venerdì 3 luglio 2020

Di quelli che devono affrontare le incazzature indecifrabili



L’“incazzatura indecifrabile” è una tattica squisitamente femminile cui mia moglie fa spesso ricorso nelle nostre schermaglie dialettiche e che mi trova totalmente indifeso. La cosa nasce di solito quando la vedo aggirarsi per casa stranamente evasiva nei miei confronti. Quella, in realtà, è proprio la trappola, alla quale abbocco con puntualità pari alla sventatezza, perché subito scatta uno dei miei numerosi sensi di colpa che m’induce a chiederle: "Sei arrabbiata con me?".
La risposta, se c’è, di solito consiste in un grugnito o, peggio, in un "Vedi tu…" che dà l’avvio a un vorticoso giro di domande su cosa mai le avessi fatto e di risposte che partono dal livello: "Niente…" (in pratica, una provocazione, poiché non può essere vero, altrimenti non ci sarebbe quel broncio) fino ad arrivare gradualmente alla frase più temuta: "Ci devi arrivare da solo!". Il ché diventa una specie di quiz a perdere, perché a quel punto, in una sorta di autocritica marxista-leninista, non resta che percorrere la dolorosa strada dei ricordi e del pentimento attraverso frasi del tipo: "Ma è forse perché ieri ti ho detto….?" oppure: "O è perché l’altro ieri non ho fatto…? " il cui unico risultato pratico è quello di aprire nuovi fronti di discussione e ampliare ulteriormente le mie colpevolezze, perché alle volte finisco per ammettere reati non ancora rilevati.

Se per caso imbrocco la risposta giusta, allora parte il litigio vero e proprio, preceduto dalla frase "Aaah! Vedi allora che lo sapevi?" che serve a evidenziare quanto la mia coscienza fosse sporca e come fossi stato abilmente smascherato.
Così, pur di fare la pace hic et nunc, perché fa troppo caldo per bisticciare o proprio hai di meglio da fare, finisci per dirle: "Senti, qualsiasi cosa abbia fatto, te ne chiedo scusa!" annunciando la resa senza condizioni come Friedrich von Paulus a Stalingrado.
Questo consente finalmente di conoscere il capo d’accusa che, di solito, si rivela essere una cazzata immane del tipo: "Ti avevo chiesto di dare acqua alle ortensie e non lo hai fatto", o, peggio ancora, cose del genere “Non mi hai svuotato la lavatrice” (anche perché - tesoro mio adorato - se non mi avvisi che l’hai messa su alle sei di mattina prima di uscire, non è che poi mi viene l’estro di passare dalla lavanderia a vedere se, per caso, nella lavatrice c’è della biancheria da stendere).

All’“incazzatura indecifrabile” si aggiungono le temutissime “domande delle cento pistole” che ogni marito (compagno o moroso che sia) conosce perfettamente e che in realtà significano “E' tanto che non ci facciamo una bella litigata”. Tra queste c’è la classica “Come mi sta il vestito?” all'uscita da un camerino di prova. Perché lei lo sa benissimo come le sta, visto che si è guardata allo specchio mentre lo indossava, però vuole che sia tu a esprimerti e in questo caso è inutile chiedere l’aiutino da casa come nei quiz televisivi, perché se le dici “Ti sta benissimo, sembra fatto per te…” ti risponde indignata “O sei orbo oppure sei un falsometro! (neologismo coniato dall’elfa per le mie innocenti bugie a fin di bene coniugale). Lo vedi anche tu che mi stringe troppo sul seno…” e se invece le dici “Forse ti fascia appena un pochino sui fianchi… “ allora scatta la filippica sulle tue insalate con troppo olio, i tuoi sughi abbondanti e il successivo “Da domani tutti a dieta”.
Lo stesso vale per il “Come mi stanno i capelli?” appena torna dal parrucchiere o il “Come sto vestita così?” quando sta per uscire. E poi c’è la più temuta, ovvero il: “Noti niente di nuovo in me?” che è un po’ come quel giochino della Settimana Enigmistica per cui “Questa immagine differisce da quella a fianco per sei piccoli particolari, il solutore più che abile li trovi" e tu, siccome qui non c'è la soluzione a fine pagina da andare a guardare, inizi disperatamente a cercare di ricordarti come l’elfa fosse vestita o pettinata qualche ora prima e sapendo che hai solo tre risposte a disposizione prima che lei ti riveli, seccata per la tua mancanza di attenzione nei suoi confronti, che si è cambiata lo smalto sulle unghie dei piedi.

Ieri, a fine pranzo e prima di uscire per tornare al lavoro, l’elfa mi ha rivolto una “domanda delle cento pistole” del tutto inedita. Stavamo guardando Master Chef quando un giovane concorrente, lamentandosi che durante una gara a coppie gli era toccato cucinare con una collega che gli stava sempre con il fiato sul collo a criticare, a dirgli cosa dovesse fare e cosa stesse sbagliando secondo lei, ha concluso dicendo “ E’ stato come avere per tutto il tempo una gatta attaccata con le unghie ai marroni”.
A quel punto l’elfa ha ridacchiato e mi ha guardato maliziosa dicendo “Dimmi la verità… anch'io alle volte sono così con te, vero?”.
Non sapendo cosa risponderle, per l'istinto di conservazione me la sono cavata alla meno peggio con la tipica risposta veneta e un po’ democristiana di quando non si vuole prendere una posizione netta e si cerca di passare indenni tra Scilla e Cariddi : “Conforme…”
Lei ha avuto un lampo divertito negli occhi, poi, mostrandomi le unghie e soffiando come una gatta che sta per graffiare mi ha sussurrato “Gatinha Assanhada …” (la gattina arrabbiata di una canzone brasiliana) e se ne è tornata al lavoro lasciandomi a meditare su che avesse voluto dire e sul mio prossimo futuro, tanto che poi sono subito andato a controllare in lavanderia se per caso avesse fatto una lavatrice.

2 commenti:

  1. Grande affresco di vita di coppia quotidiana con valore archetipico, direi... Quanti ricordi mi hai fatto venire in mente... Effettivamente ci si potrebbe scrivere un manuale di sopravvivenza. Varrebbe la pena di costituire un circolo maschile per immaginare ed imparare tecniche di difesa adeguate.
    Resta il fatto che a molti di noi le nostre donne piacciono, anche se a volte hanno questo carattere che preferisco non definire compiutamente...
    Ben ritrovato, in ottima forma, direi...

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  2. Oh! grazie...è un piacere anche per me ritrovarti tra i miei lettori. . L'idea del circolo è divertente, dobbiamo lavorarci sopra, ma con cautela giacché non so da te, ma il tribunale "8 marzo" in casa mia è in sessione permanente :)

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