martedì 15 marzo 2022

L'appartamento veneziano al Ponte Tetta (farsa teatrale in un atto per Carnevale - scene prima e seconda)

 

L’appartamento veneziano al Ponte Tetta

Farsa in un atto di Carlo Volebele Vay

Personaggi:


Emanuele: studente un po’ secchione di Filosofia, timido e impacciato quanto basta (soprattutto nei rapporti con le ragazze), proveniente dalla provincia (Motta di Livenza) e afflitto da una madre bigotta, oppressiva e invadente, oltre che, in seguito, dal suo compagno di stanza.

Roberto:  Compagno  di  stanza  un  po’  fricchettone  di  Emanuele.  Uno  studente fancazzista e praticamente fuoricorso di Economia e donnaiolo tanto disinvolto quanto piacione. Un rodomonte parolaio pronto solo a sfruttare la disponibilità di Emanuele.

Patrizia detta Patty: la donna di Roberto ma anche di Fabianino, una civettina piuttosto chiacchierata e disinvolta.

Claudia:  la  nuova  inquilina  timida  e  apparentemente  dimessa  di  cui  Emanuele s’innamorerà 

La signora Agnese, vedova e madre di Emanuele, ansiosa ed invadente

Il professor Gracco, ricchissimo primario chirurgo e padre di Claudia

Fabianino: un amico timido e taciturno di Roberto, cornificato di nascosto da Patrizia

La signora Giustinian: la proprietaria dell’appartamento

Scena prima

La scena si svolge nell’appartamento che Roberto, perennemente in bolletta, ha preso in affitto sulla fondamenta del Ponte Tetta e che sta cercando di dividere con Emanuele. Roberto sta lavando dei piatti con addosso uno di quei grembiulini volgarotti che si vendono nelle bancarelle con la riproduzione del David e gli attributi maschili ben in vista quando suona il campanello.  Roberto guarda l’orologio poi si rivolge al pubblico con aria complice:

Rob – Oh… ma che bravo! Deve essere arrivato il pollastrone. Devo dire che sarà anche imbranato, ma però è puntuale, anzi, è perfino in anticipo.

(va ad aprire la porta e accoglie con cordialità esagerata Emanuele che entra con dei valigioni pesanti e l’aria circospetta.)

Rob –  Eccoti qua!  Io sono Roberto e tu sei Emanuele, giusto?

EMA – (ansante) dopo tre piani di scale con le valigie devo pensarci… comunque credo di sì.

Rob – Benissimo, benvenuto a bordo, caro Emanuele. Vuoi vedere la casa? Dai vieni…

EMA (si guarda attorno spaesato) – Beh… sì, aspetta solo che posi i bagagli.

Rob – Guarda che scherzavo! C’è poco da vedere, la casa è tutta qui, ti mancano solo il cesso e l’armadietto delle scope. Se vuoi…

EMA –  no… no, grazie. Va benissimo così. (continua a guardarsi attorno)

Rob – Benone, vedrai che ci starai benissimo perché è parva sed apta mihi. Dite così voi di Lettere, vero? Comunque quello lì è il tuo letto, che è anche vicino al termosifone e non dirmi che non sono gentile perché ti ho lasciato il posto migliore qui in salotto, che hai anche la televisione. Il mio invece è nell’altra stanza. Ti ho anche messo a disposizione due ante dell’armadio e in bagno ti ho dato il bicchiere per lo spazzolino in vetro blu, che sarà scheggiato, ma è di Carlo Moretti, mica balle... In quanto al prezzo, come ti ho detto, sono duecentomila mensili a testa, più il condominio. Per le bollette faremo a metà, così come per le spese alimentari e tutto il resto. Le pulizie in casa, invece, le farà chi ha voglia, cioè tu… (risatina ambigua) Ovviamente scherzo!  Se ti va bene, sai cucinare e ti lavi i piedi prima di dormire, sei arruolato, altrimenti è stato bello conoscerti…

EMA – A parte che studio Filosofia e il prezzo è un po’ caro, è ovvio che accetto anche perché è già tanto che sia riuscito a trovare un appartamento per studenti qui a Venezia e poi se sono arrivato fin quassù con quelle valigie di piombo, è chiaro che intendo restare, perché non le riporterei giù per le scale per nessun motivo. In quanto al lavaggio dei piedi e alla cucina, puoi stare tranquillo. Inoltre, se ti può rassicurare ulteriormente su chi ti metti in casa non russo, alzo l’asse, lavo la vasca da bagno dopo la doccia e ovviamente spero lo stesso di te. Piuttosto, hai un telefono?

Rob– (glielo indica) devi chiamare la ragazza?

EMA – No, mia madre… si è raccomandata che l’avvisassi appena ero arrivato.

Rob.– Oh! Ma che ragazzo premuroso! Faresti la gioia di ogni mamma. Di dove mi hai detto che sei?

EMA – Di Motta di Livenza

Rob – Ah! Quindi sei uno sculassavacche trevigiano di campagna… (ride e dà una pacca sulla spalla a Emanuele che lo guarda offeso). Naturalmente scherzavo di nuovo! Comunque guarda che chiamando in teleselezione devi essere breve, che sennò la bolletta schizza, mi raccomando…

Emanuele compone il numero (voce della mamma fuori campo.)

EMA –  Ciao mamma, volevo dirti che sono arrivato…si…. ti sto chiamando dal salotto. Lo so che stavi in pena. Com’è la casa? Boh, va bene. E’ quello che aspettavo (guarda verso Roberto) …più o meno.(Roberto gli fa un gestaccio con il dito medio alzato e lui sorride) Vuoi sapere per il bonifico? la padrona di casa si chiama Giustinian e abita al piano nobile sopra di noi. Il palazzo è tutto suo e il telefono è… aspetta un attimo (tira fuori un foglietto dalla tasca) 0415427930.

(pausa perché la madre gli sta parlando a lungo di cose che non condivide)

EMA –   (sbuffando irritato) –   No mamma, dai…non ritorniamo ancora sulla cosa. La casa a Venezia era necessaria. Non è che posso andare a lezione da Motta  tutti i giorni con la corriera che ci mette due ore e in ogni caso ti ho garantito che studierò. Non ho altro da fare che quello e poi Venezia non offre molto svago per un giovane. Non ci sono neanche le discoteche… Sì, stai sicura che studio  e che non ci sono pericoli. Non frequenterò brutte compagnie e non farò le ore piccole. Contenta?

EMA –   (fa gesti verso Roberto come a dire “ma che palle!) sì mamma, lo ricordo quello che mi ha raccomandato Don Fabio prima di partire, non temere…non farò nessuna vita dissoluta e non cadrò in tentazione anche se l’università, come pensi tu, è piena di ragazze seduttrici che aspettano solo me, va bene? (altra pausa)

EMA –  (dapprima sorpreso, poi imbarazzato) – Perché vuoi l’indirizzo? No… non c’è bisogno che ti scomodi a venire. La casa è perfettamente in ordine e c’è tutto, non mi sono dimenticato nulla. Ah! Vuoi conoscere la padrona di casa? Beh…l’indirizzo è Castello 3563 e risparmiami la battuta su quanti castelli avete a Venezia. E’ un sestiere

(si sente uno strillo nel telefono e Emanuele stacca l’orecchio dalla cornetta)

EMA. –   (imbarazzato) mammaaaa…lo so che non sei stupida… stavo scherzando. Ah! Vuoi sapere come si chiama la calle…non saprei… la calle….hai presente quella che porta all’ospedale da Santa Maria Formosa? La fai tutta e appena arrivi sulla fondamenta invece di fare il ponte davanti a te vai verso sinistra. Il nostro è il portone verde scuro.

(pausa. Si percepisce una voce concitata al telefono)

EMA. Mamma, non lo so se la nostra calle ha un nome. E’ una fondamenta corta, più che una calle vera e propria…

Rob – (strappa il telefono di mano a Emanuele) Scusi signora, ma glielo dico io, che altrimenti mi sale la bolletta. Calle tetta, suo figlio da oggi abita in calle tetta, nella casa affacciata sull’omonimo ponte…. si… proprio così, ha capito bene…le tette! Anzi, no…perché prima che lo cerchi su qualche mappa, il ponte delle tette è a San Polo, ma qui in Calle longa Santa Maria Formosa siamo al ponte tetta, quindi una sola. Lo so che di solito vanno in coppia…ma sa, siamo studenti e dobbiamo accontentarci.

No signora, non c’è alcun meretricio qui.  Il nome deriva dalle cortigiane che stavano alla finestra con la mercanzia esposta per ringalluzzire i veneziani, ma qui in casa non ne abbiamo bisogno. Giusto? No.. vedo che non ha capito….in questo momento non c’è nessuno con le tette alla finestra, stia tranquilla. Ah! Chi sono io? Sono Roberto il compagno di stanza di suo figlio, piacere di conoscerla. Lei è simpaticissima….Siiii? bene… glielo ripasso, anzi no…. mi scusi ma ho il telefono in duplex e mi stanno bussando per avere la linea. Ci sentiamo un altro momento. Buonasera.

Rob (riaggancia guardando soddisfatto Emanuele, accasciato sulla poltrona). Ecco fatto! Risolto il problema della mamma impicciona…era così difficile dirle dove abitavi? Ma perché fai quella faccia?

EMA – Perché tu hai scatenato senza saperlo le forze dell’inferno. Non sai di che è capace quella donna. Ora non si metterà il cuore in pace sino a che non metterà il naso qui dentro. E poi mi hai rovinato perché per convincerla a farmi stare a Venezia le avevo detto che prendevo la casa assieme al figlio di un commercialista di San Donà che lei conosce e che è uno sfigato nato vecchio e pronto per entrare in seminario. Invece ora sa che le ho mentito.

Rob–   perché? Per tua fortuna sono anche io figlio di un commercialista, quindi dove sta ilproblema? Mica le hai mentito…

EMA. Non te la cavi così… quella arriverà qui, garantito…

Rob–  Ma va! Non essere ansioso, vedrai che non arriva e se anche dovesse farlo l’aspetteremo a piè fermo… (pausa) piuttosto, per prepararci all’evenienza, perché appena ti sei sistemato le tue robe non vai giù in calle a comperare qualcosa per cena, che per combinazione ho la dispensa vuota, e magari qualche bottiglia di liquore? Così magari ci rincuoriamo… Ah! Già che ci sei, se prendi le sigarette per te, prendimi anche delle Marlboro che intanto io finisco di lavare i piatti…

EMA. Non fumo e non amo i liquori, comunque se proprio servono…

Rob– Certo che servono… a proposito: non fumi e non bevi, ma ce l’hai la ragazza, vero?

(Emanuele inizia a disfare le valigie)

EMA. No… cioè non ancora…ho avuto qualche storiella, ma roba di poco conto.

Rob – livello bacetti? Toccatina di tette al cinema e stop?

EMA (imbarazzato) – beh no, di più… cioè… si, più o meno siamo lì….

Rob –  Ho capito, sei ancora vergine… hai già studiato Epicuro?

EMA. Certo… è Storia della filosofia greca, roba del primo anno.

Rob – Non si direbbe, ma rimedieremo… Cartesio l’hai studiato?

EMA. –  Non ancora…

Rob – Bene! Dammi qualche settimana di tempo e ti condurrò al capitolo del “Coito ergo sum”

EMA – (Per contrattaccare guarda il grembiule di Roberto indicandogli gli attributi ben in vista)

D’accordo! Sarò lieto di avere ripetizioni da tanta fonte di sapere. In ogni caso, complimenti per il tuo grembiule… si vede che fai economia. Come dite voi markettari? La pubblicità è l’anima del commercio, vero?

(Rob – guarda soddisfatto il disegno del pene sul grembiule)

Rob–  Infatti, noi che facciamo marketing, invece di perdere tempo a girare nudi dentro a una botte e con la lanterna per cercare l’uomo, come il vostro Diogene, commerciamo parecchio… con le donne, però…

(Rob fa una pausa, come colto da un pensiero improvviso….)

Rob – Comunque volevo dirti una cosa importante… ogni tanto, all’ora di pranzo, viene qui a trovarmi la Putty…

EMA – (sorpreso) La Putty?

Rob– Si, Patrizia, la mia ragazza….

EMA. Scusa, ma il diminutivo di Patrizia, non dovrebbe essere Patty?

Rob (ammiccando complice) Fidati… fidati… comunque, il fatto è che quando viene lei tu devi andare a spasso senza fare storie. E’ un po’ come il last In, first out che studiamo in economia.  Lei “in” tu “out” insomma…

EMA. – Aspetta un attimo, amico.  Fammi capire… ma se questa Patrizia viene all’ora di pranzo oltre alla rottura di balle di stare “out” da casa vuol dire che devo anche rimanere digiuno? Non puoi farla venire di pomeriggio?

Rob – No, perché lei esce da Cà Foscari a mezzogiorno e resta qui con la scusa di andare in biblioteca, ma poi a metà pomeriggio deve ritornare a Conegliano con il treno, che se no i genitori la sgamano e s’incazzano.. Comunque, se proprio muori di fame,  puoi anche fermarti a mangiare con noi, ma subito dopo dovrai andare a passeggio. Sarebbe un po’ imbarazzante averti qui, non trovi?

EMA. –  Non ne dubito, ma quanto dovrei stare fuori?

Rob– (indica il pene sul grembiule) Tre o quattro ore almeno…

EMA– (ridacchia rivolto al pubblico) Avrei detto quattro o cinque minuti…

Rob – Comunque, se devi andare al cinema o consumare qualcosa al bar, portami gli scontrini che ti rimborso a piè di lista. Ti avviso solo che, siccome ci ho litigato con quello che era qui prima di te, non ti pagherò le partite a flipper che non sono documentabili e anche perché non so come giochi. In ogni caso prima di tornare a casa, devi guardare dal ponte se c’è il segnale di via libera.

EMA –  Sarebbe?

Rob –  il vaso di gerani sul balcone del bagno. Se lo vedi puoi salire, altrimenti, se non c’è, vai ancora a spasso. Poi c’è un’altra cosa che devo dirti… Patrizia non ha piacere che i miei amici sappiano che andiamo a letto assieme, quindi tu non ne sai nulla e per te è ancora casta e pura come Maria Goretti, chiaro?

EMA –  Scusa, ma non la chiami Putty?

Rob – Sì, ma vale solo per me. Con gli altri è molto timida e pudica, quindi niente battute o allusioni sul nostro rapporto. Capito?

EMA.– Forte e chiaro…c’è altro che devo sapere?

Rob –  Certo… siccome comprendo il tuo disagio, nei giorni in cui verrà Patrizia, sei esentato dal cucinare.

EMA – (platealmente) – ma vaffanculo, va…


   Scena seconda


La  scena  si  svolge  qualche  settimana  dopo.  Emanuele,  vestito  come  una  casalinga,  sta passando l’aspirapolvere mentre Roberto esce dal bagno in accappatoio e spruzzandosi profumo, poi si siede sul bordo del letto a tagliarsi le unghie dei piedi. Emanuele guarda l’orologio poi si rivolge al pubblico con aria infastidita:

EMA. –   eccolo lì, il signorino, avvolto nella sua nuvola di borotalco!. Sono le undici, e come tutti i giorni lui si è alzato alle dieci, è stato un’ora in bagno a farsi bello, mentre io studiavo, facevo la spesa e le pulizie e tra poco mi chiederà pure la colazione. Garantito.

Rob – Ciao… per caso hai fatto del caffè?

EMA – (sbuffando) 041 52913723.

Rob – (sorpreso) ti ho chiesto del caffè, perché mi rispondi con un numero di telefono?

EMA – E’ il numero del bar in calle. Telefona e il garzone te lo porta. Anzi, già che ci sei, ordina anche delle brioches per me.

Rob–  Oh! Siamo nervosetti questa mattina… cos’è? Hai l’appello in settimana e ti sei accorto che ti mancano quattro capitoli e una dispensa?

EMA –  No, lo sono perché qui in casa faccio sempre tutto io e tu invece…

Rob – Hai la sindrome del cenerentolo? Guarda che non sei mica obbligato a fare le pulizie tutti i santi giorni. Una volta alla settimana va benissimo. E poi è colpa tua…

EMA – (si ferma ad osservarlo con aria minacciosa) Pure? Perché sarebbe colpa mia?

Rob –  Perché quando ti fai vedere più bravo degli altri a fare una cosa è ovvio che poi gli altri quella cosa la faranno fare sempre a te. Ragazzo ingenuo… dovrebbero insegnarvi queste cose pratiche a filosofia, altro che smarronarvi con Platone e Aristotele.

EMA– . (plateale) Ma vaffa…

Rob – Comunque, hai pensato cosa preparare per pranzo, che oggi abbiamo ospiti Patrizia e un suo amico?

EMA. –  No, ma pensavo a una pastasciutta pomodoro e basilico o magari con il pesto.

Rob  (allarga le  braccia per  lo  sconforto)–   Che  palle, però!  Ma  tu  non  sai  fare  altro  che pastasciutte?

EMA. (con le mani sui fianchi e seccato) Ohi bello! Ho fatto il classico io, mica vengo dalla scuola alberghiera. Comunque, è solo grazie a me se qui non si va avanti a panini, quindi magna e tasi…

Rob–  (Guarda l’orologio) vabbè, dai… faccio un salto al mercato di Rialto e ti faccio vedere cosa vuol dire cucinare, tanto quelli arrivano all’una e mezza e ho tutto il tempo. Hai mica diecimila lire che ti crescono?

EMA –  (gli porge di controvoglia la banconota) Pezzente! Quando tirerai fuori due lire di tasca tua? O a filosofia mi devono insegnare anche a non far vedere agli scrocconi che si ha il portafoglio pieno?

Rob –  (ridacchia dalla soglia di casa)Ti sei già risposto da solo… vedo che fai progressi. Ciao

(la scena si oscura per far vedere che è trascorso del tempo. Emanuele è al tavolo che studia, quando Roberto rientra con un voluminoso sacco della spesa).

EMA. –    Beh? Che hai comperato al mercato, grande mago dei fornelli? Non dirmi che hai svaligiato un banchetto…

Rob–  Taci, trevigiano miscredente e ammira!. (estrae trionfante dalla borsa una gallina ancora con le piume)

EMA – (inorridito) Ma cos’è? Sei diventato matto?

Rob–   Strano, tu che vivi in campagna la dovresti riconoscere. E’ una gallina padovana ruspantissima, ottima per il brodo, ma anche per il forno. Siccome era ancora da spiumare, il tizio del banchetto mi ha fatto un prezzo speciale..

EMA. –  Immagino, ti ha visto in faccia… comunque, non è che non conosco una gallina, ma non sono affatto certo che tu la sappia cucinare. Come intendi farla?

Rob –  Con questa! (tira fuori una bottiglia di vino e la mostra ad Emanuele) Barolo Gaja 1974, mica cazzi!   Che è quasi un peccato usarlo per cucinare… comunque il pollo al barolo è una mia specialità acclamata in tutta Ca’ Foscari.

EMA – E quella da dove salta fuori? E’ una bottiglia di prezzo. A chi l’hai fregata?…

Rob –  Ti fai sempre troppe domande. Alla fine diventi stressante…

EMA. –  Non sai ancora come sarà stressante avere la polizia per casa…

Rob – Non succederà, comunque ora lasciami lavorare che devo preparare il pennuto: guanti di gomma, grembiule e catino, please…

(si apparta dietro la quinta da cui fuoriescono dopo un po’ delle piume e degli improperi)

EMA – (che sta studiando, solleva la testa in direzione di Roberto) Tutto bene laggiù? Chi sta vincendo?

Rob–  Va tutto bene, il problema è che bisognerebbe attendere qualche ora che il rigor mortis dilati i pori del pennuto, così le piume vengono via meglio e poi si sa che la gallina padovana è più coriacea di quella livornese. Comunque tra poco la metto nella teglia con il vino e gli aromi…come estremo oltraggio le metto anche la carota nel culo, così impara a resistere

(la scena si fa buia e quando si riaccendono le luci i due stanno seduti a tavola studiando)

EMA. (alza la testa dal libro annusando in giro) Lo senti anche tu questo odore strano?

Rob. (annusa a sua volta) Tranquillo, è l’aroma tipico del vino di gran corpo. Comunque ora lo spengo perché dovrebbe essere pronto e tra poco sono qui gli ospiti. Anzi, prepariamo la tavola..

(eseguono e quindi suona il campanello: entrano Patrizia e Fabianino, tenendosi per mano. Seguono presentazioni reciproche)

EMA – (rivolto a Patrizia): così tu saresti la ragazza di Roberto?

Pat: (stupita):No veramente io sto con lui (indica Fabianino)… ma chi te l’ha detta questa sciocchezza che stiamo assieme? Te l’ha detta Roberto?

(Roberto sullo sfondo fa cenni disperati ad Emanuele di dirle di no)

EMA  –  Ah!  No…  forse  avevo  capito  male.  Non  è  così?  Beh…scusa,  era  solo  una  mia supposizione stupida…se siete solo amici va bene lo stesso. Mica ci toglie l’appetito. Giusto?

Rob, (presentandosi con  il  piatto  di  portata) “Giusto!  Anzi mettiamoci a  tavola che altrimenti  questa meraviglia si raffredda. Così ci sfamiamo ed Emanuele ha pure la bocca piena e non spara cazzate.

Pat – (rivolta a Roberto)– Oh sì! Finalmente!… Ho una fame! il profumo sembra ottimo. L’hai cucinata tu questa meraviglia o il tuo amico?

Rob – Ovviamente io, che sono un cuoco provetto. Emanuele è fermo allo stadio della pastasciutta al pomodoro.

(Mentre i due ospiti prendono posto a tavola  Roberto tira a sé Emanuele e gli bisbiglia “Coglione stavi  per  combinare un  disastro” Emanuele  gli  risponde  bisbigliando  a  sua  volta  “scusa  mi  ero dimenticato che non dovevo sapere…)

Emanuele taglia il pollo con il trinciapollo, mentre Patrizia porge il suo piatto e Fabianino inizia a fare avidamente scarpetta con il sugo.

EMA. –  (appena tolta la carota e aperta la carcassa si ferma perplesso) ma...hai messo dentro anche il ripieno?.

Rob –  No... perché?

Pat – (Guarda sospettosa, poi strilla di orrore e si alza di scatto) Oh mio dio! Non hai tolto le budella! Che schifooo… (Fabianino sputa il boccone disgustato).

Rob –  (Imbarazzato): Non capisco come mai… l’ho fatto altre volte e non c’erano.

EMA – Forse perché te le toglieva il macellaio e invece qui dovevi toglierle tu? Coglione!

Pat – Comunque sia, andiamo via da questo schifo che mi viene male solo a guardarlo. C’è una pizzeria qui vicino, almeno mangeremo qualcosa di decente. E questa volta paga Roberto…

(escono tutti, mentre Roberto sussurra ad Emanuele se ha per caso dei soldi in portafoglio da imprestargli e si oscura la scena)

(segue...)



 

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