venerdì 23 settembre 2016

Timeo Microsoft et dona ferens

Il vecchio detto del "Timeo Danaos et dona ferentes" dovrebbe essere aggiornato a "Timeo Microsoft et dona ferens" perché questa mattina, dopo che già ieri notte aveva macinato i suoi bravi aggiornamenti prima di spegnersi, accendo il Pc e, preceduto dai soliti avvisi azzurrini che non promettono nulla di buono del "sto preparando il computer, non spegnerlo" (perché mai dovrei, se l'ho appena acceso? Non sono mica uno psicopatico iperattivo...) e dopo vari riavvii, finalmente Microsoft mi ha installato l'atteso mega aggiornamento gratuito per l'anniversario di Windows 10. Un gentile omaggio di Guglielmo Cancelli (Bill Gates per i non anglofoni) agli utenti fidelizzati che lo avevano installato appena uscito credendo in lui (che invece la Fiat, ai clienti fedeli che acquistavano a scatola chiusa i nuovi modelli appena usciti e ancora pieni di difettucci da correggere nel tempo, non regalava nemmeno una bottiglietta di chinotto, ma si sa che i torinesi hanno il braccino corto...). 

Beh, appena completata l'installazione, dopo aver preso nota che ha tolto la foto del mio bretone Whisky come sfondo per sostituirla con il logo imperiale di Windows guardo curioso cosa sia successo e c'è subito Cortana che, dopo un cortese "Ciao", ora mi contatta dal lato destro delle notifiche e non più solo da quello sinistro e che ora, quando le dico "Apri Chrome" tanto per compiacerla, mi apre proprio Chrome e non il meteo come prima (a volte anche la mappa di Roma, che è pur sempre cultura generale). Davvero un gran miglioramento, ne valeva la pena!

Perché Microsoft toglie lo sfondo del mio cane? Come si permette?

Non faccio tempo a rallegrarmene che lo schermo viene progressivamente invaso da tutta una serie di pop up di allarme per avvisarmi che dall'antivirus al firewall nulla funziona più e praticamente mi dice che mi è caduta la saponetta in mezzo alla doccia del penitenziario. 

Per fortuna, forse per qualche premonizione, ieri avevo installato la versione appena uscita di Kaspersky Internet Security 2017 e avevo ancora il file d'installazione sul desktop, così lo reinstallo e alla fine, dopo una decina di minuti, un paio di "Sì, sono io l'amministratore e ho le autorizzazioni, fidati..." e qualche aggiornamento da scaricare, tutto va a posto e la saponetta Windows se la raccoglie da solo. Subito dopo dico a Cortana di aprirmi Spotify sicuro che ripeterà l'exploit di capire ben due comandi di fila, cosa che non succedeva dallo scorso dicembre, ma dopo le previsioni meteo su Spotorno, ridente cittadina ligure, e la home page di Sporti, una rivista sportiva albanese, alla fine mi rompo le palle e me lo apro da solo. 

Peccato che appena lancio la prima compilation dei Led Zeppelin con l'impianto surrond a sei casse messo a palla e il balcone spalancato per dare il buon giorno alla vecchia babbiona di fronte che sta già stendendo il bucato, tutto è silenzio attorno a me. Guardo cosa sia successo all'impianto stereo (che magari Sua Moldavità mi ha staccato un paio di cavi passando con l'aspirapolvere) e così, facendo le prime verifiche sul pannello di controllo, scopro che l'aggiornamento, per qualche onanismo mentale dei programmatori, ha pensato di mettere come uscita audio predefinita il microfono con le cuffiette USB con il quale parlo su Skype. Ripristino e riconfiguro anche l'audio (riequilibrando pazientemente casse, woofer e subwoofer) e ora so che passerò la mattinata in ansia nell'attesa di scoprire qualche altra chicca di driver che non funzionano più (tipo quello della stampante, che sto aggiornando in questo momento e quello della webcam, misteriosamente sparito chissà dove) e cose del genere, anche perché, la bella notizia è che per ripristinare eventualmente la versione precedente di Windows 10 ci sono solo 10 giorni di tempo, poi te la tieni per sempre. 
Grazie Bill, un regalo davvero graditissimo...

2 commenti:

  1. L'immagine della saponetta mi inquieta!! ;)

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    1. E' la metafora migliore del navigare in internet nudi e crudi, senza antivirus e firewall...provare per credere.

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