanto pare, era una di quelle persone che hanno il brutto difetto di fare le orecchie ai libri per ricordarsi dove sono arrivate e ha fatto un’orecchia alla pagina anche ieri sera! Ce ne sono tre, lo vede? Una per la prima sera, una per la seconda e una per ieri sera, quando è morto. Allora mi chiedo: perché  mai uno che ha deciso di farla finita, prima di spararsi si mette a letto, poi si beve un bel bicchierone di latte e infine legge un libro e lascia anche un segno per il giorno dopo? Che senso ha?>> 
Viccaro rimase interdetto e attese un poco prima di rispondere. Si capiva che le riflessioni di Milla avevano aperto un varco nuovo ai suoi dubbi. <<Già! Che senso ha? In tutta franchezza, non glielo so dire. Anche a me molte cose di questo suicidio non convincono. Per esempio, che la tempia non abbia segni di bruciature. E’ vero che la pistola usata è poco più che una scacciacani, ma da quella distanza qualche traccia dovrebbe lasciarla. Chi si spara di solito appoggia l’arma alla tempia. Non mi pare probabile che Ponsard abbia premuto il grilletto con la pistola distante dal capo>>. 
<<Quindi anche lei sospetta una messa in scena?>>. 
<<Seguendo l’istinto dovrei dire di si! E sarebbe anche una simulazione abbastanza dilettantesca. Però io devo tenere conto delle circostanze oggettive e resta il fatto della porta chiusa dall’interno che mi obbliga ad accettare la tesi del suicidio. Anche nell’ipotesi che qualcuno abbia inscenato tutto, non può essere volato via. La finestra è troppo alta e non ci sono appigli o cornicioni e, se non è passato dalla porta, da dove è passato? Quindi, cara signora, se non emergono fatti nuovi dall’autopsia, temo che le conclusioni saranno necessariamente queste>>. 
Milla guardò Viccaro con l’aria dello spadaccino che si prepara al duello. <<Questa per me è una sfida! Mi lasci riflettere per questa notte e conto di scoprire come può aver fatto l’assassino a chiudere la stanza dall’esterno >>. 
<<Lei ha tutto il tempo che crede, signora Camilla! Tanto temo che non ci siano soluzioni. Il fatto è che, ci piaccia o no, probabilmente questo tizio si è proprio sparato. Magari non lo aveva programmato e inizialmente si è comportato come tutte le sere. Si è messo a letto e ha sfogliato il libro tanto per distrarsi e ha fatto anche l’orecchia alla pagina per il giorno dopo. Poi, mentre stava per prendere sonno, ci ha ripensato, il dolore ha preso il sopravvento e la situazione è precipitata. A volte la verità è tanto semplice che ci sfugge perché non la vogliamo vedere. Comunque, se le viene in mente qualcosa che mi faccia cambiare idea sull’ipotesi del suicidio, sarò il primo ad esserne felice.>>. Una stretta di mano suggellò il patto tra i due e subito dopo accompagnai Milla da basso. 

La hall era ormai vuota. I corsisti appena arrivati erano stati lasciati liberi di tornare alle loro dimore e i francesi, dopo il ritiro precauzionale dei passaporti, erano stati invitati a rientrare nelle rispettive stanze in attesa degli interrogatori successivi. 
Ci accomodammo entrambe al banco del bar e le servii un nuovo cognac per rifonderle vigore. Poi, dopo aver riflettuto sul fatto che in fondo anch’io avevo bisogno di un po’ di coraggio, me ne servii un bicchiere raso e lo ingurgitai tutto d’un fiato. Così, il calore del liquido che scorreva piacevolmente lungo l’esofago mi restituì la facilità di parola. 
<<E adesso che succede? >> 
Milla guardò controluce il bicchiere del suo cognac e per un attimo mi diede l’impressione che stesse per farmi notare che glielo avevo servito in un bicchiere da whisky, ma poi rispose a tono.<<Che vuoi che succeda? Chiudiamo l’albergo e buonanotte a tutti! Io ritorno a fare i miei disegni, tu, se vuoi ti rimetti a fare il consulente. Altrimenti fai il padre a tempo pieno, che forse è meglio. Giulio riprenderà ad andare in giro con il trattore e a produrre il suo vino, che è la sua miniera d’oro e tutto riprenderà come prima. Abbiamo ancora cinquanta milioni di tratte da pagare per i lavori e le forniture, ma da qualche parte li tiriamo fuori. Se no aspetteranno... >> 
<<Della villa che pensi di farne? >> 
<<Dipenderà da Giulio, visto che è sua. Se lui, Nadia e il bambino vogliono restarci, ci restino pure, altrimenti se vogliono ritornare a stare in casa nostra lo spazio c'è, la mamma ne sarebbe felice e poi sarebbe bello che i nostri figli crescessero assieme al cuginetto. No? Comunque c’è sempre il vecchio progetto di cederla o affittarla al nuovo comune per farne la biblioteca o la scuola alberghiera... >>. 
<<Sì, ma se Giulio, Dio non voglia, si candida e diventa sindaco, non lo può più fare. Non vorrei che incominciasse la legislatura con una bella denuncia per interesse privato in atti d’ufficio per essersi venduto la villa a se stesso... >>. 
<<Quello è capace di tutto, comunque non è detto che la gente di qui sia così masochista da votarlo e poi bisogna vedere se lo mettono in lista. Per ora ci stanno ancora pensando. Mio fratello con i suoi umori cangianti è una mina vagante e i suoi compari lo sanno bene. Probabilmente lo stanno illudendo per farsi dare qualche soldino, poi, al momento buono gli dicono grazie e arrivederci... >>. 
<<Quindi escludi che possa essere candidato? >> 
<<Ma si! Non credo neanche che stia morendo dalla voglia come vuol far vedere, anche perché Nadia è perplessa. Lui qualche vanità di suo ce l’avrebbe anche, ma se non glielo suggerivano quelli, non gli sarebbe mai venuto in mente. Anche perché non ha la più pallida idea di cosa voglia dire fare il sindaco. Lui pensa solo che sia tagliar nastri, visitare la scuola e l’asilo ogni tanto ed essere invitato a pranzi e cene... >>. 
<<Speriamo che sia così. Certo che bisogna dare atto alla Trevisan di averci indovinato... >>. 
Lo sguardo di Milla si fece torvo. <<Se ti sento nominare ancora una volta quella menagrama, la tua anima raggiungerà immediatamente le altre che vagano per la villa... >>. 
Cambiai subito argomento <<Tu pensi che Ponsard sia stato ucciso? >>. 
<<Ne sono assolutamente certa. Non so da chi, ma è stato assassinato. Il suicidio è solo una messa in scena e neppure ben fatta>>. 
<<Come fai a dirlo? >>. 
<<Ti basti solo una cosa: uno che si vuole suicidare sparandosi un colpo alla tempia, secondo te, lo fa sdraiato a letto e stando sotto le lenzuola? E poi, che senso ha un generico bigliettino di perdono scritto a macchina e con una sigla che saprebbe rifare anche nostra figlia? Troppo ovvio! Sa tutto di fasullo. Viccaro pensa al suicidio per la faccenda del gancetto chiuso dall’interno, ma sotto ci deve essere un qualche trucco e se ci è riuscito l’assassino, ci riuscirò anch’io!>>. 
Dopo aver espresso questi bellicosi propositi, mi prese per mano e mi condusse verso casa, intanto che progettava i suoi piani di battaglia. 



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