domenica 29 marzo 2020

L'Enigma di Ponsard - Capitolo 6



La mattina seguente, mentre aiutavo Giulio e Maria a sparecchiare i tavoli della colazione, fui raggiunto da Milla che mi prese per un braccio strattonandomi via tutta agitata. <<Presto! Vieni su con me!>> 
<<Su dove?>> 
<<Su al secondo piano! C’è una cosa che devi vedere assolutamente>> 
Provai ad obiettarle qualcosa, ma con quella donna le speranze di ragionevolezza erano vane. Così, in breve, dopo aver salito le scale praticamente di corsa, mi ritrovai davanti alla stanza numero 23. 
Milla aprì la porta con il passepartout, cosa che mi inquietò non poco, tanto che la trattenni per un braccio. 
<<Camilla, prima di farmi commettere qualche reato, dimmi di chi è questa stanza e perché ci dobbiamo entrare>> 
<<E’ la stanza di quel Dorcet, ma non aver paura, a quest’ora è a lezione e prima delle undici non ne esce fuori. Male che vada possiamo sempre dirgli che siamo venuti per rifargli la camera>>. 
Guardai all’interno: il letto era sfatto e i vestiti giacevano da tutte le parti in un disordine indescrivibile. Attraverso la porta aperta del bagno notai con fastidio uno dei nostri accappatoi abbandonato fradicio sul pavimento. Anche l’aria della stanza era piuttosto pesante, dal momento che nessuno aveva ancora spalancato le finestre. 
<<Scommettevo che ci avresti ficcato il naso. Comunque, a parte che questo tizio ha trasformato la stanza in una porcilaia, che altro dovrei vedere? >> 
<<Questo!>> 

Milla spalancò il primo cassetto del trumeau e ne estrasse una grossa pistola brunita che mi puntò contro, tanto da farmi fare un balzo all'indietro. 
<<Ma sei scema? Mettila giù subito!>> 
La mia compagna sorrise per quello spavento e abbassò l’arma.
<<Rilassati … ha la sicura. Ho controllato>>. 
<<Come hai trovato quel cannone?>>. 
<<Ho semplicemente guardato tra le camicie, nel cassetto. A dire il vero il furbacchione non l’ha neppure nascosta troppo bene. In ogni caso, nell’altro cassetto ci sono anche due scatole di proiettili calibro nove special>> 
<<Caspita! Una calibro nove? E’ un’arma da killer!>> 
<<Infatti! Se ti prende ti fa un buco da parte a parte grande come una moneta da cento lire. Anche se non ti ha colpito in parti vitali, muori dissanguato>> 
<<Grazie per la precisazione! Ne avevo proprio bisogno. Ma perché se la porterà dietro?>> 
<<Non lo so. Comunque, se ti può interessare, questa mattina ho telefonato alla società per la quale dovrebbe lavorare. Aveva ragione la Trevisan: non esiste più. E’ stata assorbita tre anni fa da un’altra società dove nessuno ha mai sentito parlare di questo Dorcet >>. 
<<Ammetto che avevi ragione tu. Questa faccenda non mi piace affatto. Cosa pensi di fare?>>. 
<<Dobbiamo chiamare subitoViccaro>>. 
<<Sì, questa volta lo penso anch’io…>>. 

Così, Milla, dal momento che Chiariello, avendo fatto la notte, era rientrato in caserma a riposare, si attaccò al telefono e dopo una qualche attesa al centralino riuscì finalmente a parlare con il nostro amico e a raccontargli l’accaduto. La telefonata dovette produrre un certo effetto perché dopo una quarantina di minuti due Alfette dell’Arma parcheggiavano nel nostro giardino. Dalla prima ne scese Viccaro scuro in volto, seguito da due giovani carabinieri che non avevo mai visto prima. Dalla seconda scesero altri quattro militari, due dei quali, notai, indossavano il giubbotto antiproiettile. Il Capitano salì la scalinata con passo agile e venne verso di noi. Dopo un veloce saluto passò subito alle domande. << Dov’è adesso questo Dorcet?>> 
<< E’ in aula, usciranno tra venti minuti per il coffee break delle undici>>. 
<< Benissimo … allora abbiamo il tempo per vedere la camera e la pistola!>>. 
Milla fece strada al capitano e agli altri due militari fino alla stanza di Dorcet. Quindi, dopo aver spalancato il cassetto, e mentre i due carabinieri cominciavano a perquisire la stanza, mostrò l’arma a Viccaro che la sollevò per esaminarla solo dopo essersi rimesso i guanti. 
<<Accidenti! E’proprio un bel gingillino… questo signore ha dei gusti raffinati in tema di armi da fuoco!>> 
Milla annuì compiaciuta, ma il Capitano la guardò sospettoso perché nel frattempo doveva essere stato attraversato da un dubbio. << Dica la verità… lei l’ha presa con le mani nude?>>. 
<< Purtroppo sì...>> 
<<Male! Malissimo! Non avrebbe dovuto. Comunque adesso faremo degli esami di laboratorio per vedere se quest’arma ha mai sparato in precedenza e se le rigature che lascia sui proiettili sono compatibili con altri reperti che abbiamo in archivio>>. 
<< Perché? Lei pensa che questo tizio possa avere sparato a qualcuno?>>. 
<< Non lo so. Sicuramente chi si procura un’arma di questo tipo non deve essere uno stinco di santo e non la usa per fare il tiro a segno in giardino. Questa è una pistola da professionista. Per quel che ci riguarda la manderemo in Francia assieme ai risultati delle analisi e poi se la vedranno i nostri colleghi. Comunque, questa non è un’arma di quelle che si possono comperare nei negozi per difesa personale. Almeno non in Europa, perché è una pistola recentissima prodotta per l’esercito israeliano e per alcuni reparti delle forze speciali. Di sicuro è già in vendita in America perché lì ti vendono di tutto, dalla scacciacani al fucile anticarro. Quindi, questo Dorcet, o l’ha comperata in qualche negozio americano, o l’ha comperata al mercato nero>>. 
<< Pensa che l’abbia ottenuta tramite la criminalità organizzata?>>. 
<< E’ possibile, anche se il fatto che l’arma abbia il numero di serie intatto farebbe intendere che sia stata acquistata regolarmente. Comunque, visto che sono quasi le undici, ce lo racconterà direttamente questo signore>>. Così, dopo aver richiamato l’attenzione dei due militari che stavano ancora setacciando la stanza, gli diede l’ordine di prelevare il signor Dorcet, di condurlo di sopra senza destare eccessivo allarme e di mettere gli altri militi di sorveglianza alle uscite, casomai cercasse di scappare. 

Passarono così dieci minuti interminabili, al termine dei quali, dopo qualche strepito, sentimmo dei passi affrettati lungo il corridoio e dopo un attimo Dorcet apparve sulla soglia tenuto fermo per le braccia dai due carabinieri. Il giovanotto era evidentemente furioso, tanto che si rivolse a Viccaro con una certa arroganza <<Si può sapere cosa succede? Siete tutti impazziti?>>. 
La voce energica del capitano rimbombò subito nella stanza. << Si calmi! E si ricordi che le domande le faccio io! >> 
<< Lei non può farmi prendere in questo modo di fronte a tutti! >> 
<< E lei provi a fare o dire qualcosa di troppo e finisce dentro per resistenza. Sono stato chiaro? >> 
Dorcet annuì rassegnato e Viccaro fece un cenno ai due militari perché lasciassero la presa sul ragazzo. Poi, sempre più scuro in volto, gli si piazzò di fronte mostrandogli la pistola. 
<< E’ sua questa? >> 
Il giovanotto perse in un attimo tutta la sua boria e impallidì vistosamente. << Sì, è mia>> 
<< Ha un’autorizzazione per detenerla? >> 
<< Ho un porto d’armi francese >> 
<< Qua in Italia non ha alcun valore. E’ praticamente carta straccia, lo sa? >> 
<<No, non lo sapevo, credevo che valesse per tutta l’Europa >>. 
Il capitano prese atto di quella risposta, ma si vedeva chiaramente che ne dubitava <<Lei si rende conto di aver introdotto illegalmente un’arma da guerra in Italia e di aver commesso un reato? >>. 
Il giovanotto scosse le spalle come a dire che non gli importava più di tanto. 
<< Per quale motivo lei detiene questa rivoltella? >> 
<< Mi serve per il mio lavoro, sono un bodyguard! >> 
<< Cosa sarebbe lei?>> 
<<Un bodyguard! Sono una guardia del corpo professionista. Sono pagato per proteggere delle persone >> 
<< E qui, di grazia, chi dovrebbe proteggere? >> 
<< La persona che mi paga per essere protetta è il professor Ponsard. Ormai non è più un segreto. Lo chiami e lo confermerà >> 

Viccaro diede ordine che qualcuno andasse a prelevare il professore dall’aula e lo portasse di sopra alla svelta e senza troppe cerimonie. Così, di lì a poco successe il finimondo con il professore letteralmente fuori dalla grazia di Dio per essere stato costretto ad interrompere una lezione. Appena giunto al cospetto del capitano lo aggredì verbalmente tutto paonazzo in volto. 
<<E’ lei il responsabile di questo incredibile sopruso? Come si è permesso di mandare questi militari ad interrompere una mia lezione? Lei lo sa a quale figura mi ha esposto di fronte ai miei clienti? Questo è un affronto alla mia professionalità di cui mi renderete conto! E stia sicuro che la cosa non finirà qui perché ne interesserò chi di dovere>>. 
Viccaro lo lasciò sbollire, poi gli disse glaciale <<Lei può interessare chi crederà opportuno, professore, ma la cosa mi lascia indifferente. Se posso darle un consiglio, invece, non mi offra pretesti per incriminarla per minacce, perché potrei anche non essere più molto comprensivo del suo stato d’animo come lo sono adesso. Comunque, lei è qui perché questo signore, che è stato trovato in possesso di un’arma da guerra introdotta illegalmente, sostiene di essere la sua guardia del corpo. Lei lo conferma?>>. 

Ponsard guardò irritato il suo collaboratore, come se gli rimproverasse di essersi fatto scoprire. 
<<Certo che lo confermo! Mauriot lavora per me e lo pago per proteggermi!>>. 
Lo stupore scese nella stanza. Poi Viccaro fu il primo a riprendersi. Rivolse uno sguardo severo al giovanotto, che appariva imbarazzatissimo. << Come sarebbe a dire: Mauriot? Ma lei non si chiama Dorcet? >>. 
L’interpellato, ormai alle strette, rivelò finalmente la propria identità <<No, mi chiamo realmente Jean-Luc Mauriot. Ormai il professore ve lo ha detto e non c’è più motivo di continuare anche perché tanto lo avreste scoperto da soli. Dorcet è un nome di copertura… in valigia c’è il mio passaporto, se vuole può controllare>>. 
Il capitano si fece portare il passaporto che confermò quanto asserito. << Di bene in meglio! Lei ha pure fornito false generalità! Si rende conto che anche questo è un reato? >> 
Poi Viccaro guardò severo verso Milla <<Ma in albergo, come lo avete registrato questo qui? Non gli avete chiesto il passaporto? >>. 

A sentire quelle parole mi venne un tuffo al cuore, perché, dal momento che la reception era affar mio, sapevo bene di aver la coscienza sporca, ma siccome un gentiluomo muore ma non tace, ammisi subito la mia negligenza. <<Capitano, è colpa mia, mia moglie non ne sa nulla. Siccome volevo fare presto perché c’era la coda davanti al bancone del ricevimento ho registrato provvisoriamente alcuni dei corsisti che non avevano sottomano un documento utilizzando l’elenco dei partecipanti. C’erano riportati indirizzi e società di appartenenza e ho pensato di potermi fidare. Comunque, poi gli avrei chiesto il documento come ho fatto con gli altri. Stia sicuro. Con questo signore, purtroppo, non ne ho avuto il tempo >>. 
<<Come non ne ha avuto il tempo? Questo Mauriot è qui da una settimana! >>. 
<<Devo confessare che poi me ne sono dimenticato! >>. 
<<Ah! Complimenti davvero! Lo sa che per una cosa del genere potrei farvi chiudere l’albergo? >>. 
Abbassai lo sguardo avvilito, anche per non incrociare quello di Milla che immaginavo benissimo. Fortunatamente Viccaro abbandonò il discorso e si rivolse nuovamente a Ponsard chiedendogli conto del perché avesse con sé un guardaspalle. 
Il professore, ancora inquieto, non si fece pregare. <<Ho avuto recentemente delle minacce e l’ho assunto perché vegliasse sulla mia incolumità e quella dei miei colleghi. Sono tre mesi che Mauriot lavora per me. Non mi pare che sia ancora un reato volersi salvare la pelle!>>. 
<<No, ma lo può diventare se si fanno le cose di nascosto come ha fatto lei. Se aveva motivi di temere per la sua vita, poteva rivolgersi a noi che le avremmo fornito tutta la protezione necessaria. Perché questo signore si aggirava per l’albergo armato e sotto una falsa identità?>>. 
Ponsard allargò le braccia sconsolato. Era evidente che la logica del Capitano non gli apparteneva minimamente. 
<<Ah, già! Lei pretenderebbe che questo signore si aggirasse con la rivoltella bene in vista dicendo a tutti di essere una guardia del corpo. Lo sa come sarebbero contenti i criminali di saperlo in anticipo? Mauriot sarebbe il primo a rischiare la vita! Comunque, ha un’idea del disastro d’immagine che la consapevolezza di un pericolo procurerebbe alla mia attività? Chi vuole che venga a fare un corso con un pistolero che gli gira per l’aula o la polizia che fa i controlli fuori dalla porta? >> 
<<Si, capisco il suo punto di vista, ma, comunque, la pistola ora è sotto sequestro e il signor Mauriot si prende una bella denuncia a piede libero per importazione e detenzione di arma da guerra e per aver fornito false generalità. Sempre sperando che abbia davvero la licenza di detective e la fedina penale in ordine>>.. 
Il professor Ponsard ci guardò con fastidio, poi ringhiò : <<Certo che se solo avessi saputo che l’albergo in realtà era una caserma di carabinieri non avrei fatto venire il signor Mauriot. Che bisogno avrei avuto di una guardia del corpo quando c’era l’intero esercito italiano a proteggermi?>>. 
Milla impallidì <<Quali carabinieri, scusi?>>. 
L’osservazione stizzì ulteriormente Ponsard <<Signora, non giochi con me! Mi riferisco, per esempio, a quell’uomo grande e grosso che fa finta di lavorare in sala e ci osserva in continuazione. Lo vedrebbe anche un cieco che ci sta sorvegliando e io, mi creda, non sono affatto stupido>>. 
<<Lei non sarà stupido, ma sta prendendo un abbaglio, perché l’uomo grande e grosso è mio fratello Giulio ed è tutto fuorché un poliziotto. L’unica cosa che ha indovinato è che fa finta di lavorare>>. 
<<Già! Quello è alto due metri e lei non gli arriva al petto neanche in punta di piedi, ma mi vuol far credere che sarebbe suo fratello. Va bene, facciamo finta che sia così, ma allora, del biondino napoletano che scatta sempre sugli attenti cosa mi dice? Anche lui è suo fratello? Qual è la sua parte in tutto questo, signora?>>. 

Viccaro intervenne sorprendentemente in soccorso di Milla che ormai annaspava <<Lei mi deve credere, professore. La signora Camilla non ha alcuna parte in questa vicenda! La cameriera ha visto la rivoltella mentre rifaceva la stanza e ha avvisato la direzione dell’albergo che, a sua volta, ha ritenuto opportuno segnalarci il fatto, com’era suo dovere. In quanto al resto, lei almeno in parte ha visto bene: quello che chiama il biondino napoletano è un mio collaboratore, ma la signora non ne era al corrente fino a questo momento. Di questo può esserne sicuro. Lo abbiamo fatto assumere dall’albergo attraverso il collocamento perché abbiamo avuto l’incarico dalla polizia francese di vegliare sulla sua incolumità>>. 
Il professore diede una manata sul tavolo per sottolineare la sua indignazione che ormai sembrava non avere limiti. <<Ah certo! Quel fesso di Quinot… >>. 
<<Professore, la invito a moderare i termini >>. 
Viccaro alzò la voce ma Ponsard lo interruppe subito <<No! Mio caro amico, qui lo posso dire perché dare del fesso ad un poliziotto francese in Italia non è reato! Quindi, quel fesso di Quinot ora si preoccupa per la mia salute! Ma quanta premura! Ma che brava persona! Peccato però che il nostro amico della Suretè, in realtà mi voglia far mettere all’ergastolo per dimostrare una sua tesi ridicola, offensiva per l’intelligenza umana. Per lui la vittima diventa il carnefice da mandare in galera e tutto perché quell’imbecille vuol fare carriera pensando di incastrare un personaggio del mio livello, ma non capisce che la persona realmente in pericolo sono io. Comunque, se Dio non voglia mi capitasse qualcosa, anche solo di scalfirmi un’unghia, se ne accorgerà. A Parigi, glielo faccia pure sapere, lo stanno tenendo sott’occhio e se si mette in testa di fare il fenomeno con me, lo mandano alla Martinica a dirigere il traffico delle biciclette >>. 
<<Ma chi la minaccerebbe, e perché? >> 
<<Alcuni anni fa Chevalier ed io abbiamo fatto delle perizie per il Tribunale di Marsiglia e grazie al nostro lavoro, alcuni capi del racket delle prostitute si sono presi una condanna pesante e ce l’hanno giurata. E’chiaro chi mi minaccia, no? Ed è per questo che Chevalier è stato ammazzato. Sarebbe chiaro anche ad un bambino, ma non per Quinot. Lui non ci crede. Anche se gli ho buttato sulla scrivania una decina di lettere minatorie, per lui non fa differenza>>. 
<< Quindi lei pensa che Chevalier sia stato ammazzato per vendetta? >>. 
<< E’ evidente che era una messa in scena. Chevalier era l’ultima persona al mondo che sarebbe andato a prostitute perché la considerava una cosa immonda, che degradava la morale della società francese. Provava ribrezzo al solo pensiero che una persona potesse prostituirsi >>. 
<<Va bene… ammettiamo pure che il suo collega Chevalier sia stato assassinato per vendetta dalla malavita marsigliese, ma cosa c’entra il vostro editore con tutta la storia? Anche lui è stato ucciso di recente, no?>>. 
<< Chi, Carmandes? Ma la sua morte non c’entra niente! Lui correva lungo il bordo della strada, c’era un po’ di nebbia, è passata una macchina, non l’ha visto e l’ha messo sotto. Poi il conducente ha avuto paura ed è scappato via. Sono disgrazie che succedono in tutte le parti del mondo, ma non per questo c’è di mezzo un disegno criminale. E’ solo il risultato dell’incontro tra un cretino che guidava distratto e un altro cretino che correva dove non doveva >>. 

Questa considerazione di Ponsard chiuse praticamente la fase calda dell’incidente e lasciò il posto alla stesura dei verbali e alle altre formalità, dopodiché, avendo avuto assicurazione da Viccaro che avrebbe incrementato la sorveglianza in albergo per compensare l’avvenuta estromissione della sua guardia privata, il professore poté rientrare in aula a terminare la sua lezione, seguito subito dopo da Mauriot, con l’aria dolente e a capo chino. 

Rimasti soli, Viccaro ci ringraziò della collaborazione e quindi, prima di far ritorno a Vittorio Veneto, dopo averci tranquillizzati sul pericolo di chiusura dell’albergo, ci annunciò comunque una bella multa per la mancata registrazione degli ospiti. Milla, ovviamente, non la prese bene e ci brontolò su per tutto il pomeriggio, asserendo che dopo avergli fatto il favore di prendere con noi Chiariello, si sarebbe aspettata un trattamento più conciliante da parte del nostro amico. In quanto a me, confermandosi donna dagli umori imprevedibili, venni stranamente assolto dall’accusa di omesso controllo per negligenza in quanto, a suo dire, davanti alla coda dei clienti che avevano fretta di poter salire in camera, lei avrebbe fatto allo stesso modo. 

All’ora di cena, si presentò a tavola unicamente la Geminiani con un’espressione che era tutta un programma, mentre del professore e di Mauriot nessuna notizia fino a quando Grouchy non ci rivelò che avevano preferito restare nelle rispettive camere. Milla era molto preoccupata delle conseguenze dell’accaduto e a notte fonda, dopo essersi rigirata per qualche ora nel letto mi chiese lumi, non prima di avermi strappato ai miei sogni con qualche calcetto ben assestato. 
<<Secondo te il professore lascerà l’albergo domani mattina? >> 
Guardai il quadrante luminoso dell’orologio sul comodino. 
<<A parte che “domani mattina” è tra tre ore, no, non lo credo. Il danno d’immagine di quest’oggi finisce lunedì con l’arrivo dei nuovi corsisti. E adesso dormi! >> 
L’invito a riprendere sonno passò ovviamente del tutto disatteso.<<Tu credi? Mi sembrava molto infuriato, e anche con noi. E’ convinto che l’accaduto sia tutta colpa mia.>> 
Mi misi a sedere sul letto, visto che ormai era chiaro che finché non si esauriva l’argomento non vi era speranza di riposare. << Sì, ma per quanto ne sa lui la pistola l’ha trovata la cameriera rimettendo in ordine la stanza. La ragazza si è spaventata e ci avvisato. A quel punto che dovevamo fare, se non avvisare i carabinieri? Era un nostro dovere preciso. L’ha detto anche Viccaro, no? Non credo ci possa rimproverare nulla. Non siamo tenuti a sapere che lui assolda pistoleri e neppure ad ospitarli sotto il nostro tetto.>> 
<< Ma lui è convinto che noi si sia stati complici di Viccaro nel mettere Chiariello a sorvegliarlo >>. 
<< Creda quel che voglia. Comunque, è vero che se lui annulla i corsi successivi e se ne va per noi è una rovina, ma è altrettanto vero che se lo fa è una rovina anche per lui perché ognuna delle quindici persone che vengono a sentirlo gli paga due milioni sull’unghia per i cinque giorni di lezione e questo che si sta per concludere è solo il primo dei tre corsi previsti. Il ché vuol dire che se domani mattina il nostro amico si sveglia con la luna storta e sbaracca tutto, ci perde secchi almeno una sessantina di milioni. A parte il reale danno d’immagine che la cosa gli comporterebbe, perché dopo un fatto del genere, con gente che aveva pagato in anticipo e che si vede annullare il corso, qui in Italia non batterebbe più un chiodo per diversi anni.>> 
<< Si, forse hai ragione, ma se trova un altro albergo? >> 
<<Dove, di grazia? Vuoi che vada alla Vigna d’oro a far lezione nel seminterrato o da Remigio, con la saletta conferenze da dieci posti scarsi e che guarda sulla cucina? Qui intorno non ci sono strutture del livello che lui cerca. Non del nostro tono, almeno. Poi c’è anche l’aspetto logistico. Non è facile informare, spostare e alloggiare tutte le persone che ancora devono venire>>. 

Milla condivise finalmente i miei ragionamenti e, rasserenata, dopo un bacio in fronte mi diede la buonanotte e si girò dall’altra parte. Ovviamente, considerando le poche ore di sonno che ci separavano dall’alba provai a trascorrerle in modo più piacevole, così allungai una mano subdola sotto le lenzuola sino a sfiorare la pelle liscia e tiepida di Milla. Quel contatto appena accennato la fece rigirare verso di me e nella penombra vidi il brillio dei suo occhi che mi scrutavano curiosi. 
<< Senti un po’…visto che ormai siamo definitivamente svegli, perché non facciamo…. >> 
Milla afferrò delicatamente la mia mano e l’allontanò da sé riportandola al punto di partenza. << Non se ne parla neppure. Con la multa che mi hai fatto prendere te la scordi per almeno un mese! >> 
Protestai vigorosamente <<Ancora questa storia? Ma se prima mi hai detto che tu avresti fatto allo stesso modo, dov’è la coerenza? Hai cambiato idea? >>. 
<< Niente affatto. E’ vero che io avrei fatto allo stesso modo, ma non mi sarei mai fatta prendere in castagna come te. Differenza piccola ma sostanziale! >>. 
Ciò detto, la mia signora, dopo avermi stampato un bacio sulla fronte riprese beatamente la sua posizione e sprofondò nel sonno mentre io rimasi con gli occhi spalancati a guardare il soffitto sino al suono della sveglia.

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