mercoledì 1 febbraio 2023

Quelli che vorrebbero pagare una sterlina e otto penny al Fisco Inglese, ma non ci riescono.


Per la serie: "Kafka è nato a Liverpool?" qualche settimana fa mio figlio Gianmarco, che vi risiede da due anni, era imbufalito perché la società specializzata nei servizi fiscali che, in convenzione con il Gruppo tedesco per cui lavora, si occupa anche della sua dichiarazione dei redditi, nel calcolo tra gli emolumenti di lavoro residui percepiti in Germania e quelli successivi in Inghilterra, aveva sbagliato qualcosina (una sterlina e una manciata di penny). Insomma: a little bullshit, as they say in England.

Infatti, appena rientrato a Liverpool dopo le vacanze natalizie ha trovato nella posta una lettera dell' HMRC (Her Majesty's Revenue and Customs) , ovvero l'Agenzia delle Entrate britannica, che gli intimava, con tono molto brusco e minacciando sanzioni severe, di pagare entro il 31 gennaio la somma stratosferica di una sterlina e otto penny, che a tanto ammontava il suo mancato pagamento dei tributi.

Roba che Carlo III e Camilla nel loro castello di Balmoral non ci avrebbero più dormito la notte e non perché uno dei due (a scelta di chi legge) avesse problemi alla prostata, ma quasi come se fosse stato annunciato un secondo libro di Harry. Inoltre, a Downing Street sarebbe mancato il gin, Liz Truss sarebbe stata richiamata a fare il Primo Ministro per salvare la sterlina e il PIL inglese avrebbe barcollato più di quanto non faccia ora per conto suo.

Che poi uno dice: "Vabbè, ma che ci vorrà mai per pagare una sterlina e otto penny al fisco inglese? La swinging England, tra Carnaby street, Twiggy e le Spice Girls è un paese così moderno e anticonformista, mica borbonico e burocratico come noi... pagare il fisco da loro sarà as easy as drinking a pint of beer, no? ".

Magari, visto che Liverpool è la patria dei Beatles, entri canticchiando "We can work it out" (la possiamo risolvere) nell'ufficio locale delle imposte, allunghi cinque pound all'impiegato allo sportello e gli dici " Hallo George!.. questo è quanto vi devo. Tenga tutto e con il resto si faccia una birretta al pub a nome mio... grazie e ... a sòreta!", che tanto lì non capiscono e magari George lo prende come un simpatico saluto messicano.

E invece no, perché per accedere al loro sito onde effettuare un pagamento devi compilare un modulo di richiesta lungo e complicatissimo dove, non esistendo lì la carta d'identità, oltre ai tanti dati anagrafici, sanitari (anche lo studio medico dove sei registrato e con quale numero), lavorativi etc. come prova ulteriore della tua identità ti chiedono un numero di patente di guida inglese o, in alternativa, nord-irlandese (a Belfast guidano in modo diverso?). Che, ovviamente, mio figlio, avendo una patente italiana, non possiede, così come non ha un passaporto britannico a garantire che lui è davvero lui e non un perditempo che passa per strada, in preda ad una perversione masochista di voler pagare il fisco britannico.

Al termine della compilazione e del "Ce l'ho... ce l'ho... mi manca...", se tutto è andato bene, riceverai un codice numerico che ti consentirà di passare allo step successivo e di pagare, sempre che poi non storcano il naso visto che lo farai tramite una banca tedesca, giacché loro hanno fatto la Brexit mica per niente, eh?.

Tuttavia, in mancanza di solo uno di questi dati, il sistema si blocca e non puoi più andare avanti, anche se tu in realtà vorresti solo pagare e dare loro dei soldi, mica rubarglieli.

In alternativa al formulario, in una logica "customer friendly", esiste un numero verde (ma con orari limitati solo al mattino) per parlare con un operatore, spiegargli il problema e ottenere quel fottu…famoso codice per pagare. Ma si tratta solo di un ottimo sistema per ascoltare per qualche ora l'equivalente inglese delle Quattro stagioni di Vivaldi, prima che ti possa rispondere qualcuno al centralino che non sia la donna delle pulizie perché nel frattempo l'orario per gli utenti è scaduto.

Qualche giorno fa mio figlio ha ricevuto una nuova lettera della HMRC che nel ricordargli ruvidamente l'ormai prossima scadenza del 31 gennaio per il pagamento della sterlina e otto penny dovuti, lo minacciava anche di comminargli una penale di mora di ben 5 penny se non avesse pagato nei termini. L’arresto da parte di Scotland Yard non era esplicito, ma si sentiva aleggiare nell’aria.

Alla fine, ormai "heavily incazzed", Gianmarco ha chiamato la società di servizi fiscali che provvede alla sua dichiarazione dicendogliene di ogni e intimando loro di provvedere all'istante e che non osassero dire che non era di loro competenza, che altrimenti erano guai. E deve averli spaventati in tal modo che dopo una mezzoretta e infinite scuse, gli hanno fatto avere il numero di codice per poter pagare quella fottuta sterlina con i suoi fottutissimi otto penny. Però gli hanno suggerito che per interrompere la mora, oltre a disporre il bonifico a saldo, era consigliabile che lui parlasse di persona con un operatore per avere conferma che i soldi fossero arrivati regolarmente e la procedura fosse chiusa.

Così, dopo un'altra telefonata interminabile all’HMRC di un ora e mezza trascorsa ad ascoltare musichette, alla fine e grazie al numero di codice che gli era stato fornito è riuscito a parlare con un… computer che gli ha risposto a tutte le FAQ (facendogli esclamare: Fuck!) del tutto inutili per risolvere il suo problema.

Alla fine, dopo altri tentativi sempre più furibondi, il sistema si è arreso e lo ha messo in contatto con un operatore in carne e ossa il quale, dopo aver controllato che il bonifico fosse arrivato, gli ha detto che doveva comunque parlare con un altro collega per chiudere la faccenda degli interessi di mora, nel caso ne fossero già scattati di nuovi.

Pertanto gli ha passato un collega che non sapeva nulla della sua pratica e ha voluto identificare a sua volta mio figlio (una goduria recitare lo spelling del nostro cognome) e fare tutti i controlli, anche perché a lui risultava che Gianmarco fosse ancora in Germania e quindi non capiva perché mai fosse in debito con il fisco di Sua Maestà e a questo punto, non riuscendo a sciogliere l’enigma, sicuramente superiore alle sue capacità di comprensione, per chiarire la cosa gli ha passato una terza impiegata che dalla pronuncia e dall’inglese approssimativo doveva essere indiana, perché parlava come Peter Sellers in Hollywood party.

Costei, dopo essersi fatta ridire per l’ennesima volta i dati di Gianmarco e averlo rintracciato sul computer di Sua Maestà ha iniziato a leggergli lentamente e con voce monotona tutte le cifre della sua ultima dichiarazione dei redditi (una ventina di voci) e quando mio figlio ha protestato chiedendole cosa ca**o (what the fuck) c’entrasse quel riepilogo perché lui voleva soltanto sapere da lei se c’erano ulteriori interessi di mora da pagare, lei, pensando non avesse capito qualcosa, ha iniziato inesorabile a rileggergli tutti i suoi dati daccapo.

A quel punto, Gianmarco ha compreso perché quando telefoni alla HMRC e prendi la linea una voce registrata ti inviti per prima cosa a comportarti educatamente con i dipendenti dell’ufficio. Ma lui, che è spumantino come sua mamma, non c’è proprio riuscito… e chissà se gli inglesi capiscono il significato di un “ma va in mona!” ringhiato prima di buttare giù il telefono.

 

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