mercoledì 16 marzo 2022

L'appartamento veneziano al Ponte Tetta (farsa teatrale in un atto per Carnevale - scena quinta e scena finale)

 

Scena quinta


Emanuele rientra a casa con un borsone (è stato via qualche giorno) e appena entrato dopo aver esclamato con soddisfazione “Eccoci tornati, casa dolce casa … e  ora… docciaaaa” inizia a spogliarsi direttamente in salotto. Appena è in mutande e canottiera, entra in scena Claudia in accappatoio, con i capelli avvolti nell’asciugamano e il phon in mano. (urlo di spavento reciproco e i due cercano di coprirsi le nudità a vicenda) 

Cla – (con la voce alterata) ma tu chi cazzo sei? che ci fai qui in casa mia?

EMA – (con la voce alterata)  Sono Emanuele e abito qui… ma piuttosto tu chi cazzo sei e che ci fai in casa nostra?

Cla –  Quale casa vostra? Io sono Claudia e abito qui

EMA– ( sorpreso, mentre si riveste) Come… come abiti qui? da quando?

Cla – ( tranquillizzata si siede sul letto ad asciugarsi i capelli)  Da questa mattina. Non ti ha detto niente il disgraziato che abita qui?

EMA –  Mi aveva raccontato che aveva trovato un nuovo inquilino per dividere le spese, ma mi aveva anche detto che si chiamava Claudio.

Cla (ride di gusto) – Bella questa! A me, per convincermi, aveva detto che avrei trovato come inquilina una ragazza di nome Emanuela. Però ora che ti vedo come ragazza non sembri un granché, non hai nemmeno le gambe depilate...

EMA    Tipico  di  quel  magliaro.  Ma  perché  lo  chiami  disgraziato?  Termine  che  peraltro condivido, anche se di mio lo definirei in altro modo… ma non vorrei darti l'impressione di essere un ragazzo volgare...

Cla – Perché per telefono mi aveva dato appuntamento per oggi qui alle dieci per darmi le chiavi e mostrarmi la casa, ma non si è fatto vedere e lo sto ancora aspettando…se lo vuoi insultare fai pure, non sono un'educanda.

EMA. –  Sì, dopo lo faccio, ma scusa... chi ti ha aperto allora?

Cla –  Ho avuto fortuna che ho trovato sul pianerottolo una signora che stava entrando e che mi ha aperto la porta…

EMA – (spaventato perché capisce che era la madre) Oh mio dio!… e che ti ha detto? 

Cla – Nulla, ha detto solo che visto che c’ero io sarebbe tornata un’altra volta… anzi, no… mi ha chiesto anche se ero lì per Roberto e le ho detto di sì. Ma chi era e perché aveva le chiavi?

EMA. –   (imbarazzatissimo) Ah… no…beh… era la signora delle pulizie, viene una volta a settimana.

Cla – (sospettosa) La vostra signora delle pulizie ha la borsetta di Gucci e il foulard di Hermès? 

EMA. –  Beh…sai… le diamo diecimila lire all’ora e comunque saranno quelle copie tarocche che si comprano dagli ambulanti.

Cla – A me sembravano originali, comunque sia… forse sarebbe stato meglio che fosse entrata anche lei perché qui dentro ho trovato un casino immondo. Sembrava fossero passati i ladri: una pila di piatti e pentole sporche nel lavello, il cartone del latte lasciato fuori e andato a male, la spazzatura ancora da portare via che puzzava e non ti dico il lavandino del bagno cosa era… ho impiegato più di un’ ora a mettere a posto. Ma chi ci abita qui? Una coppia di aborigeni?

EMA – No. l’aborigeno è uno solo, perché qui di solito la casa la tengo in ordine io, ma questa settimana sono stato a casa dai miei e l’ho lasciato da solo perché doveva preparare un esame.

Cla – (prende con aria ironica un libro spalancato sul tavolo) sarebbe l’esame di “porca troia” ?

EMA – (sconcertato) no… è storia della filosofia economica. E’ un esame complementare facile che ha scoperto che poteva fare anche lui. Infatti, quel libro è mio… 

Cla – Ah si? Beh…allora dovrai ricomprarlo. Questo è tutto pieno di scritte in pennarello rosso con variazioni sul tema del porca puttana e del porca troia. (glielo mostra) 

EMA – (sconcertato) francamente non capisco…

(in quel momento suona il telefono, Emanuele risponde e dall’altra parte del telefono c’è Roberto)

EMA. – Ah! Proprio te… ma che combini? …. Si certo che Claudio è arrivato, ma è una Claudia… perché mi dici “chi se ne frega il problema è un altro”? Ti sembra una cosa normale? Ma dove sei?perché sei così agitato? Oh cazzo!... Sei a casa tua a Verona? Come sarebbe a dire che non torni più? Tuo padre non ti paga più l’appartamento e ti prende a lavorare in studio con lui?… (sorpreso) ma che succede?… Come incinta? Chi è incinta? La Patty? Sì, va bene… ora la devo chiamare Putty… ma incinta quanto? Ah! Completa… (pausa) allora l’hai proprio impiombata! Bel colpo… eh!… ora l’ho capito che è un bel casino… come sarebbe che è colpa di mia madre? Cioè dici che quando vi ha sorpresi a letto, per lo spavento ti è partito il colpo e l’hai ingravidata? E vabbè, però anche tu potevi usare il preservativo, no? Se ti fidi dell’Ogino Knaus te le vai a cercare…  pronto? ….Prontoooo? (Roberto chiude la telefonata bruscamente) 

EMA. –   (guarda verso Claudia) ha riattaccato…che si sia offeso per la faccenda dell’ Ogino Knaus?

Cla–  (ridacchia) vedi tu… comunque, guarda che una o è tutta incinta o non lo è. Non è che lo si è un pochino… 

EMA. si, scusa… è che non me lo aspettavo…. Comunque mi pare che tu abbia compreso la situazione, quindi se vuoi andartene non c’è nessun problema. Ti posso ridare anche la caparra…

Cla–  No, senti… ho impiegato due mesi a cercare un appartamento per studenti qui a Venezia e il tuo amico Roberto, quando ci siamo sentiti lunedì scorso per prendere accordi ha voluto che gli bonificassi tre mensilità di quota d’affitto anticipate come caparra. Un po' da strozzino, lo so, ma alla fine ho accettato perché ero stanca di cercare. La casa una volta pulita sembra graziosa e poi è comoda per tante cose. Comunque, per rimanere qui, visto che la situazione si prospetta abbastanza promiscua finché non troveremo qualche altro coinquilino, devo sapere alcune cose da te…

EMA. – Dimmi…

Cla– Ti lavi i piedi, alzi la tavoletta, tiri l'acqua dopo che sei andato in bagno e pulisci la vasca da bagno, il lavello e i pavimenti? 

EMA – la risposta è sì su tutto… so anche cucinare e mi rifaccio il letto, faccio anche il bidet e mi rifaccio il letto.

Cla– (maliziosa) bene, ma non è finito… ti fai le pippe in bagno?

EMA – Ma per amor di Dio! Certo che no…

Cla – Ottimo…quindi i Playboy che ho buttato erano di quell’altro. Un’ ultima cosa fondamentale: devi giurare che non ci proverai per alcun motivo con me. Visto che le circostanze ci costringono a farlo, dovremo abitare assieme come un fratello e una sorella. Lo giuri su quello che hai di più sacro al mondo, che possa esplodere all’istante se ci provi con me?

 EMA – Lo giuro su mia madre…

Cla – Molto bene… e ora fila a cucinare che ho fame. Ma niente scatoletta di tonno... voglio avere garanzie anche sul lato della cucina.

EMA – Non c'è molto in dispensa, ma  va bene una pastasciuttina aglio, olio e peperoncino?

Cla– Sì, abbonda pure con l'aglio, tanto non ci dobbiamo baciare e comunque è una garanzia reciproca in più...

(la scena torna al buio)


Scena sesta

 

Passano diverse settimane. Si sente aprire la porta ed entra la madre di Emanuele. Si ferma a guardare sorpresa l’appartamento.

Madre di Emanuele –  Ma guarda che bravi! Questa volta è tutto talmente lustro e in ordine che sembra quasi ci sia passata una donna. (Passa il dito su un mobile) Non c’è un filo di polvere. Incredibile! (guarda anche sul tavolo) Perbacco! Ci sono anche i centrini… qui mi sa che è opera di quella ragazza di Roberto che avevo incontrato sul pianerottolo. Dev’essere proprio a modino quella lì: carina, tiene in ordine la casa, magari cucina anche bene... (sospira) Volesse il cielo che anche mio figlio ne trovasse una così! Beh.. qui sembra tutto a posto. Vediamo se almeno in camera da letto ho da fare qualcosa.

Appena entra nella camera da letto si sentono gli strilli di terrore di Emanuele e di Claudia. 

I tre escono dalla stanza tutti assieme. Emanuele in mutande e Claudia avvolta nel lenzuolo

EMA – Mamma! Non è come sembra, ti posso spiegare…

Madre di Emanuele – ma cosa vuoi spiegare? Si capiva benissimo quel che stavate facendo… Cosa credi, che non lo sappia? Tutti nudi poi… Che vergogna! 

EMA –  Ma tu che cazzo ci fai qui?

Madre di Emanuele – tu piuttosto cosa ci facevi a letto con quella sciacquetta lì? Io ti pago l’appartamento per studiare, non per portarti le ragazze a casa! Mandala via che ora io e te ci dobbiamo parlare.

EMA – Mamma…a parte che non è una sciacquetta ma una ragazza per bene e di ottima famiglia, lei è Claudia, la mia compagna di stanza, non la posso far uscire. E’ anche casa sua 

Madre di Emanuele:  – Come? Ma non abitavi con questo Roberto? E non doveva venire a stare con voi un terzo ragazzo?

EMA – Sì ma Roberto è dovuto tornare a casa e Claudia ha preso il suo posto

Madre di Emanuele – Mi avevi detto che il nuovo inquilino si chiamava Claudio, non Claudia

EMA –  Avrai capito male.

Madre di Emanuele (si rivolge minacciosa a Claudia) Signorina, resti lì dov’è  e si rivesta che poi ce n’è anche per lei, ora devo parlare privatamente a mio figlio, dopo arrivo. (prende Emanuele per un braccio e lo trascina lontano).

Madre di Emanuele: – Emanuele, guardami negli occhi. Chi è questa ragazza? State assieme o è solo una storiella passeggera? Guarda che se quella gatta morta lì ti distrae dalla laurea e con quello che ci costa mantenerti questo appartamento, la mangio viva…

EMA –    Ma no!   E’ una cosa seria, credimi. Claudia ed io ci siamo innamorati e non voglio perderla…

Madre di Emanuele  (bisbigliando all’orecchio del figlio)  Ma, dimmi bene una cosa… davvero la ragazza è di ottima famiglia?

EMA –  Certo… Claudia è la figlia del professor Gracco, il primario cardiologo che aveva operato il papà, ricordi? E’ quello che possiede quel due alberi a vela da 20 metri in darsena a Lignano che lo guardi sempre sospirando… 

Madre di Emanuele – Ah! Quindi la Enchantress… è la figlia di lui? Cioè…volevo dire: questa Claudia è sua figlia? Ma che combinazione… (pausa di riflessione sul da farsi). Comunque, sei fortunato perché la tua mamma è una donna di mondo ed molto più moderna di quanto la credi. Quindi se vi volete bene seriamente e i suoi genitori sono d’accordo, puoi continuare a rimanere qui con lei. Basta che studiate e non mi date preoccupazioni… Ma a proposito del professor Gracco, lo sai che l’ho incrociato in campo Santa Maria Formosa dieci minuti fa? 

EMA – Chi? Suo padre? Oh cazzo… ma allora sta venendo qui!

(si sente suonare il campanello) 

Padre di Claudia entra in casa: – E’ permesso? Scusate ma era aperto e… (vede sua figlia avvolta nel lenzuolo e barcolla sorpreso) Claudia, piccolina mia… ma che succede qui? Cosa fai lì tutta nuda e chi sono questi signori?

Cla  (serafica) –  Ciao Papino! Lui è Emanuele il mio compagno di stanza e la signora è sua madre. 

Padre di Claudia (con tono alterato): Come sarebbe che quel tizio in mutande è il tuo compagno di stanza? Ma non mi avevi detto che abitavi con una certa Emanuela?

Cla.–  Avrai capito male…

Madre di Emanuele (sorridendo) : Caro professor Gracco, ma che piacere rivederla! Sono la signora Graziottin. Lei tre anni fa ha operato mio marito di by– pass coronarico, si ricorda?

Padre di Claudia – (le stringe la mano con un cenno di baciamano) Ma certo,  signora, mi ricordo benissimo di suo marito, ma soprattutto di lei. Mi scuserà però se prima ho bisogno di capire da mia figlia che sta succedendo. Le dispiace se le parlo in privato? ( si apparta con la figlia per non farsi sentire)

Madre di Emanuele –   Ma certo professore, faccia pure… io l’ho appena fatto con il mio Emanuele.

Padre di Claudia : Claudia, ma chi è questo ragazzo. Voi mica dirmi che ci stai assieme?

Cla – Oh si, papà… è un ragazzo dolcissimo, lo amo alla follia. Ti prego, non mi rovinare tutto…

Padre di Claudia: Ma se non so neanche chi è…

Cla – Vuoi sapere della sua famiglia, vero? Sono i Graziottin, quelli che producono vino e hanno vigneti e campagne vicino a Ceggia e a Torre di Mosto. Sono pieni di soldi. Hanno anche la barca ormeggiata vicino alla nostra.

Padre di Claudia : (interessato) Ah! Che barca è? Quanti metri? Vela o motore? Perché se sono dei camionisti del mare…

Cla–  E’ a vela papà…stai tranquillo.  E’ la  “Co rivo, rivo…” sai quell’Alpa da regata di nove metri?

Padre di Claudia. Ah! quella… è abbastanza carina direi, anche se ho notato che per entrare in darsena arrivano con le vele giù da almeno mezzo miglio e manovrano con il motore diesel ausiliario, che fa tanto gente abituata al trattore. Però per essere di campagna ammetto che in mare aperto la portano abbastanza bene. Quest’estate l’ho vista in regata con lo spinnaker su e teneva il vento come si deve. Chi la porta? Suo padre? 

Cla –   No… Emanuele. E’ bravissimo al timone, sai? Potremmo farlo uscire con noi qualche volta, così finalmente hai chi ti dà una mano con le manovre. 

Padre di Claudia : beh…adesso non correre. Comunque, sei fortunata perché tuo padre è un uomo di mondo ed molto più moderno di quanto lo credi. Quindi se vi volete bene seriamente e i suoi genitori sono d’accordo, puoi continuare a rimanere qui con lui. Basta che studiate e non mi date preoccupazioni…Però vorrei conoscere meglio Emanuele e i suoi genitori (si rivolge alla mamma di Emanuele) Signora Graziottin, visto che tra i nostri ragazzi a quanto pare è scoppiata una bella simpatia e che il suo Emanuele è un bravo velista, che ne dice se domenica ci troviamo tutti sulla mia barca e andiamo a mangiare il pesce in Istria? Così ci conosciamo meglio.

Madre di Emanuele: . Oh! Sarebbe bellissimo. Grazie professore, verremo di sicuro.

Padre di Claudia : Bene ci conto! Io ora devo tornare verso Oderzo. Visto che sono sulla strada, cara signora, se lei ha piacere di un passaggio fino a Motta, ci possiamo mettere d’accordo per domenica prossima in macchina… quando vuole uscire sono pronto

Madre di Emanuele: Perché no? La corriera è così lunga. Beh… allora noi andiamo. Ragazzi, mi raccomando, vi lasciamo soli, ma fate i bravi e studiate, eh?

Emanuele e Claudia (all’unisono): sì, faremo i bravi bambini…non temete. Ciao ciao.

Appena i genitori escono Emanuele si rivolge a Claudia

EMA –  A proposito di bambini… sono un po’ preoccupato.

Cla – Perché amore? E’ andata benissimo con i nostri genitori, non ti pare?

EMA (titubante per l’imbarazzo)– Sì, ma non è per quello… il fatto è che quando mia madre ci ha sorpresi ero quasi sul punto di non ritorno e per lo spavento… beh, insomma….non vorrei aver combinato un guaio. 

Cla  (sorridendo amorevolmente)–  Stai tranquillo amore… so calcolare bene le mie cose e non sono nei giorni fertili, altrimenti ti avrei chiesto di mettere il preservativo. Stai tranquillo che non mi hai messa incinta.

La scena si rabbuia e quando si riaccende  si vede Claudia con il vecchio grembiule di Roberto che sta apparecchiando la tavola e si sente lo strillo di un neonato che piange

Cla – Emanuele, amoreee…. Vai a cambiare Matteo che dev’essere pieno.

EMA – Si, va bene, ma devo ancora finire di vestirmi e tra poco gli ospiti sono qui

(entra in scena dopo qualche tempo mentre Claudia finisce di apparecchiare la tavola per quattro)

EMA – Ecco fatto! Si era smerdato sino al collo… ma è normale che a cinque mesi caghi così tanto? 

Cla – (con aria di compatimento) Povero amore quanto hai sofferto! Comunque, lo sai che sono curiosa di conoscere finalmente questo Roberto? Sono contenta che tu lo abbia fatto venire a cena per vedere il bambino. In fondo un pochino è anche merito suo se ci siamo incontrati, no?

EMA – Più o meno…io invece sono curioso di conoscere questo suo nuovo grande amore che gli ha fatto mettere la testa a posto dopo quella storia tragicomica con la Patrizia.

Cla – Già! Ma come è stato che poi ha scoperto che era incinta di un altro? Non me l’hai mica detto…

EMA – Oh! Glielo ha confessato lei. Oltre che con lui e Fabianino stava con uno studente di architettura, un tizio di Treviso anche piuttosto danaroso, che da quello che so poi se l’è pure sposata. Quando è successo il fatto lei in realtà era quasi al terzo mese di gravidanza. Si cominciava quasi a vedere la pancia. Magari a Roberto qualche sospetto gli sarebbe venuto, no?

Cla – E il povero Fabianino?

EMA – Più visto…sarà entrato in seminario.

Cla– E di questa nuova fiamma di Roberto non sai proprio nulla?

EMA – No, ma già me la vedo…sarà di sicuro la solita bellona da materasso di quelle che piacciono a lui. Scommettiamo sulla donna da Carosello tutta tette, culo e niente cervello?

Cla– La vedremo, poi ti dico che ne penso. Piuttosto, a che ora gli hai detto di venire?

EMA. - sulle otto e mezza…(guarda l’orologio) quindi  dovrebbero essere…(suona il campanello ed Emanuele fa l’aria di quello piacevolmente stupito) Ah! Però! E’ proprio vero che è cambiato…è puntualissimo.

(si sente bussare alla porta, e poi la voce di Roberto) possiamo entrare? 

EMA – Avanti… è aperto.

Entrano Roberto e Fabianino abbracciati come fidanzatini e con un pacchettino di paste in mano

Rob:- Ragazzi... abbiamo portato le frittole….

Emanuele e Claudia (sbalorditi), all’unisono “Oh cazzo!…Noooo!.”

(si  spengono le  luci mentre si  sente Roberto che  dice   Te  l’avevo detto,  Fabianino, che preferivano i galani…)

 

FINE

L'appartamento veneziano al Ponte Tetta (farsa teatrale in un atto per Carnevale - scene terza e quarta)

 (segue...)

Scena terza


La luce si riaccende sulla stanza ormai vuota perché i quattro ragazzi sono andati in pizzeria e dopo un rumore di chiavi entrano due signore. 

La signora Giustinian  Ecco qui l’appartamento di suo figlio Emanuele… come vede,  è arredato di tutto punto e c’è tutto quel che serve….(fa una smorfia di disappunto) anche se ora noto un certo disordine, ma d’altronde a quell’età sono ragazzi esuberanti, si sa… 

La mamma di Emanuele, la signora Agnese: – Già! Vedo che non hanno nemmeno sparecchiato… Comunque, sono venuta qui apposta da Motta di Livenza per mettere un po’ d’ordine e pulire, così i ragazzi quando ritornano da lezione troveranno la casa a posto. Che se non ci pensiamo noi mamme… Grazie cara signora, lei è stata gentilissima…

Giustinian –  Ma si figuri… sono mamma anch’io e la capisco benissimo. Questi nostri figli sono sempre un po’ bambini e bisogna tenerli sotto controllo proprio quando iniziano a  sentirsi grandi. Ecco qui ci sono le chiavi, così ne ha una copia anche lei per ogni evenienza e io sono anche più tranquilla. Buonasera. (se ne esce)

La mamma di Emanuele. rimasta sola si rimbocca le maniche e intona uno slogan da corteo studentesco: “ E’ ora.. E’ora… la mamma che lavora.” . Si avvicina al tavolo e guarda la teglia con il pollo.

Mamma di Emanuele. – Oh! Ma guarda che bravi! Hanno fatto il pollo ripieno… questo  però dev’essere opera di quell’altro ragazzo, perché il mio Emanuele queste cose non sa nemmeno da che parte iniziarle…

Intinge il dito nel sugo e assaggia…

Mamma di Emanuele. –… forse un po’ forte di sapore, ma è proprio buono. Devo fargli i complimenti a questo Roberto e farmi dare la ricetta. Strano che lo abbiano lasciato sul tavolo. Comunque, sarà meglio metterlo in frigo, che magari per cena se lo riscaldano.

Le luci di scena si abbassano e la madre esce (dopo un rumore di aspirapolvere ), poi quando si riaccendono ricompaiono Emanuele e Roberto.

EMA – (sbalordito) Oh mio dio! Il pollo era ancora vivo…

Rob – Ma che cazzo dici? Se lo abbiamo cotto e squartato…

EMA – Sarà, però se n’è andato via da solo e ha pure sparecchiato la tavola.

Rob – Hai ragione…E ha fatto anche dell’altro… sulla fotografia incorniciata che ho messo sulla credenza ha lasciato un bigliettino con su scritto: “carina, chi è?”

EMA – Oh Cazzo! La conosco: è la calligrafia di mia madre! Ti ho detto che quella donna sarebbe riuscita ad entrare…è peggio degli incursori di marina. Allarme rosso! Abbiamo un’invasione! Ispezioniamo tutti i locali…

Rob –  Stai calmo!  (si guarda in giro) Magari si è limitata solo a… oh cazzo! Non si è affatto limitata…(corre di colpo in camera sua e si sentono imprecazioni e tonfi poi rientra con l’aria furibonda) Lo sai che ha fatto tua madre? Mi ha buttato tutti i Playboy originali americani in spazzatura e mi ha messo sul comodino un foglietto con scritto “Studiare! Niente donnine…”. Poi mi ha fatto sparire dall’armadietto del bagno tutte le confezioni di preservativi e ha lasciato al loro posto la scritta “Sesto comandamento: non fornicare” e nell’armadietto dei liquori al posto delle bottiglie ho trovato questa: (mostra una classica bandiera pirata con le tibie e i teschi incrociati),.

EMA    Scusa,  sono  senza  parole…  probabilmente pensava  che  fosse  tutta  roba  mia.  Ti ricompero tutto…

Rob – Ma no… figurati… mi secca solo che sia entrata a curiosare in casa. Le hai dato tu la chiave?

EMA – Ovviamente no. L’avrà chiesta alla padrona di casa, che sarà stata ben felice di dargliela. Visto che è sempre lì a controllarci non le sarà sembrato vero che qualcuna lo facesse per lei

Rob–   Quindi è inutile cambiare la serratura perché tanto la Giustinian le ridarebbe subito la nuova chiave.

EMA – Temo di sì. Comunque le parlerò e spero di convincerla a smetterla. Piuttosto… ma chi è la ragazza che hai messo nella cornice?

Rob–  E che ne so? L’ho trovata su una rivista. La uso per non insospettire Fabianino che così pensa che la mia donna sia un’ altra, che non è la sua.

EMA – Ah! Non mi avevi detto che la Patrizia stava ancora con Fabianino. Avevo capito che ora stesse solo con te…ecco perché non dovevo dire che tu e lei… ma da quant’è che quei due stanno assieme?

Rob – circa un anno…ma è solo per via della famiglia della Putty. Lui è figlio di un sottosegretario democristiano molto influente e i genitori di lei, che hanno una piccola impresa edile sperano nel matrimonio della figlia con un buon partito.

EMA – Ma lui non se ne accorge che lei viene a letto con te?

Rob– Figurati… a quello potrebbe passare vicino un leone e nemmeno se ne accorgerebbe. 

EMA – Ma tu non sei geloso di avere la tua donna in condominio?

Rob – No perché ci sta assieme per modo di dire… Patrizia gli ha detto che vuole fargli il dono di arrivare vergine al matrimonio e lui che è un tipino religioso e remissivo, magari diventa cieco, ma aspetta buono e tranquillo…e intanto io gliel'addestro per bene, sono praticamente il personal trainer della sua ragazza in quel campo e quando sarà il suo momento lui potrà solo ringraziarmi.

EMA – Quindi come ricompensa avrà un gran bel regalo di nozze (ridacchia)… hai ragione a chiamarla Putty. 

Rob    (severo)  Sì,  ma  ti  ricordo che  solo  io  posso  chiamarla così,  tu  non  ti  permettere. Comunque, mettiti il cuore in pace, che questa settimana Patrizia è venuta con Fabianino perché mi ha detto che stava finendo le mestruazioni, ma venerdì viene di nuovo a pranzo qui da sola, quindi dopo il caffè tu trovi una scusa e te ne vai. Chiaro? 

EMA – (sull’attenti come un soldato) Sissignore! Forte e chiaro. 

Rob - Bene e ricordati del segnale:  se vedi il vaso di gerani sulla finestra del bagno, puoi salire, altrimenti te ne resti a spasso e vai a giocare a flipper al bar in campo, magari avendo fatto scorta di monete, visto come giochi . 

EMA – (annuisce) – Sarà fatto…

Rob    Bravo! così ti voglio: uso obbedir tacendo e tacendo... andar fuori dai marroni.


Scena quarta 

 

I tre ragazzi sono a tavola e stanno sorbendo il caffè. Mentre Patrizia è distratta, Roberto fa segno con le mani ad  Emanuele di togliere il disturbo. Emanuele si gira a guardare verso la finestra con aria sconsolata. In quel momento si ode un forte tuono e il suono della pioggia battente… 

EMA.   Beh… quasi, quasi, visto che abbiamo finito il pranzo, ora andrei a fare due passi… ho bisogno di un po’ di aria fresca per digerire.

Patrizia (sconcertata) – ma… Emanuele… ti bagnerai tutto, sta diluviando.

EMA. (si alza ) ma no….non preoccuparti, ho l’impermeabile. E poi mi piace il clima di tempesta. Il vento in faccia mi tonifica. E’ fortificante. Anzi, prendo anche la macchina fotografica, che se ho fortuna scatto delle foto di Piazza san Marco con la grandine. Sarebbero così insolite…

Rob –  Ottima idea, magari hai una botta di culo e c’è anche l’acqua alta…a dopo allora, buona passeggiata e buon safari fotografico…

Emanuele prende l’ombrello, la macchina ed esce di casa. Roberto e Patrizia, si abbracciano e si dirigono verso il letto (che è fuori scena, come fosse in un’altra stanza) Ricompare Roberto già in mutande e canottiera che  dopo aver tolto il vaso di gerani dal balcone del bagno lo posa sul pavimento

La scena si fa buia e si illumina nuovamente poco dopo con la mamma di Emanuele che entra furtiva con l’ombrello gocciolante. La Mamma di E. guarda i piatti ancora sul tavolo.

Mamma di E.    Ecco! Lo sapevo! Tanto per cambiare hanno pranzato e se ne sono andati a lezione senza sparecchiare. Meno male che ci sono le mamme a pensarci (inizia ad impilare piatti e forchette, poi lo sguardo le cade sul vaso di gerani sul pavimento. Posa di nuovo tutto sul tavolo e congiunge le mani in preghiera)  Madre santissima! Che devo vedere…  ma guarda tu, quella povera pianta quanto è secca e poi perché la tengono sul pavimento? Roba da matti…comunque, gliela rimetto sul balcone del bagno che almeno prende un po’ di pioggia. (esegue, poi rientra in salotto rimboccandosi le maniche) Su! Dai! Forza e coraggio… iniziamo a pulire questo covo di sfaticati… anzi iniziamo dalla loro camera che sono sicura che non si sono nemmeno rifatti il letto….

Entra decisa nella camera da letto e si sentono gli strilli di terrore di Roberto e Patrizia, poi la madre di Emanuele fugge fuori di casa imbarazzatissima “ Ragazzi scusate…non volevo… …è stato uno sbaglio… scusatemi tantissimo” appena esce di casa compaiono sulla soglia della camera Roberto e Patrizia (visibilmente scossa)

Pat – Ma chi era quella pazza? Cosa voleva?

Rob – Era la madre di Emanuele, ecco chi era.. e voleva solo curiosare, la maledetta impicciona. 

Pat– Oh mio dio! Quindi ora mio padre lo saprà…

Rob   Ma no! Non sa nemmeno come ti chiami. Come farebbe a dirlo a tuo padre? E poi la figuraccia la farebbe lei che s’introduce nelle case altrui come una ladra

Pat–  Sì, forse, ma mio padre spaccherebbe lo stesso le ossa a me, se lo sapesse e la mamma di Emanuele potrebbe farselo dire dal figlio. E, comunque, io qui non ci vengo più…

Rob (sorpreso) –   Ma come non ci vieni più, amore? E’ il nostro nido delle coccole…lo vuoi abbandonare?

Pat–  (piagnucolando) Non me ne importa niente! Non posso fare l’amore con il terrore che sul più bello arrivi di nuovo quella matta. Mi sono vergognata come una ladra che mi abbia vista a letto con te (si soffia il naso).

Rob–   Ma no! Era buio, cosa vuoi che abbia visto… e poi (con il tono da seduttore).. micina mia…ma davvero non vuoi più fare l’amore con il tuo Roby?

P – (asciugandosi una lacrimuccia) Sì che lo voglio, ma allora prendi una stanza da un’affittacamere o in una pensione. Mi sta bene anche un letto sfasciato, con i pidocchi e che cigola, ma qui mai più.

Rob. –  Dai micettina… su… vedrò di farmi ridare le chiavi o cambio la serratura, così il problema il tuo Roby te lo risolve subito. Va meglio così? (lei annuisce) Dai…vieni qui e dammi un bacetto come prima, che tanto per oggi quella non torna più

Patrizia lo abbraccia lo bacia e i due rientrano in stanza . Proprio in quell’istante si apre la porta ed entrano Emanuele e Fabianino 

EMA – Robertoooo … sono qui con Fabianino, è venuto a riprendere la sua dispensa… 

Rob (dalla stanza) – oh caz… ehm…. sì … va bene… ce l’ho in camera da letto, mi sto vestendo… offrigli una birra che arrivo.

EMA. –  Non abbiamo birra in casa…

Rob – Vabbè, offrigli del vino…. 

EMA – Lo hai finito…

Rob – Ma che caz...  allora andate giù e vi raggiungo al bar in calle…

EMA – Fabianino dice che non ha voglia di nulla.

Rob –   E ti pareva?  Comunque non importa, portalo lo stesso al bar che io ho voglia di uno spritz

EMA –  Va bene. Ma fai presto che Fabianino deve tornare a Conegliano 

(I due escono chiudendo la porta e subito dopo si riaffacciano alla stanza Roberto e Patrizia)

Pat  (agitatissima) – Ci mancava anche Fabianino adesso…Io qui non ci torno più…neanche morta mi ci rivedi.

Rob – Si vabbè, ne riparliamo dopo, micettina, ora scappa che la via è libera. 

Pat – Sono sicura che non li incontro per le scale?

Rob – Ma sì certo, sono al bar, basta che fai il ponte delle tette invece di passare per la calle…. Vai tranquilla…

(si sente aprire la serratura della porta. Patrizia corre a nascondersi sotto il tavolo. Rientrano in casa Emanuele e Fabianino)

EMA. –  Il bar in calle era chiuso per turno 

Rob .(impreca sottovoce)   Allora portalo in campo San Giovanni e Paolo, ci sono tre locali lì, almeno uno stracazzo fottuto di bar su tre sarà anche aperto, no? 

Fabianino:    Scusa Roby se dico la mia… ma io vorrei solo riavere la mia dispensa, non ho voglia di prendere qualcosa al bar. Perché devo andare per forza al bar?

Rob –  (Lo spinge verso l’uscita con l’aria severa) Non ti ci mettere anche tu, oggi, che non è giornata! Emanuele ed io abbiamo voglia di uno spritz. E’ vero Emanuele che anche tu ne hai voglia? Dai, usciamo che sono pronto….al ritorno ti do la dispensa.

Passando a fianco di Emanuele gli bisbiglia “Stronzo! Guarda i segnali la prossima volta”

Emanuele allarga le braccia perplesso “ Ma se c’era il vaso sul balcone…”.

Appena tutti sono usciti, Patrizia esce da sotto il tavolo e dopo aver fatto il gesto dell’ombrello all’appartamento come a dire che non ci verrà mai più, se ne va anche lei.

(segue...)

martedì 15 marzo 2022

L'appartamento veneziano al Ponte Tetta (farsa teatrale in un atto per Carnevale - scene prima e seconda)

 

L’appartamento veneziano al Ponte Tetta

Farsa in un atto di Carlo Volebele Vay

Personaggi:


Emanuele: studente un po’ secchione di Filosofia, timido e impacciato quanto basta (soprattutto nei rapporti con le ragazze), proveniente dalla provincia (Motta di Livenza) e afflitto da una madre bigotta, oppressiva e invadente, oltre che, in seguito, dal suo compagno di stanza.

Roberto:  Compagno  di  stanza  un  po’  fricchettone  di  Emanuele.  Uno  studente fancazzista e praticamente fuoricorso di Economia e donnaiolo tanto disinvolto quanto piacione. Un rodomonte parolaio pronto solo a sfruttare la disponibilità di Emanuele.

Patrizia detta Patty: la donna di Roberto ma anche di Fabianino, una civettina piuttosto chiacchierata e disinvolta.

Claudia:  la  nuova  inquilina  timida  e  apparentemente  dimessa  di  cui  Emanuele s’innamorerà 

La signora Agnese, vedova e madre di Emanuele, ansiosa ed invadente

Il professor Gracco, ricchissimo primario chirurgo e padre di Claudia

Fabianino: un amico timido e taciturno di Roberto, cornificato di nascosto da Patrizia

La signora Giustinian: la proprietaria dell’appartamento

Scena prima

La scena si svolge nell’appartamento che Roberto, perennemente in bolletta, ha preso in affitto sulla fondamenta del Ponte Tetta e che sta cercando di dividere con Emanuele. Roberto sta lavando dei piatti con addosso uno di quei grembiulini volgarotti che si vendono nelle bancarelle con la riproduzione del David e gli attributi maschili ben in vista quando suona il campanello.  Roberto guarda l’orologio poi si rivolge al pubblico con aria complice:

Rob – Oh… ma che bravo! Deve essere arrivato il pollastrone. Devo dire che sarà anche imbranato, ma però è puntuale, anzi, è perfino in anticipo.

(va ad aprire la porta e accoglie con cordialità esagerata Emanuele che entra con dei valigioni pesanti e l’aria circospetta.)

Rob –  Eccoti qua!  Io sono Roberto e tu sei Emanuele, giusto?

EMA – (ansante) dopo tre piani di scale con le valigie devo pensarci… comunque credo di sì.

Rob – Benissimo, benvenuto a bordo, caro Emanuele. Vuoi vedere la casa? Dai vieni…

EMA (si guarda attorno spaesato) – Beh… sì, aspetta solo che posi i bagagli.

Rob – Guarda che scherzavo! C’è poco da vedere, la casa è tutta qui, ti mancano solo il cesso e l’armadietto delle scope. Se vuoi…

EMA –  no… no, grazie. Va benissimo così. (continua a guardarsi attorno)

Rob – Benone, vedrai che ci starai benissimo perché è parva sed apta mihi. Dite così voi di Lettere, vero? Comunque quello lì è il tuo letto, che è anche vicino al termosifone e non dirmi che non sono gentile perché ti ho lasciato il posto migliore qui in salotto, che hai anche la televisione. Il mio invece è nell’altra stanza. Ti ho anche messo a disposizione due ante dell’armadio e in bagno ti ho dato il bicchiere per lo spazzolino in vetro blu, che sarà scheggiato, ma è di Carlo Moretti, mica balle... In quanto al prezzo, come ti ho detto, sono duecentomila mensili a testa, più il condominio. Per le bollette faremo a metà, così come per le spese alimentari e tutto il resto. Le pulizie in casa, invece, le farà chi ha voglia, cioè tu… (risatina ambigua) Ovviamente scherzo!  Se ti va bene, sai cucinare e ti lavi i piedi prima di dormire, sei arruolato, altrimenti è stato bello conoscerti…

EMA – A parte che studio Filosofia e il prezzo è un po’ caro, è ovvio che accetto anche perché è già tanto che sia riuscito a trovare un appartamento per studenti qui a Venezia e poi se sono arrivato fin quassù con quelle valigie di piombo, è chiaro che intendo restare, perché non le riporterei giù per le scale per nessun motivo. In quanto al lavaggio dei piedi e alla cucina, puoi stare tranquillo. Inoltre, se ti può rassicurare ulteriormente su chi ti metti in casa non russo, alzo l’asse, lavo la vasca da bagno dopo la doccia e ovviamente spero lo stesso di te. Piuttosto, hai un telefono?

Rob– (glielo indica) devi chiamare la ragazza?

EMA – No, mia madre… si è raccomandata che l’avvisassi appena ero arrivato.

Rob.– Oh! Ma che ragazzo premuroso! Faresti la gioia di ogni mamma. Di dove mi hai detto che sei?

EMA – Di Motta di Livenza

Rob – Ah! Quindi sei uno sculassavacche trevigiano di campagna… (ride e dà una pacca sulla spalla a Emanuele che lo guarda offeso). Naturalmente scherzavo di nuovo! Comunque guarda che chiamando in teleselezione devi essere breve, che sennò la bolletta schizza, mi raccomando…

Emanuele compone il numero (voce della mamma fuori campo.)

EMA –  Ciao mamma, volevo dirti che sono arrivato…si…. ti sto chiamando dal salotto. Lo so che stavi in pena. Com’è la casa? Boh, va bene. E’ quello che aspettavo (guarda verso Roberto) …più o meno.(Roberto gli fa un gestaccio con il dito medio alzato e lui sorride) Vuoi sapere per il bonifico? la padrona di casa si chiama Giustinian e abita al piano nobile sopra di noi. Il palazzo è tutto suo e il telefono è… aspetta un attimo (tira fuori un foglietto dalla tasca) 0415427930.

(pausa perché la madre gli sta parlando a lungo di cose che non condivide)

EMA –   (sbuffando irritato) –   No mamma, dai…non ritorniamo ancora sulla cosa. La casa a Venezia era necessaria. Non è che posso andare a lezione da Motta  tutti i giorni con la corriera che ci mette due ore e in ogni caso ti ho garantito che studierò. Non ho altro da fare che quello e poi Venezia non offre molto svago per un giovane. Non ci sono neanche le discoteche… Sì, stai sicura che studio  e che non ci sono pericoli. Non frequenterò brutte compagnie e non farò le ore piccole. Contenta?

EMA –   (fa gesti verso Roberto come a dire “ma che palle!) sì mamma, lo ricordo quello che mi ha raccomandato Don Fabio prima di partire, non temere…non farò nessuna vita dissoluta e non cadrò in tentazione anche se l’università, come pensi tu, è piena di ragazze seduttrici che aspettano solo me, va bene? (altra pausa)

EMA –  (dapprima sorpreso, poi imbarazzato) – Perché vuoi l’indirizzo? No… non c’è bisogno che ti scomodi a venire. La casa è perfettamente in ordine e c’è tutto, non mi sono dimenticato nulla. Ah! Vuoi conoscere la padrona di casa? Beh…l’indirizzo è Castello 3563 e risparmiami la battuta su quanti castelli avete a Venezia. E’ un sestiere

(si sente uno strillo nel telefono e Emanuele stacca l’orecchio dalla cornetta)

EMA. –   (imbarazzato) mammaaaa…lo so che non sei stupida… stavo scherzando. Ah! Vuoi sapere come si chiama la calle…non saprei… la calle….hai presente quella che porta all’ospedale da Santa Maria Formosa? La fai tutta e appena arrivi sulla fondamenta invece di fare il ponte davanti a te vai verso sinistra. Il nostro è il portone verde scuro.

(pausa. Si percepisce una voce concitata al telefono)

EMA. Mamma, non lo so se la nostra calle ha un nome. E’ una fondamenta corta, più che una calle vera e propria…

Rob – (strappa il telefono di mano a Emanuele) Scusi signora, ma glielo dico io, che altrimenti mi sale la bolletta. Calle tetta, suo figlio da oggi abita in calle tetta, nella casa affacciata sull’omonimo ponte…. si… proprio così, ha capito bene…le tette! Anzi, no…perché prima che lo cerchi su qualche mappa, il ponte delle tette è a San Polo, ma qui in Calle longa Santa Maria Formosa siamo al ponte tetta, quindi una sola. Lo so che di solito vanno in coppia…ma sa, siamo studenti e dobbiamo accontentarci.

No signora, non c’è alcun meretricio qui.  Il nome deriva dalle cortigiane che stavano alla finestra con la mercanzia esposta per ringalluzzire i veneziani, ma qui in casa non ne abbiamo bisogno. Giusto? No.. vedo che non ha capito….in questo momento non c’è nessuno con le tette alla finestra, stia tranquilla. Ah! Chi sono io? Sono Roberto il compagno di stanza di suo figlio, piacere di conoscerla. Lei è simpaticissima….Siiii? bene… glielo ripasso, anzi no…. mi scusi ma ho il telefono in duplex e mi stanno bussando per avere la linea. Ci sentiamo un altro momento. Buonasera.

Rob (riaggancia guardando soddisfatto Emanuele, accasciato sulla poltrona). Ecco fatto! Risolto il problema della mamma impicciona…era così difficile dirle dove abitavi? Ma perché fai quella faccia?

EMA – Perché tu hai scatenato senza saperlo le forze dell’inferno. Non sai di che è capace quella donna. Ora non si metterà il cuore in pace sino a che non metterà il naso qui dentro. E poi mi hai rovinato perché per convincerla a farmi stare a Venezia le avevo detto che prendevo la casa assieme al figlio di un commercialista di San Donà che lei conosce e che è uno sfigato nato vecchio e pronto per entrare in seminario. Invece ora sa che le ho mentito.

Rob–   perché? Per tua fortuna sono anche io figlio di un commercialista, quindi dove sta ilproblema? Mica le hai mentito…

EMA. Non te la cavi così… quella arriverà qui, garantito…

Rob–  Ma va! Non essere ansioso, vedrai che non arriva e se anche dovesse farlo l’aspetteremo a piè fermo… (pausa) piuttosto, per prepararci all’evenienza, perché appena ti sei sistemato le tue robe non vai giù in calle a comperare qualcosa per cena, che per combinazione ho la dispensa vuota, e magari qualche bottiglia di liquore? Così magari ci rincuoriamo… Ah! Già che ci sei, se prendi le sigarette per te, prendimi anche delle Marlboro che intanto io finisco di lavare i piatti…

EMA. Non fumo e non amo i liquori, comunque se proprio servono…

Rob– Certo che servono… a proposito: non fumi e non bevi, ma ce l’hai la ragazza, vero?

(Emanuele inizia a disfare le valigie)

EMA. No… cioè non ancora…ho avuto qualche storiella, ma roba di poco conto.

Rob – livello bacetti? Toccatina di tette al cinema e stop?

EMA (imbarazzato) – beh no, di più… cioè… si, più o meno siamo lì….

Rob –  Ho capito, sei ancora vergine… hai già studiato Epicuro?

EMA. Certo… è Storia della filosofia greca, roba del primo anno.

Rob – Non si direbbe, ma rimedieremo… Cartesio l’hai studiato?

EMA. –  Non ancora…

Rob – Bene! Dammi qualche settimana di tempo e ti condurrò al capitolo del “Coito ergo sum”

EMA – (Per contrattaccare guarda il grembiule di Roberto indicandogli gli attributi ben in vista)

D’accordo! Sarò lieto di avere ripetizioni da tanta fonte di sapere. In ogni caso, complimenti per il tuo grembiule… si vede che fai economia. Come dite voi markettari? La pubblicità è l’anima del commercio, vero?

(Rob – guarda soddisfatto il disegno del pene sul grembiule)

Rob–  Infatti, noi che facciamo marketing, invece di perdere tempo a girare nudi dentro a una botte e con la lanterna per cercare l’uomo, come il vostro Diogene, commerciamo parecchio… con le donne, però…

(Rob fa una pausa, come colto da un pensiero improvviso….)

Rob – Comunque volevo dirti una cosa importante… ogni tanto, all’ora di pranzo, viene qui a trovarmi la Putty…

EMA – (sorpreso) La Putty?

Rob– Si, Patrizia, la mia ragazza….

EMA. Scusa, ma il diminutivo di Patrizia, non dovrebbe essere Patty?

Rob (ammiccando complice) Fidati… fidati… comunque, il fatto è che quando viene lei tu devi andare a spasso senza fare storie. E’ un po’ come il last In, first out che studiamo in economia.  Lei “in” tu “out” insomma…

EMA. – Aspetta un attimo, amico.  Fammi capire… ma se questa Patrizia viene all’ora di pranzo oltre alla rottura di balle di stare “out” da casa vuol dire che devo anche rimanere digiuno? Non puoi farla venire di pomeriggio?

Rob – No, perché lei esce da Cà Foscari a mezzogiorno e resta qui con la scusa di andare in biblioteca, ma poi a metà pomeriggio deve ritornare a Conegliano con il treno, che se no i genitori la sgamano e s’incazzano.. Comunque, se proprio muori di fame,  puoi anche fermarti a mangiare con noi, ma subito dopo dovrai andare a passeggio. Sarebbe un po’ imbarazzante averti qui, non trovi?

EMA. –  Non ne dubito, ma quanto dovrei stare fuori?

Rob– (indica il pene sul grembiule) Tre o quattro ore almeno…

EMA– (ridacchia rivolto al pubblico) Avrei detto quattro o cinque minuti…

Rob – Comunque, se devi andare al cinema o consumare qualcosa al bar, portami gli scontrini che ti rimborso a piè di lista. Ti avviso solo che, siccome ci ho litigato con quello che era qui prima di te, non ti pagherò le partite a flipper che non sono documentabili e anche perché non so come giochi. In ogni caso prima di tornare a casa, devi guardare dal ponte se c’è il segnale di via libera.

EMA –  Sarebbe?

Rob –  il vaso di gerani sul balcone del bagno. Se lo vedi puoi salire, altrimenti, se non c’è, vai ancora a spasso. Poi c’è un’altra cosa che devo dirti… Patrizia non ha piacere che i miei amici sappiano che andiamo a letto assieme, quindi tu non ne sai nulla e per te è ancora casta e pura come Maria Goretti, chiaro?

EMA –  Scusa, ma non la chiami Putty?

Rob – Sì, ma vale solo per me. Con gli altri è molto timida e pudica, quindi niente battute o allusioni sul nostro rapporto. Capito?

EMA.– Forte e chiaro…c’è altro che devo sapere?

Rob –  Certo… siccome comprendo il tuo disagio, nei giorni in cui verrà Patrizia, sei esentato dal cucinare.

EMA – (platealmente) – ma vaffanculo, va…


   Scena seconda


La  scena  si  svolge  qualche  settimana  dopo.  Emanuele,  vestito  come  una  casalinga,  sta passando l’aspirapolvere mentre Roberto esce dal bagno in accappatoio e spruzzandosi profumo, poi si siede sul bordo del letto a tagliarsi le unghie dei piedi. Emanuele guarda l’orologio poi si rivolge al pubblico con aria infastidita:

EMA. –   eccolo lì, il signorino, avvolto nella sua nuvola di borotalco!. Sono le undici, e come tutti i giorni lui si è alzato alle dieci, è stato un’ora in bagno a farsi bello, mentre io studiavo, facevo la spesa e le pulizie e tra poco mi chiederà pure la colazione. Garantito.

Rob – Ciao… per caso hai fatto del caffè?

EMA – (sbuffando) 041 52913723.

Rob – (sorpreso) ti ho chiesto del caffè, perché mi rispondi con un numero di telefono?

EMA – E’ il numero del bar in calle. Telefona e il garzone te lo porta. Anzi, già che ci sei, ordina anche delle brioches per me.

Rob–  Oh! Siamo nervosetti questa mattina… cos’è? Hai l’appello in settimana e ti sei accorto che ti mancano quattro capitoli e una dispensa?

EMA –  No, lo sono perché qui in casa faccio sempre tutto io e tu invece…

Rob – Hai la sindrome del cenerentolo? Guarda che non sei mica obbligato a fare le pulizie tutti i santi giorni. Una volta alla settimana va benissimo. E poi è colpa tua…

EMA – (si ferma ad osservarlo con aria minacciosa) Pure? Perché sarebbe colpa mia?

Rob –  Perché quando ti fai vedere più bravo degli altri a fare una cosa è ovvio che poi gli altri quella cosa la faranno fare sempre a te. Ragazzo ingenuo… dovrebbero insegnarvi queste cose pratiche a filosofia, altro che smarronarvi con Platone e Aristotele.

EMA– . (plateale) Ma vaffa…

Rob – Comunque, hai pensato cosa preparare per pranzo, che oggi abbiamo ospiti Patrizia e un suo amico?

EMA. –  No, ma pensavo a una pastasciutta pomodoro e basilico o magari con il pesto.

Rob  (allarga le  braccia per  lo  sconforto)–   Che  palle, però!  Ma  tu  non  sai  fare  altro  che pastasciutte?

EMA. (con le mani sui fianchi e seccato) Ohi bello! Ho fatto il classico io, mica vengo dalla scuola alberghiera. Comunque, è solo grazie a me se qui non si va avanti a panini, quindi magna e tasi…

Rob–  (Guarda l’orologio) vabbè, dai… faccio un salto al mercato di Rialto e ti faccio vedere cosa vuol dire cucinare, tanto quelli arrivano all’una e mezza e ho tutto il tempo. Hai mica diecimila lire che ti crescono?

EMA –  (gli porge di controvoglia la banconota) Pezzente! Quando tirerai fuori due lire di tasca tua? O a filosofia mi devono insegnare anche a non far vedere agli scrocconi che si ha il portafoglio pieno?

Rob –  (ridacchia dalla soglia di casa)Ti sei già risposto da solo… vedo che fai progressi. Ciao

(la scena si oscura per far vedere che è trascorso del tempo. Emanuele è al tavolo che studia, quando Roberto rientra con un voluminoso sacco della spesa).

EMA. –    Beh? Che hai comperato al mercato, grande mago dei fornelli? Non dirmi che hai svaligiato un banchetto…

Rob–  Taci, trevigiano miscredente e ammira!. (estrae trionfante dalla borsa una gallina ancora con le piume)

EMA – (inorridito) Ma cos’è? Sei diventato matto?

Rob–   Strano, tu che vivi in campagna la dovresti riconoscere. E’ una gallina padovana ruspantissima, ottima per il brodo, ma anche per il forno. Siccome era ancora da spiumare, il tizio del banchetto mi ha fatto un prezzo speciale..

EMA. –  Immagino, ti ha visto in faccia… comunque, non è che non conosco una gallina, ma non sono affatto certo che tu la sappia cucinare. Come intendi farla?

Rob –  Con questa! (tira fuori una bottiglia di vino e la mostra ad Emanuele) Barolo Gaja 1974, mica cazzi!   Che è quasi un peccato usarlo per cucinare… comunque il pollo al barolo è una mia specialità acclamata in tutta Ca’ Foscari.

EMA – E quella da dove salta fuori? E’ una bottiglia di prezzo. A chi l’hai fregata?…

Rob –  Ti fai sempre troppe domande. Alla fine diventi stressante…

EMA. –  Non sai ancora come sarà stressante avere la polizia per casa…

Rob – Non succederà, comunque ora lasciami lavorare che devo preparare il pennuto: guanti di gomma, grembiule e catino, please…

(si apparta dietro la quinta da cui fuoriescono dopo un po’ delle piume e degli improperi)

EMA – (che sta studiando, solleva la testa in direzione di Roberto) Tutto bene laggiù? Chi sta vincendo?

Rob–  Va tutto bene, il problema è che bisognerebbe attendere qualche ora che il rigor mortis dilati i pori del pennuto, così le piume vengono via meglio e poi si sa che la gallina padovana è più coriacea di quella livornese. Comunque tra poco la metto nella teglia con il vino e gli aromi…come estremo oltraggio le metto anche la carota nel culo, così impara a resistere

(la scena si fa buia e quando si riaccendono le luci i due stanno seduti a tavola studiando)

EMA. (alza la testa dal libro annusando in giro) Lo senti anche tu questo odore strano?

Rob. (annusa a sua volta) Tranquillo, è l’aroma tipico del vino di gran corpo. Comunque ora lo spengo perché dovrebbe essere pronto e tra poco sono qui gli ospiti. Anzi, prepariamo la tavola..

(eseguono e quindi suona il campanello: entrano Patrizia e Fabianino, tenendosi per mano. Seguono presentazioni reciproche)

EMA – (rivolto a Patrizia): così tu saresti la ragazza di Roberto?

Pat: (stupita):No veramente io sto con lui (indica Fabianino)… ma chi te l’ha detta questa sciocchezza che stiamo assieme? Te l’ha detta Roberto?

(Roberto sullo sfondo fa cenni disperati ad Emanuele di dirle di no)

EMA  –  Ah!  No…  forse  avevo  capito  male.  Non  è  così?  Beh…scusa,  era  solo  una  mia supposizione stupida…se siete solo amici va bene lo stesso. Mica ci toglie l’appetito. Giusto?

Rob, (presentandosi con  il  piatto  di  portata) “Giusto!  Anzi mettiamoci a  tavola che altrimenti  questa meraviglia si raffredda. Così ci sfamiamo ed Emanuele ha pure la bocca piena e non spara cazzate.

Pat – (rivolta a Roberto)– Oh sì! Finalmente!… Ho una fame! il profumo sembra ottimo. L’hai cucinata tu questa meraviglia o il tuo amico?

Rob – Ovviamente io, che sono un cuoco provetto. Emanuele è fermo allo stadio della pastasciutta al pomodoro.

(Mentre i due ospiti prendono posto a tavola  Roberto tira a sé Emanuele e gli bisbiglia “Coglione stavi  per  combinare un  disastro” Emanuele  gli  risponde  bisbigliando  a  sua  volta  “scusa  mi  ero dimenticato che non dovevo sapere…)

Emanuele taglia il pollo con il trinciapollo, mentre Patrizia porge il suo piatto e Fabianino inizia a fare avidamente scarpetta con il sugo.

EMA. –  (appena tolta la carota e aperta la carcassa si ferma perplesso) ma...hai messo dentro anche il ripieno?.

Rob –  No... perché?

Pat – (Guarda sospettosa, poi strilla di orrore e si alza di scatto) Oh mio dio! Non hai tolto le budella! Che schifooo… (Fabianino sputa il boccone disgustato).

Rob –  (Imbarazzato): Non capisco come mai… l’ho fatto altre volte e non c’erano.

EMA – Forse perché te le toglieva il macellaio e invece qui dovevi toglierle tu? Coglione!

Pat – Comunque sia, andiamo via da questo schifo che mi viene male solo a guardarlo. C’è una pizzeria qui vicino, almeno mangeremo qualcosa di decente. E questa volta paga Roberto…

(escono tutti, mentre Roberto sussurra ad Emanuele se ha per caso dei soldi in portafoglio da imprestargli e si oscura la scena)

(segue...)