mercoledì 20 settembre 2017

Dell'antico Egitto, dei Cimbri e Teutoni e dei loro piatti nelle malghe del Cansiglio

C’è nel mondo dell’editoria un grande mistero che, in quanto tale, non riesco a spiegarmi e forse richiederebbe l’intervento di Alberto Angela e magari anche di suo padre Piero. Vi spiego: io so perfettamente che quando viene dato in omaggio o a prezzo stracciato il primo numero di una qualsiasi enciclopedia o dizionario questo sarà dedicato alla lettera “A”. Nella mia biblioteca ho diversi libri, alcuni anche ponderosi, che trattano della lettera “A” e quindi posso affermare di essere un vero esperto di temi che spaziano da “Abaco” ad Azzimato” e se dovessi ridare oggi l’esame di Diritto Civile, non farei più scena muta sul significato di “Abigeato”e di “Anatocismo”. 

Quello che invece non comprendo è perché ogni numero speciale di rivista, allegato a qualche periodico, collana in DVD o a fascicoli debba sempre iniziare dall’ “Antico Egitto” con o senza riproduzione dei templi di Luxor in 3D. Anche perché ormai so tutto di Nefertiti, Anubi, Osiride, la disposizione astronomica delle piramidi, il mistero della sfinge, il limo del Nilo e Abu Simbel. Ho appreso discretamente anche le tecniche di mummificazione, che potrei sperimentare sul gatto dei vicini, conosco il significato di almeno una ventina di geroglifici e so cosa mangiasse a colazione Tutankhamon il cui faccione enigmatico mi osservava anche questa mattina dal numero speciale di National Geographic passando davanti all’edicola. Dunque, difficilmente comprerò queste pubblicazioni perché ormai non mi possono più sorprendere o incuriosire, salvo che non mi dimostrino che le piramidi sono un manufatto alieno e che in realtà noi ne vediamo solo la punta emersa tra le sabbie perché la loro base è situata venticinque chilometri sottoterra. 


In questa malga sostengono che i Cimbri mangiassero così.

Per questo mi chiedo: proprio non si può iniziare una qualsiasi collana storica da un altro popolo un tantino più inedito? Dando per abbastanza conosciuti Romani, Etruschi, Ateniesi e Spartani, proporrei magari i Sumeri o gli Ittiti che nella battaglia di Qadeš agli egiziani di quel presuntuoso di Ramses II gli hanno fatto un mazzo così. Andrebbero bene anche i nomadi Getuli del Maghreb oppure i Sanniti delle forche caudine o le popolazioni danubiane dei Daci, che tante rotture di scatole hanno dato ai romani. Oppure, poiché abitano ancora qui sul Cansiglio e sui Colli Berici dopo che il console romano Gaio Mario li aveva sconfitti ma se n’era dimenticato qualche drappello, potremmo parlare dei Cimbri e dei Teutoni (io partirei comunque avvantaggiato perché una mia amica che insegna Filologia Germanica ci ha scritto sopra qualche libro). Far conoscere lingua, tradizioni e cultura di questo popolo (a Barbarano Vicentino si stampa ancora un giornale in lingua Cimbra) sarebbe davvero interessante, anche perché uno eviterebbe di vedersi servito come “piatto Cimbro” in una malga sul Cansiglio, la desolante salsiccetta con cubettino di polenta della Barbie e formaggio gravemente ustionato alla piastra che mi hanno portato in tavola per la modica cifra di 14 Euro. Voglio proprio sapere cosa mangiassero realmente i Cimbri…

2 commenti:

  1. I Cimbri e i Teutoni, ne sono certa, sapevano scofanarsi quintalate di polenta concia magno cum gaudio e senza necessità di bicarbonato post prandiale :-)

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