venerdì 16 dicembre 2011

Casalinghi si diventa (la prevalenza del budino)


Occupandomi professionalmente di un qualcosa - lo sviluppo organizzativo - che l’ottanta per cento delle imprese venete neppure sa cosa sia, mentre le altre più strutturate che lo sanno di fronte ad una crisi del genere non hanno più trippa per i gatti e, comunque, ormai c’è poco da sviluppare, mi ritrovo mio malgrado con un bel po’ di tempo libero a disposizione. Così, oltre alle tre orette quotidiane adoperate per portare il bretone a sgambettare tra campi fangosi e nebbie (che lui non si degna di espletare i suoi bisogni nelle aiuole dei giardinetti, ma si sente ispirato solo dalla visione degli spazi agresti), ho una moglie che appena mi tolgo il cappotto tutto infreddolito e oso aprire Repubblica per una fuggevole occhiata, invece del premuroso: “Amore, sei stanco? Vuoi che ti faccia un caffè bollente?” tipico degli angeli del focolare di cui favoleggiavano le poesie delle elementari, mi ricorda con un automatismo tipicamente femminile che, visto che non ho nulla da fare, ci sarebbero le foglie in giardino da rastrellare o la biancheria da stendere. 

I campi gelidi e fangosi prediletti dal mio cane

Dunque, essendo di natura un uomo curioso e aperto al cambiamento, sto perfezionando il ruolo del casalingo. 

Non che prima non lo facessi, ma lavorando a Torino e pertanto vivendo da solo a quattrocento chilometri da casa e con orari devastanti per la mia alimentazione (uscendo alle otto di sera, riuscivo a fare spesa solo se i negozi non mi chiudevano la saracinesca sui piedi) sopravvivevo solo con scatolami e tranci di pizza o di focaccia ligure rafferma e per il resto dei lavori di casa, non disponendo dei tempi tecnici, mi limitavo al minimo sindacale (lavaggio del mio piatto singolo e della forchetta, delle calze e mutande etc...), mentre per le pulizie di fondo, chiedendo ingenuamente lumi al giovanotto della cooperativa che ci puliva gli uffici, mi era stata indicata la “Soluzione Luciana” che, a suo dire, avrebbe depurato il mio appartamento come la “Soluzione Schoum”. Si trattava di una signora molisana (ovviamente parente del giovanotto) dall’età indefinibile, sempre vestita di nero e brusca di modi che veniva al venerdì sera e che, come promesso, mi riconsegnava al lunedì una casa lucente, ancorché affumicata come uno speck perché la maledetta fumava come una turca, tanto che le lenzuola e il cuscino sapevano di fumo per almeno due o tre giorni. Questo anche se prima di dormire lasciavo la finestra spalancata per arieggiare (misura in ogni caso indispensabile perché abitando in un condominio di vecchietti freddolosi, la caldaia andava a tutto spiano anche in primavera e sui termosifoni ci potevi friggere le uova) 

Oggi, come dicevo, faccio il casalingo in maniera più articolata e consapevole. 

Compiti per casa

Un'esperienza sicuramente interessante e formativa, che, come fossi un novello Darwin, mi svela mondi nuovi e affascinanti come quelli del Mocio Vileda, del panno antistatico e dell’olio paglierino per i mobili o anche tecnologie complesse come quella della lavatrice intelligente che si rifiuta di accettare il detersivo se il tessuto non è quello giusto, che però sa solo lei quale sia. Questo nuovo mondo, spesso mi pone davanti a scelte sconosciute e laceranti come quelle relative al detergente migliore per i pavimenti (con lisoformio o no? E la candeggina profumata a che ca… serve?) o a scoperte amare del tipo che non esistono guanti di gomma adatti alle mani di un signore alto un metro e ottantaquattro per novanta chili di peso e che anche il formato XL ti stringe due lacci emostatici attorno ai polsi. Quindi, alla fine, essendo uomo d’ingegno, dopo aver scoperto quanto bruci il Calinda a mani nude, ora lavo il water con le mani avvolte nei sacchetti del supermercato.

                                                             

Ma quello che più mi affascina è la scoperta di specie umane nuove e insidiose, quali la verduraia sotto casa che ogni volta che mi vede passare mi sorride e viene a fare una coccola al cane, ma poi approfittando della totale incompetenza di uno abituato a mettere nel carrello del supermercato il lattughino “tempo zero” già lavato e pronto da condire, mi rifila come misticanza di insalatine novelle le erbacce che crescono sui bordi della strada e quando acquisto un chilo di cipolle, facendomi credere con la gestualità di un’ illusionista che sta scegliendo solo le migliori per me, poi me ne rifila sempre almeno una marcia. Lo stesso accade in pescheria quando mi magnificano seppioline atlantiche scongelate e gommose come nostrane e fresche di giornata.

L'aria infida della verduraia c'è tutta

Poi c’è la nostra farmacista, una bella signora sorridente dai capelli nerissimi, che qualsiasi richiesta le faccia di farmaci da banco, mi propone di default prodotti omeopatici o unguenti e tisane preparate da lei, purché costosissimi e dicendo ogni volta “Questo è un prodotto tutto naturale. Vedrà che le farà solo bene”. Se cerco di fare il furbo e mi rivolgo alla sua collega, una signora esile, bionda, di origine tedesca e dallo sguardo glaciale, il risultato sarà identico, solo che mi verrà detto: “Qvesto è prototto tutto di natura, Fedrà ke le farà solo pene”. Questo per non parlare della signora Luisa del negozio di alimentari a fianco che ormai ho soprannominato: "Sono due etti, lascio?" e alla quale prima o poi vorrei dire: "No, tolga...", ma ho paura delle conseguenze, visto che è una montanara cadorina arcigna con le braccia muscolose di un tagliaboschi, tanto che immagino apra in due le forme di grana direttamente con le mani. 

Una delle specie più aggressive che ho potuto scoprire andando a fare la spesa su mandato coniugale, è quella delle signore "vintage" con i capelli cotonati e azzurrini. Quelle donne di età indefinibile, spesso già nonne, che parlano in dialetto, con l’abitino a colori inspiegabili e il trolley della spesa da cui spuntano due gambi di sedano e che verrà presto usato contro le tue caviglie come una macchina da guerra di Leonardo da Vinci. Quelle che quando il tuo macellaio pronuncia il fatidico “A chi tocca?” le senti subito mentire alle tue spalle: “Tocca a me!” e che, dopo averti spostato con la grazia di un Materazzi per raggiungere il bancone, iniziano il Cantico delle Fettine. 

Signora con i capelli azzurrini in versione tecnologica

Detto Cantico, comincia sempre chiamando per nome il macellaio, per farti capire subito che tra i due c’è un’antica confidenza che, pertanto, le consentirà di pretendere la rimozione minuziosa di ogni filo di grasso dalle bistecche, il disossamento del quarto di pollo e il legamento con lo spago dell’arrosto. Inoltre, consiste nel rivelarti, di fettina in fettina e di etto in etto, tutte le abitudini alimentari della famiglia e, di conseguenza, quanto lei sia carica di attenzioni e avveduta nelle scelte, casomai avessi pensato che ordinava alla: “Valà che vai bene” (Purtroppo non posso più dire: “Alla …. di cane”. Qualcuno in famiglia non la prenderebbe bene). 

Così, in capo ad una mezzora saprai che il figlio trentenne, quello che lavora in banca, non sopporta i nervetti nella carne sin da quando era bambino, mentre suo marito è l’unico della famiglia che mangia il fegato, ma solo con la cipolla, che lei usa solo la guancia per fare lo spezzatino, che diventa tenerissimo, mentre i messicani di pollo (ma senza il peperone) sono per il nipotino che mangia poco, perché la nuora, come tutte le ragazze di oggi, non sa cucinare, ma che se glieli prepara la sua nonna… 

Dopo aver invocato qualsiasi divinità affinché il pargolo si strozzi con i messicani di pollo della nonna, appena ti sembrerà che il Cantico abbia avuto termine e dopo l'attesa di altri minuti di ricerca nelle borse per trovare i cinquanta centesimi che mancano (“Guardi… glieli do io, signora, se non si offende e anche se si offende…”), proprio quando stai per aprire bocca, la signora dai capelli azzurrini si fermerà sulla soglia della macelleria come folgorata da una visione celeste: “Maria santissima… gèro drio a desmentegàrme… Mauro, hai mica il prosciutto cotto dell’altra volta, ma non quello con i conservanti, quell'altro naturale che era piaciuto tanto a …” .

Anche mio figlio, nei rari momenti nei quali ci onora della sua presenza, si dimostra nel pieno apprendimento del suo sapere casalingo, un po’ perché sua madre ha deciso che è meglio educarli da piccoli per non ritrovarsi  poi con casi irrecuperabili come suo marito e un po’ perché il feldmaresciallo Katerina lo ha messo velocemente in riga ricordandogli che in “Czech Republic…” (etc.). 

Gli esordi da cuoco di mio figlio nelle eleganti suite dell'ostello di Vilnius

Il nostro giovanotto aveva iniziato a darsi da fare già durante l’Erasmus regalandoci scene memorabili quali le immagini webcam dalla sua camera spartana con le camicie sullo sfondo stese ad asciugare ancora sgocciolanti e appese ad un filo che passava sopra il letto del suo compagno di stanza, il pazientissimo Miguel. Ma proponendoci anche il suo sguardo sgomento quando aveva appreso che la biancheria occorre anche risciacquarla, non solo immergerla nell’acqua e sapone (ed ecco spiegati quei fastidiosi pruriti) e perfino un momento di buonumore quando ci aveva rivelato che per un incomprensione dell’etichetta lituana, aveva fatto il suo primo ragù con il ketchup (però ai tedeschi dell’altra stanza era piaciuto molto). Poi è migliorato a tal punto che oggi si lava e si stira impeccabilmente le camicie (anche perché sua madre da quando ha compiuto i 18 si rifiuta di farlo) e cucina più che discretamente, tanto che alla fine si manteneva dando lezioni di cucina italiana ai suoi compagni (e alle compagne) dell’ostello di Vilnius in cambio della spesa settimanale e di qualche ingresso in discoteca. Perché un economista sa anche arrangiarsi con le leggi della domanda e dell'offerta.

Il grande cuoco italiano si esibisce a casa di Katerina
Siccome se ne vanta in eccesso, sabato l’ho sfidato ad un duello culinario tipo “la prova del cuoco” con sua madre e due nostri amici invitati a cena per l’occasione nelle vesti di giurati più o meno imparziali. Ciascuno ha fatto le sue spese e poi Gianmarco ha cucinato un antipastino di sua invenzione (dice) con carciofi, funghi e taleggio passati al forno dentro dei vol au vent (surgelati) e delle fettuccine con il bacon della Tulip e tanta cipolla che ha definito con molta fantasia “alla griscia”, mentre io ho mi sono esibito nelle crépes con la ricotta e lo speck  e poi nelle polpettine al sugo con i piselli, come le faceva mia nonna, cioè da urlo. 

Infatti, ero in vantaggio, quando a sorpresa lui ha servito in tavola un dessert: un bunèt piemontese (una via di mezzo tra il budino e la crème caramel) al cioccolato, guarnito con la panna montata (spray) e un’amarena Fabbri, che non c’entrava nulla ma faceva scena. Successo immediato, applausi e vittoria netta dell’erede. Domenica mattina, appena l’ho visto arrivare giù dalle scale ciondolante in pigiama a bofonchiare: “Qualcuno ha fatto per caso il caffè?” gli ho fatto sportivamente i complimenti per la vittoria e per quel dolce. Lui mi ha folgorato con un lampo ironico poi mi ha detto ridacchiando: “Papà, ma scherzi? Guarda che la mamma l’ha capito subito … i bunèt li ha fatti la Parmalat, mica io…” .

18 commenti:

  1. Sono assolutamente solidale con te.
    Il mio curriculum è: aver passato dieci mesi in una casa nuova da solo lavando, stirando, pulendo e facendomi da mangiare da solo. Beh dai, non è tutta questa gran difficoltà, come usano dire le donne.

    Bel blog. Piacevolissima lettura.

    RispondiElimina
  2. ahahaha mi hai fatto ridere tutto il tempo!
    Comunque da single ti mancava solo di fare questa perla che faceva mio marito: cucinava con le padelle foderate di alluminio, così poi lo buttava e non si lavava nulla :D
    Hai ragione, le vecchiette azzurrine sono tremende!
    Buon week end Carlo

    RispondiElimina
  3. Carlo sei sempre favoloso nei tuoi racconti, attento a scrutare ogni "sfumatura" della fauna che ti circonda, e con ciò naturalmente escludo il parentame :))

    RispondiElimina
  4. l'ironia si sposa bene con l'uomo.
    con la donna diventa nevrotica e a lungo andare crea problemi.
    :)
    vado a stirare il monte dei panni di non so quante lavatrici fa.

    RispondiElimina
  5. ho finito di leggere il post e sto ancora ridendo.
    mi fai sentire un disastro: detesto i lavori domestici e sono un disastro in cucina.
    ecco, l'ho confessato, oh.

    RispondiElimina
  6. Delizioso questo post, fa sorridere sin dall'inizio. "Il Calinda" lo uso pure io, però l'abbiamo sempre chiamata "la Calinda", al femminile. In effetti è un detersivo...

    RispondiElimina
  7. mi hai fatto ridere, questo post è esilarante. hai creato ad arte tutte quelle situazioni di quotidiana follia. io la vecchietta con i capelli azzurrini me la ritrovo sempre e purtroppo non è mai vero che tocca a lei!!! le foto di tuo figlio sono bellissime!

    RispondiElimina
  8. @Giorgio Giorgi: ma sì...so bene che si può vivere deliziosamente da single, perché tra una piacevole invasione della mia vita e l'altra, trascorrevo quietamente le mi giornate in una casa pure decentemente pulita e cucinandomi manicaretti più che discreti. Il problema è che per "loro" la nostra casa non è mai la clinica svizzera che hanno nei loro modelli mentali e mettiamo troppo olio nei sughi e nelle insalate.
    Ciao, grazie per avermi fatto visita e complimenti per il tuo blog, davvero molto interessante.
    Ciao

    @Maude Chardin: Lo dico con sincera ammirazione: la trovata di tuo marito per non sporcare le pentole è davvero geniale. Non è che la vuole brevettare?
    Ciao

    @Pat (POPC) Grazie Patty, ma anche tu in quanto a spirito di osservazione e conseguente ironia nei tuoi post non scherzi mica.

    @Lauramentre: grazie e hai tutta la solidarietà per la tua montagna di roba arretrata da stirare. Vuoi che ti mandi mio figlio? Le camicie le stira benino...

    @ISI: Noooo! Ma allora esistono! Dio che meraviglia trovare una donna che ne sa quanto te di lavori domestici e dunque non ha termini di paragone per stressarti. Credevo fosse solo una congettura teorica, come la vita su altri pianeti...
    Perché non ti ho conosciuta a suo tempo?

    @Vagabonda: Grazie per i complimenti, in quanto al Calinda, parafrasando Mao Tze Dong direi che non è importante l'articolo che precede il detersivo, quanto che questo sgrassi bene il lavandino. Ciao

    @Trilly: sono felice che ti sia piaciuto. Sto pensando di creare un gruppo su Facebook per organizzare la resistenza contro le vecchiette dai capelli azzurrini. Grazie per il complimento a mio figlio, ma non glielo riporto perché ha già di suo un discreto livello di autostima. Ciao

    RispondiElimina
  9. Molto divertente tutto il post, le vecchiette poi !... ce ne sono anche qui, con altra cadenza linguistica però..
    Simpatica la tenzone culinaria con il figlio !
    A me piace fare tutto in casa, senza esagerare, però avrei davvero bisogno di essere single per un pò! ...
    Le pentole foderate mi intrigano molto...se non fosse che sto combattendo la battaglia contro i troppi rifiuti... Faccio parte dell'esercito dei riciclatori/risparmiatori del pianeta...E tutto quell'alluminio...?

    RispondiElimina
  10. La carta da forno è una variante delle padelle foderate. La vittoria è stata carpita con l'inganno, il giudizio va rivisto!
    Sempre piacevole e divertente leggerti! redcats

    RispondiElimina
  11. ciao doge non mi hai più detto niente per l'ingranditore... se vuoi parlare mandami una mail, ce l'hai vero? ma pare di si perchè te ne avevo inviata una.. se non ce l'hai dimmelo che te la invio in qualche messaggio privato o qui o su splinder...

    ciao doge.. a si oggi a medievale abbiamo fatto la rep di venezia e il doge e mi sei venuto in mente hahaha

    RispondiElimina
  12. @ele: A chi lo dici...anch'io avverto il bisogno di essere single, a volte. Magari solo per una decina di giorni, che non si pensi male... ma è per tirare il fiato. Qui da noi vedo che si ricicla abbastanza bene, e tra settimane metteranno i cassonetti con l'apertura a chiave elettronica individuale. Questo mi mette un po' di ansia, perché immagino già i cumuli di sacchetti abbandonati nottetempo attorno ai cassonetti di quelli che la chiave non ce l'hanno o non vogliono adoperarla per risparmiare sulla bolletta.

    @Redcats: quella della carta da forno nella pentola è una variante interessante, anche se temo abbia qualche problema con la fiamma diretta. Mio figlio è un giovane economista e dunque alla finanza creativa associa anche l'inganno creativo. Ciao e auguroni.

    RispondiElimina
  13. @Cosimo: la vigilia di Natale sono a cena dalla signora dell'ingranditore di cui ti ho parlato. Gliene parlo sicuramente. Male che vada, ti passo il mio.Ah! Oggi sono passati i Testimoni di Geova che volevano parlarmi della Bibbia. Ho pensato immediatamente a Bibione e quindi a te. Bello, vero? Ciao (e il brindisi natalizio con la birra? A quando?)

    RispondiElimina
  14. venerdì pomeriggio ti va bene?

    RispondiElimina
  15. divertentissimo!! Ti si legge tutto d'un fiato, parola di casalinga disastrosa, nel senso che mi piace lavorare in panificio, dipingere, leggere, guardare bei film, passeggiare e nessun amore per la spesa o pulizie, lo faccio perchè ne sono costretta ma non è nelle mie priorità.
    Forse osservando mie amiche che pur di avere uno specchio di casa rinunciano un po' a tutto, hanno sempre la scopa o l'aspirapolvere in mano, io un po' mi vergogno, ma vado in velocità, passo tutte le stanze e poi mi diletto nelle cose che mi piacciono.

    RispondiElimina
  16. @cosimo: in questo momento direi di si,se vieni a Mestre, però lo sai quanto sono convulsi gli ultimi giorni prima di Natale, quando le mogli ti chiedono di correre da un negozio all'altro perché manca il regalo per tizio o caio, quindi è meglio se prima di metterti in viaggio mi chiami sul cellulare. Altrimenti facciamo dopo capodanno, se puoi..
    Ciao.

    @Alessandra: ma va? Sai che, forse per le mille attenzioni amorevoli che riserbi ai tuoi figli, mi ero fatto l'idea che fossi una di quelle signore che anche se lavorano come delle matte e tornano a casa distrutte, sono sempre pronte con il panno della polvere e il vetril in mano a lustrare la casa come uno specchio? Sono felice di saperti così simile a me(minimo sindacale per vivere in una casa pulita e via che vai bene...)
    Ciao

    RispondiElimina
  17. ok allora ci sentiamo per cellulare però io ti avevo mandato un sms ma non mi hai risposto hai cambiato numero?

    RispondiElimina
  18. @Anonimo: no, il numero è sempre quello. Ma nel periodo natalizio tengo chiuso il cellulare per legittima difesa... però, se mi vuoi contattare, hai a disposizione un'ampia scelta tra e-mail o skype. Scegli tu...

    RispondiElimina