La skyppata di mio figlio (dal verbo skyppare, ovvero: chiamare con skype e da non confondere con skip ovvero: saltare qualcosa ritenuta assolutamente inutile come le mie raccomandazioni) arriva inattesa poco prima di cena mentre sto ascoltando su You Tube un fragoroso pezzo degli Iron Maiden per la gioia del vicinato. Accetto la chiamata e dall’altra parte mi giunge una voce eccitata dalla felicità: “Papà! Ho appena guardato sul mio conto corrente: mi hanno versato il primo stipendio, anzi lo “stupendio”… sono 700 “beuri” tutti per me… che figata! Non ho mai avuto tanti soldi in vita mia…”
Naturalmente, colto di sorpresa non mi ricordo di commutare l’audio sulle cuffie e così la frase di mio figlio si spande “a palla” per tutta la casa attraverso le sei casse acustiche e pure con il riverbero e i bassi sparati dal subwoofer in modalità loudness. Pertanto non faccio a tempo a felicitarmi con l’erede per il primo stipendio della sua vita che mi giunge dalla cucina al pianterreno la voce severa dell’elfa che ha sentito tutto. “Digli bravo anche da parte mia, ma ricorda al giovanotto che domani gli prelevo 450 euro per il bonifico dell’affitto alla sua padrona di casa, quindi che non faccia troppi sogni di gloria che con i 250 che gli restano deve mantenersi fino al 31 marzo…”
Giacché l’erede è un mezzo elfo anche lui, ha orecchie buone a sua volta e sente attraverso il microfono a 300 chilometri di distanza, mi giunge immediatamente la sua voce ansiosa.“Che ha detto la momma? (crasi da mamma e mom ). E’ contenta vero?”
Riferisco diligentemente la faccenda dei 250 euro da farsi bastare per tutto il mese, dunque, casomai fosse stato nei suoi progetti, niente shopping a Milano.
Attimo di pausa, poi mi giunge una voce delusa: “Papà, ma tua moglie è proprio Joykilla… mi ha demoralizzato con un colpo solo”.
Joykilla è una parola in slang che significa più o meno: sterminatrice di gioia altrui e quando mio figlio l’applica a sua madre si riferisce, non a caso, al nome di una potentissima arciera elfa livello 85 e con l’arco epico che nel gioco on line di World of Warcraft si dilettava a killare gli spensierati giocatori di livello basso, solo per il piacere sadico di far loro capire che aria tirasse nel gioco. Quando poi, in aggiunta, mio figlio definisce sua madre come “Tua moglie” vuol dire che è veramente amareggiato. Infatti, provo a consolarlo.
“Vabbè, dai… lo sai com’è la mamma… se non riporta bruscamente a terra almeno una volta al giorno noi che, secondo lei, facciamo sempre voli pindarici non autorizzati, pensa di non aver fatto il suo dovere di moglie e di madre. Comunque, ti farà piacere sapere che in questi giorni l'elfa ti ha messo le tende nuove e ha fatto stuccare e ridipingere le imposte di camera tua, così finalmente non avrai più da fare ironie sul tuo museo all’aperto del magnifico mondo della vernice scrostata e del legno marcito”.
Altro attimo di pausa.
“Davvero? Bravissima… ringraziala. Però adesso mi devi spiegare perché la puffetta (è sempre sua madre, ma quando lui prova amore filiale per lei) dopo anni che glielo chiedevo mi ha finalmente cambiato i mobili proprio quando sono andato in Lituania per l’Erasmus e ora che sono a Casorate mi cambia le imposte delle finestre sapendo benissimo che appena torno me ne vado per due anni a fare la specialistica a Vienna. Perché mi fa bella la stanza proprio ora che ci dormirò sempre di meno?”
“Già.... bella domanda. Dovrei scomodare qualche psicologo sul significato simbolico della cosa. Comunque, visto che torni giù per Pasqua almeno per tre giorni ti godrai la tua stanza rinnovata…”
Voce imbarazzata dall’altra parte.
“Ah… no! Scusa papà, ma non te l’ho detto. Katerina ed io abbiamo deciso che a Pasqua lei ritorna qui a Casorate, così la porto a visitare Vigevano, Pavia, la Certosa…”
“Ehi! Come sarebbe che non vieni più giù a Pasqua? Io e la mamma ci contavamo di vederti e poi i nonni ci rimarranno malissimo… “
“Beh… lo sai com’è… Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi, giusto?”
“Sì, ma tu il Natale lo hai già fatto a Brno con Katerina, quindi il detto non vale…”
“Scusa papà, ma quando avevi vent’anni e stavi con Donatella, quanti natali hai trascorso in famiglia?” (gli elfi giovani hanno sempre il contropiede velenoso)
“Oddio… così su due piedi non ricordo… ma qualcuno di certo”
Risatina di quello che sa di aver colpito duro. “Sei proprio sicuro, sicuro?”
“Non lo so… ma comunque fosse erano altri tempi e la cosa non ti riguarda. Ad ogni modo, non è che potresti chiedere a Katerina di spostar….?”
“Sorry papà… la cosa non è negoziabile.”
Il guaio dei figli è che crescono troppo alla svelta |
Ecco… quel “Sorry papà” così perentorio, da adulto ad adulto, mi ha confermato una volta di più che quello che mi piace immaginare ancora come il nostro adorabile ragazzino è in realtà da tempo un uomo fatto e finito, con una sua vita autonoma, affettiva e ora anche economica e che il mio compito primario, che lo voglia o no, è terminato da un pezzo, anche se questi anni sono volati maledettamente alla svelta.
Insomma, fermo restando l’affetto reciproco e smisurato che ci unisce, a quanto pare mi dovrò cercare alla svelta un altro ruolo in commedia perché il giovanotto ormai questo richiede. Magari potrebbe essere quello del “Padre nobile” e autorevole che consiglia, incoraggia, suggerisce soluzioni... (temo puntualmente inascoltate). Ci devo pensare. E' una parte che non conosco ancora bene, ma mi ci dovrò abituare perché nella vita di un genitore... panta rei
Ma guarda che combinazione, ho giusto ieri concluso il mio chilometrico post scrivendo qualcosa di molto simile in merito alla figliolanza che cresce...stesse sensazioni, stessa nostalgia, stesso rammarico che il tempo sia passato così in fretta. Pensa che per la prima volta mi sono consolata pensando che magari un giorno (non troppo presto eh!) diventerò nonna! ^^
RispondiElimina@ellevibi. Ho letto subito il tuo post e vedo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Hai proprio ragione su come il tempo passi velocissimo, soprattutto quando vivi intensamente il tuo mondo di affetti. Sulla faccenda del diventare nonno, invece... beh, non ho ancora preso l'ipotesi in considerazione. Mi affido alle scelte dei diretti interessati e poi vedremo. Ciao
RispondiEliminaIl Tecnico questo fine settimana mi ha chiesto: Ma la Pasqua è proprio una tradizione a cui tieni molto??!
RispondiEliminaCaro Tecnico quando diventerai genitore...ci crederai anche tu alla tradizioni!
L'ha presa per un si!;-)
@Migola: Infatti... è quel che dico anche io al mio elfo giovane quando fa dell'ironia sulle tradizioni che cerco di fargli rispettare e che lui attribuisce alla cultura del secolo scorso. Aspetta di avere una tua famiglia e poi ne riparleremo.
RispondiEliminaCiao :)
Anch'io penso che devi aspettare e cominciare a prepararti al ruolo di nonno...Ti sconvolge la cosa?
RispondiEliminaredcats
Splendida la foto! redcats
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