lunedì 6 giugno 2016

Di Monastero, di Cavoleto e del signor Giuseppe, che ha fatto il militare a Gorizia.

Sabato quattro giugno, nel tardo pomeriggio. L’elfa mia consorte, il bretone ed io stiamo percorrendo a buona andatura una stradina stretta, tutta buche e tornanti,  immersa tra i boschi del Montefeltro rigogliosi di querce, cerri, faggi e carpini a perdita d’occhio. L’idea, visto che il tempo tiene e i nuvoloni scuri si sono spostati verso il mare, è quella di andare a curiosare nella zona senza una meta precisa giusto per fare venire l’ora di cena in albergo. Mi sto rilassando in tanta beatitudine agreste quando l’elfa inchioda bruscamente e inizia una perigliosa retromarcia per un centinaio di metri giacché la mia signora, proprio come la protagonista dei miei gialli (non è un caso), ha una guida spumantina e quando è dell’umore giusto riesce a violare il codice della strada a capitoli interi.
“Hai dimenticato qualcosa in albergo o ci sono i vigili con l’autovelox?”
“Ma noooo! Non l’hai visto?”
“Cosa dovrei aver visto?”
“C'è un cartello con scritto: abbazia benedettina dell'undicesimo secolo e la freccia indica che è su di là, andiamo a vederla?”
Ora, ben sapendo che dopo una rabbiosa retromarcia di cento metri con il rischio di  finire nel sottostante torrente Mutino, la sua era una domanda puramente di cortesia con risposta affermativa obbligatoria accetto e iniziamo a salire per un viottolo strettissimo e ripido, di quelli che li devi fare in seconda o anche in prima, che altrimenti non vai su. 

L'ingresso di Monastero di Piandimeleto bardato a festa

Dopo un altro paio di quei tornanti dove chiudi gli occhi perché ti vedi già che rotoli per la scarpata, sfioriamo una casa colonica con una grande siepe dalla quale schizza fuori un enorme cane dal pelo fulvo che si affianca alla portiera e abbaia furioso all'indirizzo del nostro bretone che gli risponde a tono dai sedili posteriori, perché lui se lo cerchi per baruffare lo trovi. L’inseguimento dura una cinquantina di metri e termina poco prima che finisca anche la strada trasformandosi in una carrareccia fangosa. Per fortuna, ci sono due contadini fermi con un trattore che quando mia moglie gli chiede dove sia la chiesa benedettina si mettono a ridere perché: “Mo te non vid un prit tra la niva bianca, signora… l’avete ben già passata, veh… è giù dietro le vostre spalle.” 
Tralascio per quieto vivere di tradurre all'elfa la faccenda che non avrebbe visto un prete (nero) in mezzo alla neve bianca e invertita la marcia torniamo giù dando l’opportunità  al cane fulvo di un nuovo inseguimento e scambio d’insulti canini con il nostro passeggero peloso. Effettivamente, la siepe della casa colonica con il cane (rientrato nei ranghi appagato di avercele cantate) aveva nascosto ai nostri occhi che alle sue spalle c’era un paesino da presepe con bellissime case in pietra nera da alto medioevo e anche la sua chiesetta con la torre campanaria, che dominava il tutto da un piccolo terrapieno.


La casa dove poi si dileguerà il signor Giuseppe, minacciato con la scopa.

Appena scesi dalla macchina ci dirigiamo verso un signore anziano intento a sistemare una grande ghirlanda di fiori ad arco messa all'ingresso del paese a mo di porta. Alle sue spalle, dove il viottolo lastricato che divide il paesino si allargava in uno spiazzo erboso che guarda la vallata, alcune signore stavano disponendo delle file di panche attorno ad un lungo tavolaccio apparecchiato e tra le case erano appese file di bandierine colorate. Nell'aria aleggiava un delizioso profumo di brace.
Mi avvicino per informarmi su che stia succedendo. “Buonasera, vedo che state preparando una festa qui. Cosa festeggiate?”
Il vecchietto sembrava soddisfatto che gli avessi rivolto la parola, perché non vedeva l’ora di parlare con quei due forestieri comparsi dal nulla.
“Questa sera, come ogni anno, portano su in processione la Madonna di Cavoleto che è il paese giù in basso… viene a trovare la sua collega qui di Monastero, la Santa Maria del Mutino. Stanno tre giorni assieme nella chiesa a poi la riportano giù. Viene in villeggiatura in montagna, insomma…”.
“Caspita! Una bella tradizione… immagino che sarà legata a qualche vicenda del medioevo, vero?”
“Ma no… non c’è nessuna storia particolare. Prima qui c’erano due parrocchie distinte ed era un modo per incontrarsi tra i fedeli. Ora ce n’è una sola, ma il parroco la processione la vuole fare lo stesso. Comunque, dopo che la Madonna è stata portata in chiesa c’è la messa e poi si fa festa (mi indica una cesta con una dozzina di fuochi d’artificio) e si cena, se volete fermarvi… ci sono le piadine con il prosciutto crudo e le costine d’agnello ”.

L'abbazia di Santa Maria in Mutino, dell'anno 1000, anzi del 1016.

L’elfa, conoscendo bene il suo pollo,  mi fulmina con lo sguardo prima che mi passi per la testa di accettare, perché le costine non le posso più mangiare e tanto meno il prosciutto (al massimo mi è concesso un assaggino, ma sa anche che io non sono il tipo da assaggini).
“Grazie, sarebbe bello rimanere con voi, ma ci aspettano per cena in albergo … comunque, mi tolga una curiosità: questa mattina a Frontino mi hanno sgridato quando ho chiamato piadina un cascione perché qui siamo nelle Marche. Com'è che lei le chiama piadine?”
“Perché le fa la Marisa, che è di Rimini… comunque le dovrei dire che stasera ci sono anche i passatelli al sugo d’agnello, ma tanto non facciamo tempo a servirli in tavola che il parroco li ha già finiti.”
“Capisco… forse questo spiega perché ci tenga tanto alla processione. Ma quanti siete qui a Monastero?”
“Oh, beh… adesso siamo in undici. Fino a qualche anno fa qui ci abitava anche una signora tedesca, tanto simpatica, che le dicevamo sempre che l’avevano dimenticata con la Linea Gotica, ma purtroppo ora ci ha lasciati…”
“Oh, poverina… mi dispiace…”
“Ma no, non è mica morta…  dopo la nevicata del 2012 che siamo rimasti isolati quattro giorni e c’era tanta di quella neve che non si riusciva nemmeno ad aprire la porta di casa, se n’è andata.”
“Davvero una gran bella nevicata, se è riuscita a spaventare una tedesca… però se qui a Monastero siete in undici, la frazione più grossa è Cavoleto, vero?”
“Eh sì… Cavoleto è ben più grande. Sono quarantacinque abitanti…”
“Infatti, volevo ben dire… comunque la Madonna che sale da Cavoleto la portate nella chiesa lì in fondo, giusto?”
“Sì, la volete visitare? Ve la posso aprire… è molto antica: è del mille e sedici.”
“Caspita! E’ addirittura dell’anno mille?”
“Del mille e sedici...” (i vecchietti romagnoli, quelli che se c’è scritto  che il limite è di 40 Km. loro con la 127 cromata vanno a 40 Km e puoi suonare quanto vuoi ma non li schiodi perché sono nel giusto e sei te che sbagli, sono precisini. Se sei approssimativo ti correggono subito. Qui eravamo di poco nelle Marche ma evidentemente lo spirito aveva passato il confine).
“Sì, scusi… volevo dire del mille e sedici.”
Strada facendo, siccome la leggendaria affabilità di queste parti fa sì che un romagnolmarchigiano appena entra in modalità empatica ti racconti tutto di sé, finanche il codice fiscale se non fosse difficile da ricordare, e pretenda altrettanto da te (che poi lascialo lavorare e vedrai che un qualche punto di contatto o una conoscenza comune lui la trova sempre) il nostro mentore c’informa di chiamarsi Giuseppe e appena gli riveliamo da dove veniamo, sbotta soddisfatto: “Siete di Venezia? Mo te guarda che combinazione… io ho fatto il militare a Gorizia.”. Che come punto di contatto non c'è male...


la Madonna di montagna che tra poco riceverà la visita di quella di Cavoleto

L'abbazia di Santa Maria del Mutino, nella purezza e semplicità delle sue linee da alto medioevo si rivela della bellezza attesa, ma, prima di aprirci il portone, il signor Giuseppe ci tiene a farci sapere che lui e solo lui l'aveva salvata perché quando sono venuti per restaurarla, quei "gnurènt" della ditta volevano montare la gru proprio davanti alla porta, ma lui sapeva che lì sotto l'erba c'era la volta della cripta che sarebbe crollata per il peso e allora aveva insistito finché quelli della ditta avevano messo due grandi binari in ferro da qui a qui (ci mostra accuratamente i punti esatti, perché lui è preciso) per reggere la gru e tutto era andato a posto. Anche l'interno della chiesa era molto bello e soprattutto l'altare meritava la visita, ma le sorprese non erano finite perché passando da una porticina e scendendo cautamente due rampe di scale buie e senza corrimano, si spalanca davanti ai nostri occhi un bellissimo chiostro, del tutto inatteso e proprio di fronte a noi svetta la torre di vedetta del borgo fortificato poi trasformata in torre campanaria dell'abbazia. Che però quei lazzaroni della ditta (sempre loro...), a sentire la nostra guida, l'avevano abbassata di ottanta centimetri perché altrimenti non potevano manovrare la loro gru e l'avevano fatto di nascosto, che quando hanno finito i lavori lui si ricordava benissimo che la torre era più alta. 

la torre campanaria che quei patacca dei restauratori l'hanno abbassata di nascosto
per poter manovrare la gru, ma il signor Giuseppe si ricorda benissimo che era più alta.

Comunque fosse, la visita guidata prevedeva anche un'ulteriore discesa agli inferi attraverso una nuova scala ripidissima, con gradini alti mezzo metro, piena di ragnatele e illuminata a stento dal telefonino in modalità pila. Il tutto per farci vedere dove i frati benedettini tenevano i cavalli con i quali si spostavano tra i monasteri e per dirci che ci doveva anche essere un passaggio segreto, che lui non era ancora riuscito a trovare. In compenso, a giudicare dall'odore di guano, dalla paglia per terra e dalle piume, qualcuno ci doveva tenere delle galline, ma ho preferito non rivelargli che forse il passaggio segreto non lo era più tanto.
Riemersi dalle viscere della terra e ritornati sul prato fuori dal portone della chiesa, stiamo ancora chiacchierando con il signor Giuseppe, che non ci molla più, quando mi accorgo che più in basso lungo la strada c'è una signora massiccia e incazzata che agita una scopa sbracciandosi all'indirizzo del nostro mentore. Non faccio a tempo a dirgli: "Credo che la signora voglia lei..." che ci giungono i suoi strilli da soprano. 
“Giuseppeee! Guarda che stavolta a ciap è sciop e at dag una sciupetada (prendo lo schioppo e ti do una fucilata). Perché li porti in chiesa, che ho appena dato la cera al pavimento?”.

L'elfa che ascolta pazientemente le storie dei benedettini che scappavano
a cavallo, di Napoleone e del passaggio segreto che ci deve essere.

Appena sentita la minaccia il signor Giuseppe, abbassate le orecchie come il bretone quando ne combina una delle sue, svanisce rapido come un cartone animato in una delle case lì vicino e a noi non resta che ridiscendere la strada per rassicurare la signora (che brandisce ancora la scopa) sul fatto che in chiesa eravamo rimasti sempre sulla passatoia e non avevamo toccato il suo pavimento incerato. Per fortuna la donna abbassa l'arma e ci sorride amichevole. 
No, ma non ce l’avevo mica con voi, veh… ce l’avevo con quel patacca del Giuseppe che trova qualsiasi scusa per non finire la ghirlanda di fiori che non gli piace brisa…tutti così questi uomini, vero signora? Quando c'è da lavorare se possono fanno sempre i ciacaròn”
Mia moglie allarga le braccia solidale.
“La capisco… d'altronde lui ha fatto il militare a Gorizia, e il mio nemmeno quello. Che ci vuol fare?”
Appena tornati in macchina e ripartiti guardo l’elfa e le dico: “Ma lo sai che forse ho trovato il posto dove vorrei trascorrere gli ultimi anni della mia vita?”
Lei annuisce ridacchiando: “Bene, allora aggiungilo all'elenco”.
“Quale elenco, scusa?”
“Quello dei posti dove ogni tanto mi dici che ci vorresti trascorrere gli ultimi anni della tua vita, che tanto lo so che dopo tre giorni mi telefoni dicendo di venire a riprenderti”.

Mi accomodai nel mio sedile senza più dir parola e rimuginando su come dopo trent'anni di vita assieme le mogli ti conoscano bene, ma proprio bene…

16 commenti:

  1. Delizioso! me lo sono letto fino alla fine con il sorriso sulle labbra! Grazie Carlo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te Renata, sono lieto che ti sia piaciuto e che tu sia la prima ad inaugurare la nuova serie dei commenti. Ti devo un Capo in B :)

      Elimina
  2. Carlo, sei sempre all'altezza delle attese.........e ti leggo con piacere.
    Un abbraccio alla Sposa.
    Diego

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Diego, mi piace assai averti tra i miei lettori. Ricambio l'abbraccio a te e alla sposa.
      Carlo.

      Elimina
  3. Ciao Carlo! Bellissimo posto, bellissimo racconto di quella simpatica e avventurosa serata insieme alla tua Elfa Consorte e al povero signor Giuseppe. Mi sa che in quel bellissimo paesino non c' è proprio bisogno né di sindaco, né di forze dell' ordine, basta un energica signora con la scopa in alto minacciosa, e tutto ritorna a posto. Che forte, proprio Bello! Grazie di cuore Carlo, con questo tuo Bellissimo e simpatico racconto della vostra serata in giro senza meta, mi ricorderò senz' altro di Monastero con soli 11 abitanti, e di Cavoleto che invece ne ha ben 45!
    Buona Serata, ciao!
    Maria Elena

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che bello sapere che mi segui anche qui, cara Maria Elena. Appena riesci a ripristinare Skype ti racconto a voce del nostro viaggio. Un saluto affettuoso e un grosso abbraccio.

      Elimina
  4. Aaahhh, ma sei ritornato su questi lidi, finalmente!! ;-)
    Meno male, perché mancavano i tuoi racconti, sempre così vivaci e frizzanti.

    ( Sono Lilas, ma per l'ennesima volta sono dovuta sloggiare dall'ennesima piattaforma che ha chiuso!! Certo che me le vado a cercare col lanternino!)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Lilas! Che piacere rivederti qui sul mio blog. Sono stato un po' assente (giusto un paio di anni, robetta...) un po' perché ho avuto mille cose da fare e anche per un problemino di salute, ora risolto, che però mi ha consentito di ricaricare le esauste batterie della creatività. Spero che le mie prossime storie ti piacciano come in passato. Un abbraccio con tanta simpatia.

      Elimina
  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  6. Che splendido racconto!! Sto organizzando un evento proprio a Monastero di Piandimeleto, sulla dinastia dei Conti Oliva, che lì furono abati commendatari per quasi un secolo e mezzo :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, sono contento che le sia piaciuto. Mia moglie ed io ci siamo letteralmente innamorati di Monastero e prima o poi ci torniamo senz'altro. Se mi lascia qui sul blog un indirizzo web per saperne di più sull'evento quando sarà pronto, mi farà molto piacere. :)

      Elimina
    2. Eccolo: www.educazionemuseale.it
      www.almaloci.com
      L'evento è previsto per il 9 settembre 2017, le locations sono Piagnano di Sassocorvaro (glielo consiglio vivamente!), Monastero di Piandimeleto e la splendida cappella Oliva a Montefiorentino di Frontino. Non è una visita guidata, è un walkscape. Sul sito di almaloci può ripercorrere il tragitto, tramite le mappe, tutte le tappe saranno georeferenziate. Abbiamo scattato foto in 3D che saranno visualizzabili sul sito. È prevista una pausa pranzo proprio a Monastero, faremo accendere per l'occasione uno dei forni storici del borgo. L'evento coinciderà con la festa di Piagnano blues, che si svolgerà in serata. Mi faccia sapere se è interessato. Un abbraccio.

      Elimina
  7. Salve Carlo, l'evento di cui sopra è stato rinviato a domenica 1 ottobre 2017. Sempre che le interessi ancora :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh... buongiorno a lei. Mi scuso se tra il periodo di ferie e altre vicende non le ho risposto per tempo. Ad ogni modo, per tutta una serie di impegni di lavoro ci sarebbe stato difficile venire a Frontino per il 9 di settembre e purtroppo lo è di più per ottobre, dato che in quel periodo saremo a Düsseldorf a trovare nostro figlio. Mi farebbe comunque piacere poter vedere qualche foto dell'evento e sicuramente le andrò a vedere sul vostro sito, dato che mia moglie ed io ci siamo innamorati del Montefeltro e ci torneremo sicuramente. Comunque, per ricambiare in minima parte la sua cortesia, sul mio Flickr oltre a quelle che vede sul post ci sono altre foto di Frontino e dintorni (solo una piccola selezione), tra le quali, se non ricordo male, anche una che raffigura la splendida cappella Oliva. Se ce ne fosse qualcuna che le interessa, me lo faccia sapere e le sblocco il download, così se le può scaricare. Il link è: https://www.flickr.com/photos/volvay/

      Elimina
    2. Grazie di cuore!!! Corro subito a vedere le sue foto :) Visto che lei e sua moglie siete innamorati del Montefeltro, la informo che sto facendo un progetto di ricerca sui borghi abbandonati o scarsamente abitati nella provincia di Pesaro Urbino ed è prevista, oltre i walkscapes, anche una pubblicazione sui luoghi insoliti, come guida turistica, corredata da foto e video. Sono sicura che gradirà molto questa serie di iniziative :)

      Elimina
    3. Buonasera, sono passati quasi tre anni dalla ultima vostra comunicazione su un argomento di mio grande interesse. I miei genitori sono di Monastero e dopo essere emigrati da ragazzi,prima a Genova e poi a Monfalcone ove io risiedo, sono tornati a Monastero. Sono un medico, ma proprio per ricordare quei pochi abitanti ( oggi ancor meno numerosi), sto scrivendo un libro. Poche pagine con qualche fotografia. Sono interessata a tutti gli eventi del luogo e a qualunque tipo di informazione Grazie e cordiali saluti.

      Elimina