Ai miei tempi la befana era quella signora misteriosa che veniva di notte, con le scarpe tutte rotte e il cappello alla romana che nessuno ha mai capito come fosse, però serviva egregiamente a fare la rima con quel: “viva, viva la befana!” che concludeva la filastrocca e che veniva cantato con enfasi propiziatoria. Perché mentre Babbo Natale era tutto sommato un vecchio bonaccione panciuto e di manica larga che i regali li portava comunque, svolazzando allegro per i tetti con le renne e il suono dei campanellini, la befana no.
Lei era una severa giudice dei tuoi comportamenti durante l’anno e per questo era molto temuta da me che non ero sempre irreprensibile e anche perché le poche illustrazioni che la ritraevano me la raffiguravano come una megera segaligna e bitorzoluta, che si stagliava in cielo contro la luna volando a cavallo della scopa con la sua gerla. Poi era una strega pure dispettosa, che entrava in casa a notte fonda come un soffio di vento misterioso e poteva portarti anche il carbone o lasciarti la calza vuota e guai se per caso eri ancora alzato ad aspettarla per vederla, perché in tal caso i grandi ti raccontavano che poteva succedere qualsiasi cosa, purché spaventosa.
Così andavo a letto prestissimo, dopo aver scelto con cura assieme alla mamma la calza vecchia da appendere con uno spago in cucina e quando mia madre spegneva la luce in corridoio una volta tanto non protestavo, anche se l’eccitazione dell’attesa mi teneva sveglio con gli occhi sbarrati nel buio e le orecchie tese a percepire qualsiasi rumore insolito. Quando tutta la casa piombava nel silenzio notturno, dopo qualche tempo poteva capitare di sentire il rumore di una sedia spostata o il cigolio di una porta che si apriva o di una finestra che sbatteva e spaventatissimo m’infilavo ancora di più nel letto cercando di farmi piccino e di tirare le coperte fin sopra al collo.
Oggi la befana è diventata un'altra cosa e ormai io la vedo così |
Alle prime luci della mattina, mentre ancora i miei erano addormentati, andavo in punta di piedi in cucina con il cuore in gola a controllare cosa fosse successo durante la notte e vedevo con meraviglia che la befana era venuta e doveva pure aver mangiato, perché si era apparecchiata la tavola e sulla tovaglia c’era un piatto con delle bucce d’arancia o degli avanzi di formaggio, un panino sbocconcellato e un bicchiere mezzo pieno di vino e qualche volta la smemorata vecchietta si era perfino dimenticata la candela accesa sul tavolo. Però, in cambio della cenetta a sbafo, c’era la calza appesa con il carbone finto di zucchero messo in cima perché prendessi paura (burlona la vecchia megera) il pezzetto di torrone, i fruttini, le caramelle Rossana, che però non mi piacevano, le caramelle Life Savers alla frutta che adoravo, le rotelline di liquirizia e le finte sigarette di cioccolata, che poi avrei fatto finta di fumarle per scandalizzare la nonna che ci cascava sempre (almeno credevo) e m’inseguiva per la cucina cercando di colpirmi con il canovaccio dei piatti. Una volta trovai nella calza solo del carbone vero e ci rimasi male sino alle lacrime, ma per fortuna la befana aveva nascosto quella con le caramelle dietro alla porta e mia mamma l'aveva scoperta dopo qualche minuto.
Racconto tutto questo perché ieri da Auchan (e in tutte le pasticcerie della città) erano in vendita centinaia di calze della befana industriali e preconfezionate, straboccanti di cioccolate Kinder, Lindt, caramelle Haribo frizzanti e gommose e qualsiasi dolciume immaginiate, dal costo di pochi euro sino a cifre importanti e poi c’erano in vendita le calze vuote, ricamate e coloratissime con decine di bambini petulanti che facevano a gara a indicare alle mamme i dolciumi da comperare per riempirgliele.
Dunque, anche la nostra cara, vecchia e bisbetica befana di una volta, con le scarpe tutte rotte e il cappello alla romana, ha fatto la fine del povero San Martin, messo in soffitta da Halloween e dal consumismo dove tutto è facile e a portata di mano, basta pagare ed è diventata solo un rito insulso e privo di significato in cui i bambini si scelgono da soli le caramelle per il giorno dopo, senza più alcuna aria di mistero e come se fosse un regalo dovuto. Fate pure, se questo è il nuovo che avanza, però non sapete quel che avete perso… e comunque il carbone ve lo siete meritato.
Dunque, anche la nostra cara, vecchia e bisbetica befana di una volta, con le scarpe tutte rotte e il cappello alla romana, ha fatto la fine del povero San Martin, messo in soffitta da Halloween e dal consumismo dove tutto è facile e a portata di mano, basta pagare ed è diventata solo un rito insulso e privo di significato in cui i bambini si scelgono da soli le caramelle per il giorno dopo, senza più alcuna aria di mistero e come se fosse un regalo dovuto. Fate pure, se questo è il nuovo che avanza, però non sapete quel che avete perso… e comunque il carbone ve lo siete meritato.
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