venerdì 11 gennaio 2013

Io e l'anno nuovo (The Times They Are A-Changin' )

L’inizio di un nuovo anno, proprio perché mi allontana un passettino di più da quel 1948 che mi ha visto spalancare gli occhi sul mondo, è diventato talvolta l’occasione per alcune riflessioni retrospettive. Naturalmente, essendo ottimista e positivo per natura, non propongo nulla di malinconico e nessuna recherche du temps perdu, non avendo alcuna voglia di intristire chi mi legge, ma solo la semplice constatazione, piuttosto divertita, di come tutto quel che mi circonda stia cambiando maledettamente alla svelta, tanto che da un lato, pur essendo un discreto homo technologicus ormai mi tocca sempre rincorrere per rimanere aggiornato e, dall'altro, mi rende consapevole che le realtà che ho vissuto e gli stili di vita di allora tra pochi anni sembreranno stravaganti e insoliti a chi verrà al mondo, un po’ come quando mia nonna materna mi raccontava le vicende delle sue campagne del Monferrato e io non riuscivo a credere che non avesse mai letto un giornalino (figuriamoci il cinema) che non avesse il telefono in casa e che a Natale le regalassero solo delle arance . Ovviamente, solo per farla contenta, facevo finta di credere che lavasse i panni rimestandoli con un bastone in un pentolone bollente di acqua e cenere, che il suo dolce preferito fosse una pannocchia abbrustolita o che dopo aver cenato con una scodella di latte e pane biscottato andasse a dormire alle sette di sera perché sua madre la mandava di buon mattino a far legna o a prendere le rane infreddolite nei fossi per farci il risotto. 


I tempi stanno davvero cambiando alla svelta. 
Bob Dylan alla Casa Bianca non me lo sarei mai aspettato.

Che poi era la stessa incredulità che mi aveva preso da ventenne quando, guardando tra i libri di mio padre, mi era capitato tra le mani il manuale del galateo che veniva dato da studiare agli allievi dell’Accademia Navale di prima della guerra e che conteneva meticolose istruzioni di bon ton che andavano dall’accostamento di cravatta e calzini sino al modo di inviare un mazzo di rose e fare il baciamano ad una signora. Ad uno che allora andava in giro con eskimo, maglionaccio norvegese sui jeans sdruciti e capelli lunghi, sembrava un curioso revival dell’ottocento e invece erano passati “solo” vent’anni o poco più.

Oggi i figli preparano per gli amici il sushi,
mica due spaghi aglio, olio e peperoncino come ai miei tempi.

Quest’anno poi il giochino del confronto generazionale è partito spontaneamente. Stavo ammirando su Facebook le immagini del sushi e del pollo al curry con riso pilaf preparati da mio figlio per Katerina e i loro amici e pur apprezzando ancora una volta l’intraprendenza del mio erede (già durante l’Erasmus si faceva pagare dai suoi compagni di corso la spesa settimanale e gli ingressi in discoteca in cambio di lezioni di cucina italiana) e dopo aver preso atto di come tutto questo suo sfoggio di sapere culinario si manifesti solo all'estero (che a casa è già tanto se mette sul fuoco il bricco del latte per scaldarselo), riflettevo sul fatto che io, ai tempi dell’università, per gli ospiti del mio appartamento padovano bene che andasse avrei preparato una pasta e fagioli o una carbonara, che allora non c’era nemmeno l’idea degli involtini primavera e del riso cantonese per non parlar del sushi. 

Le mie riflessioni sulle nuove abitudini alimentari in tempi di globalizzazione si sono però interrotte appena ho avvertito salire dalle scale un delizioso profumo di cioccolata fondente. Così, sperando di riscaldarmi con un bel tazzone fumante mi sono diretto al piano terra, ma a metà delle scale ho avvertito la voce dell’elfa che intimava ad un uccellino di fare il suo dovere e subito dopo un grido di gioia a proposito di un certo maiale appena ucciso. Noncurante dei doppi sensi e curioso di natura ho guardato verso il divano del salotto e attraverso le spirali di fumo all’aroma di cacao della sua sigaretta elettronica vi ho scorto l’elfa che si  accaniva sbuffando sul tablet che le avevo appena regalato per Natale.
"Scusa, ma posso sapere che stai facendo?"
"Sto giocando... zitto, non mi deconcentrare che sto per fare il livello..."
"Ah... ma non dovevi leggerci gli e-book? E, comunque, che gioco sarebbe?"
"Angry birds..."
"Bene, ho capito che sono gli uccellini di cui parlavi... e che cosa devi fare?"
"Oh mio dio... vuoi dire che non conosci Angry birds? Lo hanno tutti sul telefonino. Comunque, Gianmarco mi ha spiegato via Skype come scaricare la app per Android dal Google store, che se aspettavo te...". 



Ecco, è stata proprio l' impensabile evoluzione hi-tec di una che fino a pochi mesi prima mi telefonava per chiedere come si chiudevano le finestre di Windows e ora smanetta su un tablet e chatta su Facebook con le sue amiche di tango che mi ha indotto a riflettere (e a ridacchiare di me) ancora una volta sul fatto che, mi piaccia o no, io ormai appartengo ad una generazione:
  • che la mamma mica ci ha visto con l'ecografia 
  • che siamo nati in casa con la levatrice, il catino di acqua calda e gli asciugamani puliti, come le mogli dei cowboy nei film western 
  • che quando faceva freddo andavamo a scuola con il giornale sotto il maglione, che quando ti piegavi scricchiolava e ti vergognavi. 
  • che se a scuola la maestra ci metteva una nota sul diario, il giorno dopo si tornava in classe a capo chino accompagnati dalla mamma. 
  • che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta, tutti felici e avevamo quella lucida acetata dell'Adidas che faceva fico, ma era pure l' unica in vendita. 
  • che la gita scolastica annuale si faceva alla domenica e al massimo ci portavano in pullman fino a Cividale o a Pomposa e c’era pure l'obbligo della santa messa con i professori che poi ci mettevano la nota se disturbavamo. 
  • che le ragazze portavano il grembiule nero anche al liceo ed entravano e uscivano ad orari diversi dai nostri (ma tanto poi ci si trovava nel campiello vicino) 
  • che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su internet e studiavamo sul Bignami, mica su Wikipedia 
  • che non andavamo mai al ristorante e neppure in pizzeria, ma i nonni la domenica ci portavano le paste e prendevamo la "fiamma" con la crema al marsala, che poi ci girava la testa. 
  • che la nonna cuoceva la polenta sulla cucina economica e nel paiolo di rame, che poi ci restavano delle croste croccanti che ci si litigava a tavola anche con i grandi.
  • che sedevamo a tavola con Topolino nascosto sotto al sedere per leggerlo furtivamente tra una portata a l'altra e nostro fratello ci faceva la spia con la mamma per leggerlo lui
  • che non avevamo Facebook ma avevamo tanti amici lo stesso, che poi con loro ci potevi giocare a calcio nei campielli mentre con quelli di Facebook no. 
  • che dopo la prima partita nel campiello sotto casa c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella. A meno che non arrivassero i vigili a sequestrare il pallone. 
  • che se ci sbucciavamo il ginocchio, la mamma ci metteva il mercurio cromo e più era rosso più eri fico 
  • che per cambiare canale alla TV dovevamo alzarci dalla sedia e i canali erano solo 2 (Rai e Capodistria, che chiudeva le trasmissioni con Bandiera rossa e mia nonna si faceva ogni volta il segno della croce)  
  • che quando finivano i programmi a mezzanotte poi c'era solo il monoscopio Rai con le nuvole. 
  • che i nostri pattini avevano 4 ruote, si agganciavano alle scarpe con due cinghie e si allungavano svitando il bullone quando il piede cresceva. 
  • che se il bullone si svitava per conto suo mentre correvi, erano problemi. 
  • che la domenica ci comperavano lo stecchino di uva caramellata in Piazza San Marco come premio per essere stati buoni durante la messa e dopo i quindici anni ci mandavano a prendere un gelato al Todaro e ci davano appuntamento all’uscita dalla chiesa. 
  • che quando prendevamo una cotta per una ragazzina di Milano conosciuta a Moena, poi trascorrevamo l’inverno a scriverle lettere e ad aspettare per giorni il postino. 
  • che quando la ragazzina di Milano conosciuta a Moena arrivava ad agosto anziché a luglio non andavamo più nemmeno a funghi e in gita perché il postino passava anche di pomeriggio e ogni volta che dalla finestra vedevamo passare una 1.100 bicolore targata Milano correvamo fin sotto casa sua per vedere se era arrivata. 
  • che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l'album dei calciatori Panini (Pizzaballa, Amarildo, Haller e Tagnin) 
  • che bevevamo l’acqua dalla fontanella in campo ed un ghiacciolo al tamarindo da Rudatis costava 10 Lire. 
  • che la mamma d'estate ci preparava una caraffa di VALZ: vino (poco) acqua (tanta) succo di limone e zucchero e noi ci sentivamo come i grandi.
  • che alle feste ballavamo infilando i 45 giri in vinile nei mangiadischi e adesso se ne vediamo uno in un mercatino di modernariato nostro figlio ci chiede cos'è. 
  • che quando nei mercatini dell'antiquariato troviamo i giocattoli di quando eravamo piccoli poi sentiamo un nodo in gola 
  • che al cinema davano un cartone animato di Disney solo a Natale e vedevamo sempre gli stessi però almeno cambiavano il documentario sui castori 
  • che giocavamo con tappi di bottiglia, tacchi di scarpa, biglie e carte e i nostri soldatini erano di piombo. 
  • che le ragazze non venivano al cinema da sole, ma sempre con l’amica bruttina e non baciavano con la lingua perché avevano paura di restare incinte. 
  • che il 1° Novembre era 'Ognissanti', mica Halloween e si festeggiava San Martino andando per le calli suonando tamburi di latta
  • che l'unica merendina a scuola era il Buondì Motta e mangiavamo subito i chicchi di zucchero sopra la glassa prima che ce li fregassero gli altri 
  • che sul banco a scuola avevamo la penna, i pennini, l’inchiostro nel calamaio e poi dovevamo scrivere 100 volte "non devo fare le macchie sul quaderno
  • che suonavamo la chitarra Eko con le corde ruvide che ci sembrava di far scorrere le dita su una grattugia. 
  • che il calcio era: Sarti, Burgnich, Facchetti… 
  • che la penitenza era 'dire-fare-baciare-lettera-testamento' e le ragazzine sceglievano sempre baciare per metterci in imbarazzo 
  • che ci emozionavamo per un bacetto su una guancia. 
  • che la prima volta che abbiamo dato un bacio vero ad una ragazza nostra madre ce l’ha letto subito negli occhi. 
  • che abbiamo vissuto le lotte sociali e di classe del’68 e per le nostre idee le abbiamo prese di santa ragione (e siamo pure finiti in Questura con due denti spezzati) ma alla fine ci siamo trovati Berlusconi 
  • che i fasci ci aspettavano sotto casa nascosti nella calle... 
  • che siamo ancora qui a scrivere malgrado la nostra lunga cicatrice sul petto e certe cose non le abbiamo dimenticate ma oggi possiamo sorridere quando ce le ricordiamo 
Ma, in ogni caso, noi che siamo stati tutte queste cose ormai lontane e tanto altro ancora, anche se ne abbiamo viste di cotte e di crude in fondo non ce la siamo passata male (e avercene di anni così). Quindi ... forza e coraggio... entriamo a passo deciso in questo 2013 e vediamo come butta, che già, con le elezioni alle porte e "il Cipria" che torna in campo come se nulla fosse, ci vien da ridere. Ancora auguri di buon anno a tutti…

16 commenti:

  1. Ah , quanti ricordi... e come ci si scalda il cuore a ricordare le sensazioni di allora!
    Almeno queste le dobbiamo e le possiamo trasmettere ai nostri figli.

    Tantissimi auguri!! Un 2013 di ripresa!

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    1. Cara Renata, è proprio vero che l'esercizio del ricordo di come eravamo a volte allarga il cuore e ci fa sentire bene. Sono d'accordo su quanto dici relativamente all'importanza di trasmettere ai nostri figli, in un mondo che spesso li disorienta, il nostro sistema di valori e le esperienze di vita. Io, che son diventato padre a 40 anni, dato che ero ormai l'unico in grado di farlo, ho scritto esclusivamente per mio figlio un libro (che non pubblicherò mai) con la storia mia, della nostra famiglia e dell'amore che ci unisce. Al momento di mettermi a scrivere ti dirò che ho avuto qualche ragionevole perplessità, giacché la cosa poteva prendere un sapore maledettamente autojettante e palloso. Inoltre, aspirando ad essere un padre molto liberal e democratico non avevo alcuna intenzione di condizionarlo rifilandogli un tremendo e inappellabile Libro dei dieci comandamenti di papà.Ho deciso quindi che il modo migliore di raccontargli di me fosse quello di giocare a carte scoperte. Quindi, oltre alle storie antiche della famiglia e di persone che lui non ha mai conosciuto e alle mie vicende personali(qualcuna triste, qualcuna divertente, molte banali...) gli ho messo nero su bianco i valori in cui credo e il perché delle mie scelte ma anche tutte le mie contraddizioni e le cavolate che ho compiuto, avvisandolo che non avevo alcuna pretesa che le mie opinioni fossero migliori di quelle che stava maturando per conto suo e lasciandogli la piena libertà di confrontarsi e di discutermi. E anche di mandarmi a quel paese (si chiama uccisione virtuale del padre, ma so che non la prenderà troppo alla lettera, ne sono certo...)
      Ciao, e ricambio gli auguri con un abbraccio.

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  2. E'simpatica e bella la "sintesi" che hai fatto di quegli anni,e,anche se io sono nata in una regione Italiana molto lontana dal Nord,per un attimo mi è sembrato quasi di aver vissuto nella tua,per come si somigliano le realtà trascorse-io ero un pò più adolescente di te.
    Allora,la voglia di cambiamento era molto forte ed anche se,teorici del cavolo per fortuna "morti",ci propinavano il concetto di "libertà"(e non di "Identità")come risoluzione di tutti i problemi(da quelli personali a quelli politici),per intuito ed anche fortuna,non ci sono cascata ed ho potuto pensare alla mia vita come "essere umano" che si voleva realizzare e non come "foglia al vento";penso che questo sia stato uno dei pericoli più grandi,soprattutto per una donna che voleva-e vuole-vivere il suo tempo.
    Però il mio entusiasmo è sempre lo stesso,perciò auguro a te ed a tutti tanto coraggio per un 2013 pieno di "aria" pulita che spazzi via la vecchia polvere ma soprattutto...la "cipria" di molti,purtroppo,"incipriati".
    Nonostante tutto spero e vedo grandi possibilità.Ci vuole forza,ma anche calma per ritrovare i veri "suoni" della vita che,pesso,si vogliono coprire con chiassi assordanti.
    AUGURIIII !!

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    1. Cara Rosalba, seguendo gli spostamenti di mio padre da una base navale all'altra ho avuto il privilegio di vivere in molte città d'Italia, dal nord al sud, e dal tirreno allo jonio e all'adriatico. Così il fatto che tu, che da quel che capisco sei nata al sud, ti riconosca, pur essendo molto più giovane di me, nelle piccole cose della quotidianità di un ragazzino veneziano di allora mi conferma ancora una volta come questo paese sia uno straordinario contenitore di valori comuni, di persone per bene e di esperienze che ci affratellano, alla faccia di quei pochi che pensano il contrario. Quello che racconti sul concetto di "libertà" m'interessa molto e mi farebbe piacere svilupparlo, perché vedo anche qui molte considerazioni da condividere. Ciao e ricambio di cuore gli auguri.

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  3. Quanti ricordi e come si capisce che sei uno scrittore!
    Grazie per la rimpatriata e ciao.
    Lara

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    1. Grazie a te Lara, sono contento che le cose che scrivo ti piacciano. Io mi diverto a farlo e se poi vedo che si divertono anche i miei lettori, beh... è il massimo. ;)
      Ciao, a presto.

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  4. Citare il berlusca che torna e augurarci buon anno sembra ironico...

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    1. Di solito si evoca il male per esorcizzarlo... speriamo davvero che il 2013 sia il primo anno totalmente "berlusconi free" del nuovo millennio.
      Ciao

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  5. Ma veramente Capodistria terminava le trasmissioni con Bandiera Rossa?? Grandi! ;)
    Non volevo fare la gggiovane eh...è che noi Capodistria non la prendevamo. ( forse c'era TeleInnsbruckInternational e non oso pensare alla sigla finale!) ;)
    Un caro saluto.

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    1. Assolutamente sì, un bel coro possente eseguito dalla banda della Narodna Armija...che mi sembrava di stare nei cortei. Capodistria era impagabile all'epoca perché trasmetteva tutti i film italiani d'archivio degli anni '50 e '60 e quindi spaziava da Totò contro Maciste fino ai film con Claudio Villa e Maurizio Arena. veri film cult insomma. Poi c'erano le telecronache delle partite del campionato Jugoslavo e così io, che durante il mio soggiorno belgradese ero diventato un ultrà della Crvena Svezda (la Stella Rossa), non mi perdevo una partita anche perché avevano un telecronista, tale Sergio Tauciar che era simpaticissimo e molto ironico verso i calciatori, tanto che se doveva dare del bidone a qualcuno non si faceva pregare.In quanto alla sigla di TeleInnsbruck posso immaginare qualcosa tipo i motivetti Jodel dei Kastelruther Spatzen gruppo folkloristico gardenese di cui possiedo un cd (regalatomi da un amico prima che per questo gli togliessi il saluto)che cerco invano di sbolognare a qualcuno per Natale. Ti interessa per caso? :)
      Ciao

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  6. Sono arrivato a lei cercando su flickr foto della marina militare,(sono del 1949 e sono stato un ufficiale di complemento durante il servizio di leva),per me essere stato per un periodo all'Accademia di Livorno è stato un sogno ed un ricordo indelebile, figlio di modesto operaio avevo fatto un salto enorme, anche a me fu consegnato l'etica ed i modi del buon ufficiale. Quando ne parlo a mio figlio, 22 anni mi guarda come un marziano e con sufficienza, sono lontano anni luce dal suo mondo. Sono rimasto affascinato dalle foto della sua famiglia e leggere il suo libro,Ars amandi veneziana, è stato un vero piacere. Solo oggi ho visto il blog ed è un piacere leggerlo come il libro.
    Buon anno in ritardo ed un caro saluto da Pino, Savona.

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    1. Carissimo Pino, permettimi intanto di darti del tu come si usa tra la gente di mare come noi (ovviamente la cosa è reciproca). Non hai idea di come mi abbia fatto piacere questo tuo commento inatteso al mio post. Intanto per le cose che mi racconti di te e di come sei arrivato a queste mie pagine, poi perché è bello trovare un quasi coetaneo con cui parlare e anche perché ci unisce l'amore per il mare, la Marina Militare, le sue navi e le sue storie. Io ho vissuto molti anni della mia giovinezza girovagando tra i circoli marina di Taranto, Augusta, La Spezia, Genova e le tante altre basi navali che ti saranno familiari e dove facevano scalo di volta in volta le navi comandate da mio padre e dunque puoi immaginare come ancora oggi consideri la Marina come una parte della mia famiglia. Avrei tanto voluto entrare a mia volta in Accademia Navale e sono certo che sarei stato felice di vivere il mio sogno, ma poi al momento di far domanda ho rinunciato perché mio padre, che all'epoca era Addetto navale a Belgrado, era appena scomparso tragicamente durante una missione e mia madre mi chiese di non farlo perchè non voleva che in quel momento mi allontanassi da lei. Ho fatto quindi altre scelte e altri percorsi, però l'amore è sempre quello (ho trovato tempo fa su una bancarella un Almanacco Navale del 1938 che tengo come una reliquia). Se cerchi foto di navi della Marina ho ancora qualcosa da scannerizzare tra le foto di mio padre e magari lo farò nei prossimi post o le metto sul mio Facebook (se lo hai e vuoi chiedermi l'amicizia, mi trovi come Carlo Doge). Se poi vuoi leggere qualcosa di mare tra quel che ho scritto qui sul blog, se risali di qualche mese troverai una serie di racconti di barca a vela e di amori giovanili connessi che immagino ti divertiranno.
      In ogni caso, benvenuto tra i miei lettori e spero che se per caso hai intenzione di passare dalle mie parti veneziane tu mi avvisi per tempo, così ti fornisco i miei recapiti di mail e magari ci si incontra di persona, che mi farebbe tanto piacere. Ciao
      Carlo

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  7. vorrei far di tutto affinchè sia migliore il mio futuro e il nuovo anno e intanto sorridendo ripenso a quello che hai scritto e quanto sia anche mio:
    - che la mamma mica ci ha visto con l'ecografia
    - che se a scuola la maestra ci metteva una nota sul diario, il giorno dopo si tornava in classe a capo chino accompagnati dalla mamma.
    - che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta, tutti felici e avevamo quella lucida acetata dell'Adidas che faceva fico, ma era pure l' unica in vendita.
    - che la gita scolastica annuale non si faceva
    - che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su internet e studiavamo sul Bignami, mica su Wikipedia
    - che non andavamo mai al ristorante e neppure in pizzeria, ma i nonni la domenica ci portavano le paste e a casa si facevano le fettuccine fatte a mano e il pollo con le patate
    - che non avevamo Facebook ma avevamo tanti amici lo stesso
    - che se ci sbucciavamo il ginocchio, la mamma ci metteva il mercurio cromo e più era rosso più eri fico
    - che per cambiare canale alla TV dovevamo alzarci dalla sedia e i canali erano solo 2
    - che quando finivano i programmi a mezzanotte poi c'era solo il monoscopio Rai con le nuvole.
    - che i nostri pattini avevano 4 ruote, si agganciavano alle scarpe con due cinghie e si allungavano svitando il bullone quando il piede cresceva e se il bullone si svitava per conto suo mentre correvi, erano problemi.
    - che gli unici gelati che c'erano erano il fiordifragola e il cremico. Poi è arrivato il lemonissimo e anche la banana - le uniche coppette erano fragola e limone e cioccolata e panna tranne poi la coppa del nonno
    - che alle feste ballavamo infilando i 45 giri in vinile nei mangiadischi e adesso se ne vediamo uno in un mercatino di modernariato nostro figlio ci chiede cos'è.
    - che quando nei mercatini dell'antiquariato troviamo i giocattoli di quando eravamo piccoli poi sentiamo un nodo in gola
    - che al cinema davano un cartone animato di Disney solo a Natale e vedevamo sempre gli stessi
    - che giocavamo con tappi di bottiglia, biglie e carte e che l'unica merendina a scuola era il Buondì Motta e mangiavamo subito i chicchi di zucchero sopra la glassa prima che ce li fregassero gli altri
    - che la penitenza era 'dire-fare-baciare-lettera-testamento' e le ragazzine sceglievano sempre baciare per metterci in imbarazzo
    - che ci emozionavamo per un bacetto su una guancia.
    - che la prima volta che abbiamo dato un bacio vero con la lingua ci sentivamo compromesse e quindi già sposate
    - che quando andavamo a comprare il latte non ci davano mai le 5 o 10 lire di resto, ma solo caramelle (però ormai il lattaio non era uno sconosciuto)
    - che sognavamo di avere un amore come kendy kendy (anche con i capelli lunghi magari)
    - che la merenda del pomeriggio era la pizza rossa del forno comprata dal nonno o la pizza bianca con il rosmarino e il sale
    - che il pane sapeva di pane sempre e profumava di buono
    - che eravamo felicissimi di rientrare a casa per le 19.00 e poter vedere RIN TIN TIN, furia a cavallo nel west, Lessie e Orzowei. Soprattutto le parolacce del papà che doveva correre per arrivare in tempo nel caso si faceva una uscita pomeridiana...
    - che c'era solo il VOV e ogni tanto si faceva assaggiare ai bambini insieme al sambuca
    - che lo sciroppo con le vitamine era il BE-TOTAL e sapeva di VOV!!! :)
    ... che bei tempi!!! (sospirone...)


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    1. Ma che brava sei stata! Mi sono divertito un mondo a leggere le voci che condividi dei miei ricordi, quelle che io non possiedo ma t'invidio (le tue merende con i tranci di pizza bianca al rosmarino, per esempio...) ma soprattutto quelle condivise ma viste dal versante femminile (tipo la faccenda del bacio con la lingua, ma bastava dirlo, figliole...anche a noi faceva paura immaginarci sposati). Per il resto mi hai fatto ricordare che anche mia nonna tirava la sfoglia e faceva le fettuccine in casa (anzi, i Tajarin,essendo di Viarigi Monferrato)che tu avevi più gusti gelato dei miei (però io avevo la panna in ghiaccio racchiusa tra due cialde di wafer e con la ciliegina candita in mezzo) che noi il Vov ce lo facevamo in casa con venti uova e tanto zucchero (fregavo sempre qualche cucchiaiata d'impasto) e che tu avevi il Be-Total ed io il Proton che ti fregava perché all'inizio la cucchiaiata sapeva vagamente di albicocche, poi arrivava il saporaccio, ma comunque era pur sempre meglio dell'olio di fegato di merluzzo.
      Davvero bei tempi...mi unisco al tuo sospirone.
      Ciao :))

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  8. Quanti ricordi. Direi preziosi, il tempo fugge via e cambia tutto. Ma è anche bello rapportarsi al cambiamento, anche solo come spettatore. Tuo figlio fa un sushi molto invitante! L'arte del saper cucinare bene per un uomo è una qualità veramente speciale!

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  9. Grazie, Ktml, sono contento che tu abbia apprezzato il mio elenco di piccole cose vintage. Ho notato sul tuo blog che sei anche amica di Mìgola e dunque mi fa particolarmente piacere accoglierti tra le mie lettrici. In quanto a mio figlio, da quando vive all'estero per studio e vicende amorose devo dire che mi sta sorprendendo positivamente anche nell'arte dei fornelli. Mi ha appena promesso che quando torna a casa a febbraio ci delizierà con il suo risotto di speck e ricotta affumicata cotto nella birra che è diventato un must dell'ostello universitario di Vienna. Mia moglie ed io lo aspettiamo con curiosità. Ciao

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