giovedì 8 settembre 2016

Di Sua Moldavità e dei pinguini ritrovati


Ritrovati! Era un bel po' che non li vedevo nel mio studiolo i due pinguini di terracotta con la sciarpina gialla e quindi i sospetti preoccupati non potevano che cadere su Sua Moldavità, la signora moldava che arriva una volta a settimana apparentemente per farci le pulizie in casa, ma, in realtà, per intrattenerci con il giochino enigmistico del: “ma dove ca... lo avrà messo la Nina?” inventando per il nostro diletto sempre nuovi nascondigli originali e impensabili per mettere via le nostre cose secondo le sue logiche dell’Est. La mia preoccupazione nella fattispecie nasceva dal fatto che la signora di solito mantiene l'ordine di casa nostra con la delicatezza delle divisioni corazzate del maresciallo Žukov a Stalingrado e quando rompe qualcosa fa sparire immediatamente le prove come un killer professionista o, nel migliore dei casi, la rimette a posto rotta ma girata, in modo che non notiamo il danno (vedi costoso vaso cinese blu in giardino, che ha un buco tipo cannone anticarro, ma è stato astutamente girato tra le altre piante dietro alla fontanella in modo che si veda il lato sano) e, comunque, la sua linea di difesa è sempre: "forse tuo cane fatto cadere" (con il bretone che protesta sdegnato). Però, interpellata al riguardo, la sospettata aveva risposto "Io non sapere di pinguino. Mai visto pinguino in questa casa, solo in acquario. Forse tu perso pinguino... " e siccome brandiva la scopa ho ritenuto opportuno non replicare.


I due pinguini con la sciarpa gialla, finalmente ritrovati

Invece oggi, del tutto casualmente, i due pinguini con la sciarpina gialla che cercavo li ho ritrovati ben nascosti in camera di mio figlio, sopra una mensola della libreria ancora immersa nel suo casino adolescenziale, tra un Dylan Dog, una lattina di birra usata come portamatite e un libro di greco. Ovviamente, i pinguini di terracotta si animano e vanno in giro di notte da una camera all'altra sono nei film di Walt Disney e dunque, a lume di naso, Sua Moldavità dovrebbe saperne qualcosa di quella trasmigrazione, ma la contentezza di averli trovati di nuovo e soprattutto di rivederli intatti è stata troppo grande per alimentare nuove tensioni diplomatiche con la Moldavia in aggiunta alla faccenda dei caricabatterie aggrovigliati in stile nodo gordiano. Perché Sua Moldavità, malgrado i cortesi inviti ad occuparsi della pulizia in generale, ma non dei miei caricabatterie, continua imperterrita a farmeli trovare aggrovigliati inestricabilmente e, con un tocco di modernità, ora ci aggiunge anche i cavi della webcam e del microfono, per complicare ulteriormente il nodo. 


Alessandro Magno il nodo gordiano lo poteva recidere con la spada, 
io vorrei fare lo stesso con il nodo moldavo,  ma non posso.

Credo sia una specie di simpatico passatempo moldavo che ci lascia per dilettarci a risolverlo nel nostro tempo libero, un po' come le tante cose che mette a posto secondo la sua visione del mondo (la Weltanschauung hegeliana in versione moldava) costringendoci a cercarle per giorni e facendocele ritrovare fortuitamente nei posti più inconsueti, tipo il cavatappi nella cassetta degli attrezzi o la spugna per le pentole nell'armadietto del bagno. Con il coraggio vano dei cavalleggeri polacchi lanciati al galoppo contro i panzer tedeschi ho provato a lamentarmene, ma qualche giorno dopo ne ho ricevuto una risposta ambigua, tutta da interpretare. Perché tra gli antichi tarocchi veneziani c'è una carta che si chiama l'appeso o l'impiccato e che raffigura un uomo che penzola a testa in giù appeso tra due colonne (quelle del Todaro?) con le mani legate dietro la schiena. Il significato di questa carta non è necessariamente negativo, ma comunque simboleggia l'incertezza e l'inversione di prospettive e di valori di un mondo capovolto. Nella migliore delle ipotesi, Sua Moldavità è un'appassionata di cartomanzia perché ha trasformato il caricabatteria del mio Nokia in un impiccato e lo ha anche appeso, non casualmente, ad una cornice turchese, che è la pietra che si abbina alla carta. Nella peggiore... beh, evidentemente la signora non ha gradito la mia osservazione e la cosa assume un significato velatamente minaccioso, perché lei sa dove colpire... 


Il caricabatteria del Nokia impiccato, così imparo a lamentarmi

Per esempio, c'era un epoca felice nella quale possedevo 7 plettri Fender per le mie chitarre, poi entrò nella nostra casa Sua Moldavità e iniziò la fine perché per odi atavici che non saprei dire le signore moldave che vengono a farti le pulizie prima ancora di sbattere i tappeti devono assolutamente smarrirti i plettri. Uno dopo l'altro, se ne sono andati tutti, immagino risucchiati dall'aspirapolvere o sbattuti in giardino assieme alla polvere dei succitati tappeti. L'ultimo rimasto, conservato come una reliquia e che avevo immortalato in una foto assieme alla mia Fender Esquire del 1970, è sparito qualche giorno fa e oggi mi tocca usare una vecchia scheda telefonica ritagliata a mo' di plettro nell'attesa di andare in centro a comperarne altri. Ad Eric Clapton di sicuro non succedeva...


Costoso vaso cinese centrato da granata anticarro moldava da 88 mm. 

Poi, ho appreso nel tempo a non lasciare mai in giro gli attrezzi con cui stai sistemando la terrazza, altrimenti Sua Moldavità, oltre a deliziarti disponendo le poltroncine e il divanetto di vimini perfettamente allineati come un plotone che debba sfilare in parata sulla Piazza Rossa, ti comporrà sul tavolino in vetro una sua opera in stile neorealista sovietico dal titolo "Bouquet di pennelli e spatola con detriti e spazzole ", pronta per il padiglione moldavo della Biennale. Anche perché ultimamente la signora, sentendosi ormai parte della famiglia, ha iniziato pure a dare sfoggio di creatività in piena autonomia e così ogni tanto ci delizia con qualche trovata di arredamento “surreale” che ci lascia senza fiato. Tempo fa, per esempio, mi sono accorto che, invece di buttarlo come le era stato chiesto, aveva pensato bene di riciclare un grande fiocco di tulle in plastica rossa proveniente da una corbeille di fiori natalizia ponendolo a mo’ di pennacchio in cima alla abat-jour del salotto, cosa che immagino abbia soddisfatto appieno il suo gusto estetico. 


un piromane non saprebbe far di meglio per innescare un incendio.

Ora, non ho dubbi che la cosa rientri a pieno diritto tra gli “epic fail”, ma non so se classificarla nella categoria dei “tristissimi arredamenti di gusto balcanico” o in quella dei “tentativi criminali d’incendio andati a vuoto”, considerando che la plastica del tulle era appoggiata proprio sulle lampadine ad incandescenza. Questa donna comincia ad inquietarmi...


Ah! Dimenticavo... perché ci tengo tanto a quella statuetta di pinguini parlando della quale ho iniziato il post? Perché era un pomeriggio del dicembre 1984, mia moglie Morena ed io c'eravamo messi insieme da pochi giorni, faceva un freddo cane e passando tutti abbracciati come due ragazzini davanti alla vetrina di un negozio in Salizada San Lio li avevamo notati e siccome in quel momento per una strana combinazione indossavamo tutti e due una sciarpa gialla, avevamo deciso che rappresentassero a dovere il nostro amore appena sbocciato e ce li siamo comperati. Ben tornati, pinguinotti con la sciarpetta gialla...

3 commenti:

  1. Per leggere i tuoi post mi riservo quasi sempre la domenica mattina, così, nel silenzio, me li godo tutti!! :-)

    Ecco, mi stavo giusto domandando perché ci tenessi tanto ai pinguini, e la spiegazione è arrivata sul filo di lana!!

    La sicura moldava fa morire!! ( Il tulle sull'abat-jour è davvero diabolico....aiuto!!!)

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