mercoledì 16 marzo 2022

L'appartamento veneziano al Ponte Tetta (farsa teatrale in un atto per Carnevale - scene terza e quarta)

 (segue...)

Scena terza


La luce si riaccende sulla stanza ormai vuota perché i quattro ragazzi sono andati in pizzeria e dopo un rumore di chiavi entrano due signore. 

La signora Giustinian  Ecco qui l’appartamento di suo figlio Emanuele… come vede,  è arredato di tutto punto e c’è tutto quel che serve….(fa una smorfia di disappunto) anche se ora noto un certo disordine, ma d’altronde a quell’età sono ragazzi esuberanti, si sa… 

La mamma di Emanuele, la signora Agnese: – Già! Vedo che non hanno nemmeno sparecchiato… Comunque, sono venuta qui apposta da Motta di Livenza per mettere un po’ d’ordine e pulire, così i ragazzi quando ritornano da lezione troveranno la casa a posto. Che se non ci pensiamo noi mamme… Grazie cara signora, lei è stata gentilissima…

Giustinian –  Ma si figuri… sono mamma anch’io e la capisco benissimo. Questi nostri figli sono sempre un po’ bambini e bisogna tenerli sotto controllo proprio quando iniziano a  sentirsi grandi. Ecco qui ci sono le chiavi, così ne ha una copia anche lei per ogni evenienza e io sono anche più tranquilla. Buonasera. (se ne esce)

La mamma di Emanuele. rimasta sola si rimbocca le maniche e intona uno slogan da corteo studentesco: “ E’ ora.. E’ora… la mamma che lavora.” . Si avvicina al tavolo e guarda la teglia con il pollo.

Mamma di Emanuele. – Oh! Ma guarda che bravi! Hanno fatto il pollo ripieno… questo  però dev’essere opera di quell’altro ragazzo, perché il mio Emanuele queste cose non sa nemmeno da che parte iniziarle…

Intinge il dito nel sugo e assaggia…

Mamma di Emanuele. –… forse un po’ forte di sapore, ma è proprio buono. Devo fargli i complimenti a questo Roberto e farmi dare la ricetta. Strano che lo abbiano lasciato sul tavolo. Comunque, sarà meglio metterlo in frigo, che magari per cena se lo riscaldano.

Le luci di scena si abbassano e la madre esce (dopo un rumore di aspirapolvere ), poi quando si riaccendono ricompaiono Emanuele e Roberto.

EMA – (sbalordito) Oh mio dio! Il pollo era ancora vivo…

Rob – Ma che cazzo dici? Se lo abbiamo cotto e squartato…

EMA – Sarà, però se n’è andato via da solo e ha pure sparecchiato la tavola.

Rob – Hai ragione…E ha fatto anche dell’altro… sulla fotografia incorniciata che ho messo sulla credenza ha lasciato un bigliettino con su scritto: “carina, chi è?”

EMA – Oh Cazzo! La conosco: è la calligrafia di mia madre! Ti ho detto che quella donna sarebbe riuscita ad entrare…è peggio degli incursori di marina. Allarme rosso! Abbiamo un’invasione! Ispezioniamo tutti i locali…

Rob –  Stai calmo!  (si guarda in giro) Magari si è limitata solo a… oh cazzo! Non si è affatto limitata…(corre di colpo in camera sua e si sentono imprecazioni e tonfi poi rientra con l’aria furibonda) Lo sai che ha fatto tua madre? Mi ha buttato tutti i Playboy originali americani in spazzatura e mi ha messo sul comodino un foglietto con scritto “Studiare! Niente donnine…”. Poi mi ha fatto sparire dall’armadietto del bagno tutte le confezioni di preservativi e ha lasciato al loro posto la scritta “Sesto comandamento: non fornicare” e nell’armadietto dei liquori al posto delle bottiglie ho trovato questa: (mostra una classica bandiera pirata con le tibie e i teschi incrociati),.

EMA    Scusa,  sono  senza  parole…  probabilmente pensava  che  fosse  tutta  roba  mia.  Ti ricompero tutto…

Rob – Ma no… figurati… mi secca solo che sia entrata a curiosare in casa. Le hai dato tu la chiave?

EMA – Ovviamente no. L’avrà chiesta alla padrona di casa, che sarà stata ben felice di dargliela. Visto che è sempre lì a controllarci non le sarà sembrato vero che qualcuna lo facesse per lei

Rob–   Quindi è inutile cambiare la serratura perché tanto la Giustinian le ridarebbe subito la nuova chiave.

EMA – Temo di sì. Comunque le parlerò e spero di convincerla a smetterla. Piuttosto… ma chi è la ragazza che hai messo nella cornice?

Rob–  E che ne so? L’ho trovata su una rivista. La uso per non insospettire Fabianino che così pensa che la mia donna sia un’ altra, che non è la sua.

EMA – Ah! Non mi avevi detto che la Patrizia stava ancora con Fabianino. Avevo capito che ora stesse solo con te…ecco perché non dovevo dire che tu e lei… ma da quant’è che quei due stanno assieme?

Rob – circa un anno…ma è solo per via della famiglia della Putty. Lui è figlio di un sottosegretario democristiano molto influente e i genitori di lei, che hanno una piccola impresa edile sperano nel matrimonio della figlia con un buon partito.

EMA – Ma lui non se ne accorge che lei viene a letto con te?

Rob– Figurati… a quello potrebbe passare vicino un leone e nemmeno se ne accorgerebbe. 

EMA – Ma tu non sei geloso di avere la tua donna in condominio?

Rob – No perché ci sta assieme per modo di dire… Patrizia gli ha detto che vuole fargli il dono di arrivare vergine al matrimonio e lui che è un tipino religioso e remissivo, magari diventa cieco, ma aspetta buono e tranquillo…e intanto io gliel'addestro per bene, sono praticamente il personal trainer della sua ragazza in quel campo e quando sarà il suo momento lui potrà solo ringraziarmi.

EMA – Quindi come ricompensa avrà un gran bel regalo di nozze (ridacchia)… hai ragione a chiamarla Putty. 

Rob    (severo)  Sì,  ma  ti  ricordo che  solo  io  posso  chiamarla così,  tu  non  ti  permettere. Comunque, mettiti il cuore in pace, che questa settimana Patrizia è venuta con Fabianino perché mi ha detto che stava finendo le mestruazioni, ma venerdì viene di nuovo a pranzo qui da sola, quindi dopo il caffè tu trovi una scusa e te ne vai. Chiaro? 

EMA – (sull’attenti come un soldato) Sissignore! Forte e chiaro. 

Rob - Bene e ricordati del segnale:  se vedi il vaso di gerani sulla finestra del bagno, puoi salire, altrimenti te ne resti a spasso e vai a giocare a flipper al bar in campo, magari avendo fatto scorta di monete, visto come giochi . 

EMA – (annuisce) – Sarà fatto…

Rob    Bravo! così ti voglio: uso obbedir tacendo e tacendo... andar fuori dai marroni.


Scena quarta 

 

I tre ragazzi sono a tavola e stanno sorbendo il caffè. Mentre Patrizia è distratta, Roberto fa segno con le mani ad  Emanuele di togliere il disturbo. Emanuele si gira a guardare verso la finestra con aria sconsolata. In quel momento si ode un forte tuono e il suono della pioggia battente… 

EMA.   Beh… quasi, quasi, visto che abbiamo finito il pranzo, ora andrei a fare due passi… ho bisogno di un po’ di aria fresca per digerire.

Patrizia (sconcertata) – ma… Emanuele… ti bagnerai tutto, sta diluviando.

EMA. (si alza ) ma no….non preoccuparti, ho l’impermeabile. E poi mi piace il clima di tempesta. Il vento in faccia mi tonifica. E’ fortificante. Anzi, prendo anche la macchina fotografica, che se ho fortuna scatto delle foto di Piazza san Marco con la grandine. Sarebbero così insolite…

Rob –  Ottima idea, magari hai una botta di culo e c’è anche l’acqua alta…a dopo allora, buona passeggiata e buon safari fotografico…

Emanuele prende l’ombrello, la macchina ed esce di casa. Roberto e Patrizia, si abbracciano e si dirigono verso il letto (che è fuori scena, come fosse in un’altra stanza) Ricompare Roberto già in mutande e canottiera che  dopo aver tolto il vaso di gerani dal balcone del bagno lo posa sul pavimento

La scena si fa buia e si illumina nuovamente poco dopo con la mamma di Emanuele che entra furtiva con l’ombrello gocciolante. La Mamma di E. guarda i piatti ancora sul tavolo.

Mamma di E.    Ecco! Lo sapevo! Tanto per cambiare hanno pranzato e se ne sono andati a lezione senza sparecchiare. Meno male che ci sono le mamme a pensarci (inizia ad impilare piatti e forchette, poi lo sguardo le cade sul vaso di gerani sul pavimento. Posa di nuovo tutto sul tavolo e congiunge le mani in preghiera)  Madre santissima! Che devo vedere…  ma guarda tu, quella povera pianta quanto è secca e poi perché la tengono sul pavimento? Roba da matti…comunque, gliela rimetto sul balcone del bagno che almeno prende un po’ di pioggia. (esegue, poi rientra in salotto rimboccandosi le maniche) Su! Dai! Forza e coraggio… iniziamo a pulire questo covo di sfaticati… anzi iniziamo dalla loro camera che sono sicura che non si sono nemmeno rifatti il letto….

Entra decisa nella camera da letto e si sentono gli strilli di terrore di Roberto e Patrizia, poi la madre di Emanuele fugge fuori di casa imbarazzatissima “ Ragazzi scusate…non volevo… …è stato uno sbaglio… scusatemi tantissimo” appena esce di casa compaiono sulla soglia della camera Roberto e Patrizia (visibilmente scossa)

Pat – Ma chi era quella pazza? Cosa voleva?

Rob – Era la madre di Emanuele, ecco chi era.. e voleva solo curiosare, la maledetta impicciona. 

Pat– Oh mio dio! Quindi ora mio padre lo saprà…

Rob   Ma no! Non sa nemmeno come ti chiami. Come farebbe a dirlo a tuo padre? E poi la figuraccia la farebbe lei che s’introduce nelle case altrui come una ladra

Pat–  Sì, forse, ma mio padre spaccherebbe lo stesso le ossa a me, se lo sapesse e la mamma di Emanuele potrebbe farselo dire dal figlio. E, comunque, io qui non ci vengo più…

Rob (sorpreso) –   Ma come non ci vieni più, amore? E’ il nostro nido delle coccole…lo vuoi abbandonare?

Pat–  (piagnucolando) Non me ne importa niente! Non posso fare l’amore con il terrore che sul più bello arrivi di nuovo quella matta. Mi sono vergognata come una ladra che mi abbia vista a letto con te (si soffia il naso).

Rob–   Ma no! Era buio, cosa vuoi che abbia visto… e poi (con il tono da seduttore).. micina mia…ma davvero non vuoi più fare l’amore con il tuo Roby?

P – (asciugandosi una lacrimuccia) Sì che lo voglio, ma allora prendi una stanza da un’affittacamere o in una pensione. Mi sta bene anche un letto sfasciato, con i pidocchi e che cigola, ma qui mai più.

Rob. –  Dai micettina… su… vedrò di farmi ridare le chiavi o cambio la serratura, così il problema il tuo Roby te lo risolve subito. Va meglio così? (lei annuisce) Dai…vieni qui e dammi un bacetto come prima, che tanto per oggi quella non torna più

Patrizia lo abbraccia lo bacia e i due rientrano in stanza . Proprio in quell’istante si apre la porta ed entrano Emanuele e Fabianino 

EMA – Robertoooo … sono qui con Fabianino, è venuto a riprendere la sua dispensa… 

Rob (dalla stanza) – oh caz… ehm…. sì … va bene… ce l’ho in camera da letto, mi sto vestendo… offrigli una birra che arrivo.

EMA. –  Non abbiamo birra in casa…

Rob – Vabbè, offrigli del vino…. 

EMA – Lo hai finito…

Rob – Ma che caz...  allora andate giù e vi raggiungo al bar in calle…

EMA – Fabianino dice che non ha voglia di nulla.

Rob –   E ti pareva?  Comunque non importa, portalo lo stesso al bar che io ho voglia di uno spritz

EMA –  Va bene. Ma fai presto che Fabianino deve tornare a Conegliano 

(I due escono chiudendo la porta e subito dopo si riaffacciano alla stanza Roberto e Patrizia)

Pat  (agitatissima) – Ci mancava anche Fabianino adesso…Io qui non ci torno più…neanche morta mi ci rivedi.

Rob – Si vabbè, ne riparliamo dopo, micettina, ora scappa che la via è libera. 

Pat – Sono sicura che non li incontro per le scale?

Rob – Ma sì certo, sono al bar, basta che fai il ponte delle tette invece di passare per la calle…. Vai tranquilla…

(si sente aprire la serratura della porta. Patrizia corre a nascondersi sotto il tavolo. Rientrano in casa Emanuele e Fabianino)

EMA. –  Il bar in calle era chiuso per turno 

Rob .(impreca sottovoce)   Allora portalo in campo San Giovanni e Paolo, ci sono tre locali lì, almeno uno stracazzo fottuto di bar su tre sarà anche aperto, no? 

Fabianino:    Scusa Roby se dico la mia… ma io vorrei solo riavere la mia dispensa, non ho voglia di prendere qualcosa al bar. Perché devo andare per forza al bar?

Rob –  (Lo spinge verso l’uscita con l’aria severa) Non ti ci mettere anche tu, oggi, che non è giornata! Emanuele ed io abbiamo voglia di uno spritz. E’ vero Emanuele che anche tu ne hai voglia? Dai, usciamo che sono pronto….al ritorno ti do la dispensa.

Passando a fianco di Emanuele gli bisbiglia “Stronzo! Guarda i segnali la prossima volta”

Emanuele allarga le braccia perplesso “ Ma se c’era il vaso sul balcone…”.

Appena tutti sono usciti, Patrizia esce da sotto il tavolo e dopo aver fatto il gesto dell’ombrello all’appartamento come a dire che non ci verrà mai più, se ne va anche lei.

(segue...)

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