venerdì 10 aprile 2020

L'Enigma di Ponsard - Capitolo 12



Quel fastidioso rumore come di un qualcosa che grattasse contro il legno si faceva strada sempre più insistentemente tra i miei sogni. Così, assieme alla spiacevole sensazione di stare dormendo in un letto vuoto, finì con lo svegliarmi del tutto. Escludendo che si trattasse di un tarlo, perché avrebbe dovuto essere di proporzioni ragguardevoli, dopo aver verificato la misteriosa assenza di Milla dal talamo coniugale e preso atto con disappunto che erano le tre di notte, accesi la luce per individuare la fonte del disturbo. 

Feci scorrere lo sguardo per la stanza fino a che rimasi affascinato da un fatto apparentemente soprannaturale: il gancetto della porta, sia pur tentennando si stava sollevando da solo, come spinto da una forza misteriosa. Osservai quel fenomeno inspiegabile per qualche secondo, finché, dopo aver ondeggiato per qualche istante in perfetta posizione verticale, il gancetto ricadde direttamente nel suo occhiello di chiusura. Contemporaneamente, dall’altra parte della porta risuonò un grido di gioia femminile e a me ben noto. Subito dopo la porta fu tempestata da un bussare energico che non ammetteva indugi. 
<<Sei tu Milla? >> 
<<Certo che sono io! Chi vuoi che sia? Sono chiusa fuori…aprimi!>>. 

In effetti, mi resi conto di aver fatto una domanda inutile. Infatti, mia moglie era l’unica donna nel raggio di cento chilometri capace di bussare alla porta della propria camera da letto alle tre di notte per essersi chiusa fuori. Lasciando a malincuore il tepore delle coperte e infilate al contrario le ciabatte, mi alzai e dopo aver tolto il gancetto di chiusura aprii la porta. Di fronte a me, in vestaglia e capelli arruffati, Milla mi guardava felice. Le feci subito capire che, data l’ora, qualsiasi fosse stato il motivo della sua allegria, non intendevo condividerlo. << Camilla! Perché le inventi tutte per tenermi sveglio? Mi vuoi dire come hai fatto a chiuderti fuori? >>. 
<<Esattamente come ha fatto l’assassino! >>. 
<<Ne hai inventata un’altra delle tue? Se è così, dimmelo. Almeno litighiamo subito e non perdiamo tempo >>. 
<<Nessun litigio, uomo di poca fede. Guarda e ammira >>. 
<<Cosa devo ammirare e perché? >>. 
<<Ti faccio vedere come ha fatto l’assassino a chiudere la porta della stanza di Ponsard dall’esterno. Ho appena provato e funziona >>. 
<<E come avresti fatto? >> 
<<In realtà è molto semplice. Ci riuscirebbe anche un bambino! >> 
<<Francamente non ci credo… >> 
Milla scosse la testa in segno di disappunto per la mia incredulità. <<Allora guarda cosa faccio. Io ho legato questo sottile filamento di rame al nostro gancetto. Adesso chiudi la porta e osserva cosa succede >>. 

Chiusi la porta come ordinato. Dopo un attimo il gancetto, abbandonato penzoloni lungo lo stipite diede di nuovo segni di vita e, come se un abile burattinaio lo stesse manovrando da dietro le quinte, cominciò a risollevarsi fino a rimettersi in verticale e a ricadere perfettamente dentro il suo occhiello sull’anta. Da dietro la porta mi giunse la voce di Milla. 
<<Hai visto adesso? Ci credi?>>. 
Le aprii e venni subito abbracciato e baciato in segno di giubilo, cosa che non mi dispiacque affatto. Poi, però il mio spirito critico ebbe la meglio e avanzai un’obiezione non da poco. <<Brava! Sono senza parole per il tuo ingegno. Hai scoperto un procedimento per chiudere il gancio di sicurezza dall’esterno. Però, è solo un’ipotesi. Come fai ad essere sicura che l’assassino abbia usato proprio il tuo stesso metodo? >> 
<<Perché è tutta la notte che ci rifletto e ora ne ho le prove. Inizialmente pensavo che avesse usato un comune filo da cucito, che era la cosa più ovvia, ma restava sempre il problema che avrebbe dovuto annodarlo ben stretto attorno al gancio per manovrarlo e di conseguenza, anche tirando il filo con forza, non sarebbe più riuscito a sciogliere il nodo una volta all'esterno. Al massimo lo avrebbe spezzato, lasciandoci la prova decisiva del frammento di filo annodato al gancio. Così ho pensato che anche lui doveva essersi posto lo stesso problema e quindi doveva aver utilizzato un materiale diverso che gli consentisse di chiudere la porta con la quasi certezza di non lasciare tracce. Mentre mi concentravo a pensare cosa mai potesse aver utilizzato, ti sei messo a russare e nell’istante in cui ti davo un pizzicotto per farti smettere, ti ho improvvisamente associato ad una cosa che avevo visto l’altro giorno e che pensavo fosse opera tua >>. 

Quella chiamata in causa imprevista mi rese ulteriormente diffidente. <<Di cosa si tratta? >> 
<<Ti ricordi quel mezzo metro di cavo elettrico sventrato che avevo visto tra l’immondizia e che consideravo fosse il frutto di uno dei tuoi lavori di precisione? Bene! Quella, invece, era la risposta al quesito! Lo aveva aperto in quel modo l’assassino per prelevare del filamento di rame abbastanza lungo da consentirgli di effettuare l’operazione... >>. 
<<Va bene! Però non capisco che differenza faccia. Supponiamo pure che Jack lo squartatore, con in mano il suo filo di rame strappato dalle viscere del povero cavo, dopo averlo annodato attorno all’asta del gancetto e manovrandolo dall’esterno come hai fatto tu, sia riuscito nell’impresa. A quel punto, essendo ormai dall’altra parte della porta e non più in grado di rientrare nella stanza, dovrà recuperare il filo di rame e per farlo dovrà necessariamente dare uno strattone deciso. Quindi è probabile che il filo di rame si spezzi all’altezza del nodo esattamente come il filo da cucito e anche in questo caso resterebbe l’occhiello intatto e annodato attorno al gancetto >>. 

L’idillio con Milla s’interruppe bruscamente e mi guardò come se fossi il solito guastafeste <<Sì, questo è vero, ma accade solo se stringi troppo il nodo dell’occhiello o fai un cappio. Se fai un solo giro chiudendolo appena e poi tiri, si sfila completamente. Questa è la differenza! Il vantaggio del filo di metallo rispetto al filo da cucito è che a parità di sottigliezza, è molto più rigido e robusto e ti consente di formare un anello idoneo a svolgere il compito senza doverlo attorcigliare tante volte. Comunque, se vuoi ti faccio vedere >>. 
Fece per uscire nuovamente dalla stanza, ma la trattenni per un braccio. <<No, lascia stare…ti credo sulla parola. Piuttosto, se questo è il metodo che ha utilizzato l’assassino per entrare, resta il problema della pistola. Chi lo ha ucciso doveva essere al corrente che Ponsard ne aveva una e di dove la tenesse. Questo restringe il campo a pochissime persone >>. 
<<Trovare la pistola non deve essere stato difficile per l’assassino. Una stanza d’albergo non offre tutti i nascondigli di una casa. E poi, se uno si sente minacciato non la tiene di certo sopra l’armadio o dentro in valigia, ma vuole averla a portata di mano, magari sul comodino. Certo, però, che per trovarla bisogna sapere che c’è! Così, a questo punto, i nomi sulla carta restano tre: Pauline, Grouchy e probabilmente Mauriot che però se ne è andato via due giorni prima e quindi è fuori dal gioco. Nessun altro sapeva della pistola >>.

Quella certezza di Mila non mi convinceva appieno perché altri avrebbero potuto sapere della pistola.
<<Questo non è vero perché ti ricorderai che durante la scenata che ha fatto a Mauriot in mezzo alla sala da pranzo ha minacciato di sparargli e come l’abbiamo sentito chiaramente io, tuo fratello e Maria, lo hanno sicuramente sentito anche gli altri commensali>>. 
<<Certo! E’ probabile, ma chi lo ha sentito può anche aver pensato che fosse una di quelle cose che si dicono quando si ha il sangue agli occhi. Anch’io posso minacciare di spararti quando mi fai arrabbiare anche se poi non possiedo alcuna pistola. Il solo fatto di minacciare un gesto così estremo mi fa sentire bene quasi come se avessi davvero messo in atto la cosa. In ogni caso io sono convinta che dobbiamo purtroppo cercare l’assassino tra Pauline e Grouchy >>. 
<<Grouchy però non me lo vedo, non farebbe male ad una mosca… >>. 
<<Sì, anch’io tenderei ad escluderlo, però ricordati che è innamorato di Pauline e anche che nutriva dei rancori professionali verso Ponsard. Qualche buon movente lo aveva anche lui, no? >>. 
<<Ma perché uccidere il rivale proprio ora che aveva finito il rapporto con Pauline? Piuttosto, se proprio voleva rodersi il fegato, avrebbe dovuto essere geloso di Mauriot. E poi Grouchy era presente sia durante la festa in giardino, sia alla sagra ed è rientrato in albergo dopo Pauline, probabilmente poco prima degli altri. Quindi non può avere avuto il tempo materiale di commettere l’omicidio >>. 
<<Può averlo compiuto a notte fonda, quando tutti dormivamo >>. 
<<No! Non è possibile perché in quel caso si sarebbe sentito lo sparo e Chiariello sarebbe accorso, visto che a forza di caffè ormai era bello sveglio. Non so cosa dirà l’autopsia di Viccaro, ma è probabile che l’assassinio sia avvenuto attorno alle undici di sera, quando alla sagra c’erano i fuochi d’artificio. Perché così il rumore dello sparo non si è sentito. Naturalmente mi riferisco ai fuochi della sagra, perché anche se è vero che Ponsard era già in camera al momento dei nostri, è anche vero che considerando quanto sono stati mosci avremmo sentito benissimo il rumore dello sparo e poi durante lo spettacolo Pauline e Grouchy erano in giardino assieme agli altri. Non mancava nessuno >>. 
Milla ci pensò su un attimo poi annuì convinta. 
<<Credo che tu abbia ragione. Probabilmente il momento propizio per l’omicidio era proprio quello dei fuochi della sagra. Però questo indirizza i sospetti sull’unica persona che poteva trovarsi in albergo in quel momento e cioè Pauline, visto che era rientrata per conto suo almeno quaranta minuti prima. Gli altri, Grouchy compreso, al momento dei fuochi erano tutti in paese con noi alla festa e dunque hanno un alibi inattaccabile>> 

Mentre la mia compagna mi parlava, rimuginavo su una cosa che non mi persuadeva del tutto. <<Sai, però, che pensandoci bene, non sono più tanto sicuro dell’alibi di Grouchy? >> 
<<Perché? Hai cambiato idea? >> 
<<No, ma sto sforzandomi di ricordare se l’avevo visto durante i fuochi e non mi pare. Anzi, dopo il ballo, a pensarci bene, l’ho perso di vista e tra quel momento e i fuochi è trascorsa circa una mezzora. Siamo proprio sicuri che sia rientrato in albergo dopo e non prima di Pauline? In fondo, Maria è stata precisa sull’ora del rientro della Geminiani, ma non è stata in grado di far altro che supposizioni sull’arrivo di Grouchy. Metti che magari, sia rientrato di soppiatto mentre Maria era in sala da pranzo a rigovernare e che poco dopo al momento di dare le chiavi a Pauline lei non si sia accorta che dalla rastrelliera ne mancava già una >> 
<<Si! Questa è un’ipotesi che sta in piedi, e te ne aggiungo una in più: metti che Pauline e Grouchy in questi giorni abbiano riscoperto il loro antico amore. In effetti, se hai notato, hanno fatto molti balli assieme e lei sembrava rinata tanto che per la prima volta dopo due giorni di gramaglie l’ho rivista ridere di gusto. Immaginiamo allora che abbiano deciso di sbarazzarsi di Ponsard per toglierlo dalla loro vita e riprendere il controllo della società. Così sono ritornati assieme in albergo alla chetichella e hanno fatto quel che sappiamo >>. 
<<Va bene, ammettiamo che si siano rimessi assieme e che siano stati loro, visto che rispetto agli altri hanno un buco di quaranta minuti nel loro alibi. Ma come possono aver fatto ad entrare se la stanza di Ponsard era chiusa a chiave? >>. 
<<Molto semplice: con la chiave di servizio che apre tutte le porte. La serratura della porta si chiude solo accostandola, quindi non serve girare la chiave e quella della camera di Ponsard era posata sul tavolino della stanza. Quando sono tornati i due hanno visto Chiariello addormentato. Quindi: o hanno preso in quel momento il passepartout, prelevandolo dalla rastrelliera delle chiavi, oppure, dopo che Maria aveva consegnato a Pauline le chiavi della stanza, lei ha fatto finta di salire al piano di sopra, poi ha atteso che la ragazza si allontanasse e lui l’ha raggiunta dopo essersene impadronito. A quel punto, entrare di soppiatto nella stanza, trovare la pistola che magari era appoggiata sul comodino, sparare a Ponsard e mettere in scena il suicidio deve essere stato abbastanza facile >>. 

Quella ricostruzione dei fatti era verosimile, ma non mi convinceva del tutto e lo feci notare. 
<<C’è un fatto che tu non consideri ed è la tecnica usata per chiudere la porta. L’assassino non l’ha certo improvvisata sul momento, anche perché ora sappiamo che aveva già pronto il filo di rame per fare il giochino del gancio chiuso dall’interno. Quindi, deve aver fatto sicuramente delle prove durante i tre giorni intercorsi tra la scoperta della relazione, che è indubbiamente l’evento che ha fatto precipitare le cose e l’assassinio di Ponsard. Dunque, ogni aspetto deve essere stato preordinato con cura. Allora mi chiedo: come è possibile che il successo del piano sia dipeso solo dal fatto fortuito e non pianificabile di trovare Chiariello addormentato?>>. 

Milla si fermò qualche istante a riflettere sulla mia obiezione, segno che la trovava fondata <<Quindi l’unica spiegazione possibile è che Pauline e Grouchy, se sono stati loro, abbiano fatto una copia del passepartout prelevandolo in precedenza e che quindi l’avessero già in tasca al momento del rientro in albergo. Ci sono dei periodi nel corso della giornata nei quali il banco della reception è deserto. Possono aver preso la chiave in qualsiasi momento >>. 
<<Questo è più convincente. Che facciamo ora? Lo diciamo a Viccaro? >>. 
<<Mi pare inevitabile. Comunque ora sono le quattro di mattina. Torniamo a letto e domani mattina, appena ci svegliamo gli facciamo la telefonata >>. 
Detto questo, si tolse la vestaglia e s’infilò nel letto, poi, dopo avermi chiesto di starle vicino e di abbracciarla perché aveva freddo, si addormentò all’istante, pacifica come un serafino, mentre io, ridotto al ruolo di scialle, rimasi ancora una volta a scrutare le ombre sul soffitto. 

La mattina seguente Milla, infilato l’accappatoio e le ciabatte, si precipitò da basso per telefonare a Viccaro, ma nello stesso istante in cui il centralino del comando di Vittorio Veneto le rispondeva, avvertimmo il rumore di un’auto che frenava sulla ghiaia del nostro giardino. Un istante dopo, il capitano Viccaro, come fosse stato evocato dai nostri pensieri, fece il suo ingresso in cucina, scuro in volto.

Milla, superata la sorpresa, posò il ricevitore e gli dedicò uno sguardo non propriamente amichevole. <<Caro capitano, dobbiamo questa sua visita mattutina alla telepatia, al desiderio di vedere in che stato è una signora appena alzata o c’è dell’altro? >> 
<<La dovete a una dose di benzodiazepine che avrebbe addormentato anche un elefante! >> 
<<Cosa vuol dire con questo? >> 
<<Voglio dire che Ponsard aveva in corpo una quantità inverosimile di sonnifero e che quindi non può essersi sparato da addormentato >>. 
Dopo essersi sistemata l’accappatoio di spugna, che lasciava intuire un po’ troppo delle sue grazie, la mia compagna si sedette al tavolo e ci fece cenno di fare altrettanto, mentre mia suocera, che nel frattempo aveva indossato il grembiule di ordinanza, cominciava ad agitarsi con le tazzine del servizio buono e il bricco del caffè. 

Il nostro amico, che evidentemente aveva saltato la colazione, si fece riempire senza troppe cerimonie la tazzina fino all’orlo e chiese anche un po’ di latte freddo. Così la mia compagna attese paziente che Viccaro buttasse giù la prima sorsata, poi prese la parola. 
<<Quando avete perquisito la stanza di Ponsard, non avete trovato confezioni di sonnifero? >> 
<<No, non ce n’era traccia, e del resto sembra che non ne facesse uso... >>. 
<<E, in ogni caso, l’assunzione di una dose tanto massiccia come quella che avete trovato, non può essere che intenzionale>>. 
<<Appunto, con una quantità del genere per andare all’altro mondo forse non aveva neppure bisogno di spararsi >>. 

Mia suocera, nel frattempo, dopo aver frugato in uno dei suoi cassetti nascosti aveva portato in tavola un centrino di pizzo e vi aveva posato sopra un vassoio di biscotti misti che attirarono subito la nostra attenzione. Viccaro ne sgranocchiò immediatamente uno poi si rivolse a mia suocera che permaneva sull’attenti. <<Davvero buoni! Li ha fatti lei, signora? >> 
<<Si, certo! La xe tutta roba fatta in casa! Quello lì era uno “zaletto”. Lei li sente un po’ scricchiolare sotto i denti perché sono fatti con la farina della polenta che la xè un po’ grezza>>. 
<<Ah! Ecco! Me lo stavo proprio chiedendo... e questo profumo superbo lo dà l’uva passa, vero? O ci mette un po’ di vaniglia?>> 
Mia suocera arrossì teneramente e ammise le sue colpe. 
<<Sì, lo so che non ci andrebbe. Mi ghe ne metto un pò… ma solo una fregoletta, però...>> 
<<Ci può stare. Certo è che con la marsala ci vanno a nozze! >> 
<<Anche con lo zabaione, sa? Comunque, se i ghe piase questi biscotti, allora me faria piasèr che gustasse anche qualche “pevarino” che sono profumati con il pepe. Sono quelli scuri>>. 
<<Ma guarda che combinazione! Lo sa che anche noi in Sicilia profumiamo alcuni tipi di biscotti con le spezie? E’ proprio vero che il mare ci unisce... >>. 
La signora Lucia, ormai rinfrancata dalla cordialità imprevista di Viccaro sembrava inarrestabile. Così indicò al nostro ospite un ulteriore esemplare di biscotto <<Quelli li, invece i se ciama “brutti ma buoni” e sono fatti con le mandorle >>. 
Viccaro ne assaggiò subito uno e fece nuovamente un gesto di gran compiacimento <<Buono! Davvero buono… ma lei mi perdona se faccio un po’ il campanilista?>> 
Lo sguardo della madre di Milla divenne subito opaco. Infatti, non doveva capacitarsi di cosa c’entrasse un campanile con i suoi biscotti, ma non poteva di certo essere scortese. <<Come che ‘l vol, comandante … faccia pure il campanile!>>. 
<<Beh! Scusate, ma le mandorle della Sicilia sono un’altra cosa! Lei deve sentirne il profumo. Un giorno le porterò in omaggio i biscotti che fa mia madre>>. 

Il dialogo tra i due ormai sconfinava nel surreale. In fondo, fino alla comparsa in tavola dei biscotti si stava pur sempre parlando di un omicidio e ora sembrava di assistere al tè della canasta. Così Milla intervenne per riportare tutti al tema della discussione <<Scusa mamma, ma non credo che il capitano Viccaro sia venuto qua per sentire le ricette dei tuoi biscotti. Non è vero? >> 
L’interpellato confermò sia pure a malincuore e mia suocera ritornò sulle sue posizioni non prima di aver assicurato l’ospite sul fatto che gli avrebbe subito preparato un sacchettino di biscotti misti perché potesse deliziarsene in caserma. 
Riconquistato un briciolo di concentrazione, finalmente la conversazione poté riprendere.<<Quindi, se capisco bene, alla luce di questo fatto del sonnifero lei si è convinto della mia tesi: che il professore sia stato assassinato >> 
<<Ormai mi pare evidente, solo che non riesco a capire la faccenda della porta>>. 

Milla che non aspettava altro per segnare un ennesimo punto a favore nella sua personale partita a scacchi con Viccaro, lo guardò con un lampo di malizia. 
<<Lei oggi è un uomo fortunato, caro capitano. E non solo per aver assaggiato i biscotti di mia madre. Quando è arrivato qua stavo proprio chiamandola per informarla che ho scoperto come l’assassino sia riuscito a chiudere la stanza dall’esterno>>. 
<<Ce l’ha fatta? >> 
Milla annuì soddisfatta e Viccaro mi rivolse lo sguardo in cerca di conferme. <<Ma sua moglie dice sul serio? >> 
<<Sì, capitano. Sembrerà impossibile ma ogni tanto la mia signora ha qualche buona pensata. Venga a vedere>>. 
Dopo l’inevitabile <<Che mona che sei!>> da parte della mia signora, accompagnammo Viccaro davanti alla porta della nostra camera da letto dove regnava il solito caos inestricabile. Di lontano mi giunse la voce affranta di mia suocera che invocava la misericordia divina per il nostro letto ancora da rifare. 
<<Non guardi il disordine e osservi invece questa chiusura con il gancetto di sicurezza che è assolutamente simile a quella che si trova sulla porta della camera di Ponsard. Ora io prendo questo piccolo filo di rame e lo lego all’asta del gancetto che è a riposo lungo lo stipite. Quindi esco dalla porta, la chiudo dall’esterno e stia li con mio marito a guardare che succede >>. 
Detto questo Milla uscì fuori chiudendosi l’uscio alle spalle e nuovamente il gancetto, abilmente manovrato, si risollevò e concluse la sua parabola nell’occhiello. 

Viccaro si lasciò sfuggire un’imprecazione comprensibile anche a un non siciliano, poi mi guardò sbalordito. <<Lei ha sposato una persona incredibile! Questa donna darebbe la polvere a tanti dei miei uomini >>. 
La donna incredibile rientrò raggiante nella stanza per ricevere la sua razione di felicitazioni poi, dopo aver spostato i nostri pigiami e altri indumenti ci fece cenno di sedere sul bordo del letto. <<Allora, secondo voi chi è stato? >>. 
Viccaro e io ci guardammo stupiti per quella chiamata in causa <<Forse è meglio che ce lo dica lei, visto che non ho dubbi che abbia già pronta una risposta >>. 
Così, come ampiamente previsto, Milla non si fece pregare e snocciolò tutte le nostre teorie sulla modalità dell’assassinio. 
<< Credo che l’assassino vada cercato solo tra Grouchy e la signora Geminiani. Per completare il quadro mi mancava come avessero fatto ad entrare senza svegliare Ponsard. Ora lo so! E’ stato addormentato con il latte. Il bicchiere lo ha portato su mia cognata Nadia, sicuramente ignara del fatto che fosse pieno di sonnifero. Ma qualcuno doveva avere manomesso in precedenza la confezione nella cella frigorifera del bar iniettando la sostanza, probabilmente con una siringa>>. 

Mi venne in mente una cosa <<Ti ricordi quando siamo tornati in albergo che avevi notato alcuni bicchieri sporchi nell’acquaio? Forse Chiariello aveva preso anche lui del latte dallo stesso cartoccio. Ecco perché lo abbiamo trovato addormentato!>> 
Viccaro drizzò subito le orecchie. <<Come sarebbe che si era addormentato? >> 
Milla mi rifilò un meritatissimo calcio negli stinchi e io mi morsi la lingua. Poi cercò di salvare il salvabile. <<Beh! Poveretto, in questo caso che colpa ne ha? E’ stato narcotizzato a sua insaputa >>. 
<<Spero per lui che abbia davvero bevuto il latte e che si sia addormentato per quello, altrimenti è la volta che lo mando a Peschiera! Comunque lo chiariremo … ma prima vediamo di capire chi è stato tra questi signori a compiere questo bel lavoretto. Secondo lei, gli unici due tra gli ospiti dell’albergo che potrebbero aver avuto la possibilità materiale di compiere l’assassinio ed anche i moventi sarebbero questo Grouchy e la signora Geminiani, giusto? >> 
<<Purtroppo sì, perché Mauriot che poteva avere dei buoni motivi per fargli la festa è già in Francia da giorni, così almeno credo e gli altri erano tutti con noi alla sagra e sono giunti a cose fatte, se collochiamo l’ora del decesso tra le undici e mezzanotte, quando c’erano i fuochi d’artificio. Noi abbiamo fatto rientro in gruppo attorno a mezzanotte e mezza mentre loro due sono tornati in albergo assieme o separatamente almeno una quarantina di minuti prima, quindi in tempo per effettuare il delitto>>. 
<<Secondo lei quei due potevano essere d’accordo per uccidere Ponsard? >> 
<<E’un’ipotesi che potrebbe avere un fondamento se consideriamo il loro vecchio rapporto sentimentale e alcuni rancori ben precisi ma nulla esclude che l’omicidio sia opera di uno solo dei due all’insaputa dell’altro.>> 
<<Molto bene! Adesso sentiremo dalla viva voce di questi signori come sono andate le cose >>. 
Viccaro si alzò di scatto e, dopo averci ringraziato, fece cenno ad uno dei suoi militari che lo aveva raggiunto e gli ordinò di andare in albergo a prelevare i due sospettati e di portarli in caserma a Vittorio Veneto, avvisando nel contempo il giudice per iniziare gli interrogatori. Inoltre diede l’ordine di perquisire a fondo le stanze dei due e anche gli immediati dintorni dell’albergo. 















































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