Qualche giorno fa, nella sala d'attesa del dentista, ho letto tra il divertito e il preoccupato, la notizia della cinquantenne pediatra padovana che aveva vinto ai Campionati Italiani di Salsomaggiore due titoli di campionessa italiana di bridge (complimenti!), ma era poi stata squalificata dal Tribunale dello Sport per doping in quanto avendo la pressione un pochino alta, come accade a molti dopo gli "anta", aveva preso un diuretico non consentito non sospettando che lo fosse e che occorresse segnalarlo. Soprattutto, questa povera signora non sospettava che il bridge venisse considerato come il calcio, il basket, il ciclismo, il tennis o altri sport "muscolari", dove agli atleti viene fatta fare la pipì dopo la gara per vedere se hanno assunto sostanze dopanti. Probabilmente, visto che al ridicolo non c'è mai fine, qualche mente insana annidata in chissà quale ufficio del CONI o di federazione sportiva internazionale ha ritenuto che reggere in mano un mazzo di tredici carte per un paio d'ore comportasse uno sforzo fisico non comune e tale da richiedere anche potenziamenti farmacologici che non fossero un paio di caffè ristretti per rimanere svegli e concentrati. Mi sono detto anche preoccupato in maniera retrospettiva perché mia madre, che a sua volta era molto brava a bridge, faceva anche tornei internazionali (e un paio li aveva pure vinti in coppia con una sua amica). Lei, prima di sedersi al tavolo verde di un torneo, prendeva come rito scaramantico un bel bicchiere di Glenfiddich con ghiaccio e, comunque, un diuretico ogni tanto lo buttava giù a sua volta. Dunque, a parte che immagino perfettamente la sua reazione se le avessero chiesto di fare pipì in una provetta dopo la gara, ho rischiato anch'io l'onta di avere una madre squalificata per doping come un ciclista? E poi... passi per le gare di bocce o di tamburello ma l'antidoping vale anche per i tornei di scacchi? Lo chiedo perché è vero che il trasportare malinconicamente e senza speranza del legname da un lato all'altro della scacchiera, come fanno molti giocatori, richiede comunque uno sforzo fisico, ma soprattutto perché con tutti i vecchietti in gara che soffrono di prostata la raccolta delle urine nelle provette potrebbe durare giorni.
Parlando del bridge a cui si dedicava mia madre, mi è tornato in mente un guaio che le avevo combinato involontariamente e che lei mi ha rinfacciato per anni. Durante la campagna referendaria per il divorzio nel 1974, il nostro corteo che defluiva da Campo Santo Stefano fu fatto passare per un’incredibile leggerezza della Questura proprio sotto il palco in Campo San Luca dove stava ancora tenendo il suo comizio avverso un senatore missino. Subito occupammo il campo e partirono slogan, pugni chiusi e fischi. Così partì anche il temutissimo reparto anti sommossa della Celere di Padova, nascosto come al solito nel campiello che portava al Cinema Rossini, che pestò con cura tutti quelli che trovava. A mia volta, dopo aver preso e restituito un mucchio di calci e spintoni, mi beccai nella ressa un pugno sul naso (temo sfuggito nella concitazione del momento ad un compagno) e poco dopo mi ritrovai nel campiello sotto casa mia, grondante sangue come un capretto sgozzato. Dopo un doloroso e maldestro tentativo di lavaggio alla fontanella del campo entrai di soppiatto in casa pregando Iddio che mia madre non ci fosse, ma essendo di sinistra e pure mangiapreti, le mie preghiere non furono ascoltate. Infatti, il mio ingresso fu accolto da altissime grida di raccapriccio. Nel salotto era, infatti, in corso una dura partita di bridge tra mia madre e un nugolo di contesse veneziane che quasi svennero al comparire di quell’energumeno in eskimo e con il viso tutto insanguinato. La partita fu così sospesa sine die per prestare soccorso all’infortunato che, più tardi, quando l’ultima contessa uscì da casa nostra, fu anche violentemente cazziato un po’ per lo spavento arrecato e un po’ perché la mamma quella volta stava giocando a soldi e vincendo con le pollastre di un centinaio di punti, che tradotto in soldi significava la spesa per l’intera settimana, visto che la pensione di reversibilità di un Capitano di Vascello caduto in missione, allora bastava a stento per arrivare a fine mese.
Comunque, la passione per il bridge di mia madre era così intensa che la spingeva, quando rientrava ben dopo mezzanotte dal Circolo Marina o da quello del bridge, a bussare alla mia porta ripetendo più volte la classica domanda inutile del "Carluccio, dormi?" perché è chiaro che se Carluccio si sente chiamare dalla mamma in pieno sonno, si sveglia comunque ed equivaleva alla classica "Esci?" di quando mi vedeva sulla porta con il cappotto addosso (e mi guardava storto quando le rispondevo. "No, è un' esercitazione") . Una volta ricevuto il mio grugnito e il "mamma, sei tu? ma che ore sono? c'è la colazione?" biascicato con la voce impastata di sonno, lei entrava spavalda, buttava il cappotto sulla sedia, si sedeva sul mio letto e diceva ancora indignata: "Non hai idea di cosa mi ha combinato l'Annamaria questa sera. Te la devo proprio raccontare... insomma... io dichiaro quattro cuori e lei mi guarda con l'occhio vitreo e mi chiede stupita "perché?" poi fa una licita a fiori che non c'entrava niente, che gli altri due giocatori si sono messi a ridere, capisci che figura? E poi si è anche offesa quando al bar del Circolo le ho detto che era meglio che giocasse a rubamazzo, che già scala quaranta per lei era troppo complessa." . Il fatto che io non capissi nulla di bridge e che delle castronerie al tavolo da gioco di questa Annamaria e altre sue amiche non m'importasse una cippa, non la turbava minimamente, dunque alla fine accettavo rassegnato il mio ruolo di sfogatoio delle sue indignazioni e pur sapendo che se le avessi detto "Vabbè, però visto che Annamaria è una tua allieva, potevi insegnarle meglio.. " lei sarebbe uscita immediatamente da camera mia lamentandosi di avere un figlio inguaribilmente cretino, per amore filiale non lo facevo. Alla fine, essendo di mio un bastian contrario, malgrado sapessi che il suo grande desiderio sarebbe stato quello di poter fare coppia a bridge assieme a me, per reazione ho preferito imparare a giocare a scacchi.
Però ora non avete idea di come mi piacerebbe essere svegliato ancora nel cuore della notte per sentirmi raccontare che cosa le aveva combinato l'Annamaria. Perchè sono certo che lei starà giocando qualche partita anche lassù e chissà cosa le avrà combinato quel rintronato di San Pietro.
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